In tre emendamenti della Finocchiaro il compromesso tra maggioranza e minoranza Pd sul Senato

calderoli-finocchiaro-640di Luca Della Monica/

La maggioranza ha raggiunto nella notte un accordo (che sarebbe meglio definire un onorevole compromesso se verrà rispettato) sulla riforma del Senato e ha depositato tre emendamenti al ddl Boschi firmati da Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. “I senatori – si legge nel testo dell’emendamento all’articolo 2 del ddl  – saranno decisi in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge”. L’emendamento, in cui non si fa riferimento ad alcun “listino”, dispone che i futuri senatori saranno eletti dai consigli regionali che dovranno tenere conto delle “scelte” fatte dagli elettori al momento del voto.

La minoranza Pd se ne dichiara soddisfatta. Oltre alla questione della elettività dei senatori (in verità molto pasticciata) si affronta anche il tema delle funzioni del Senato e dei giudici costituzionali. I capigruppo di maggioranza Luigi Zanda, Renato Schifani e Karl Zeller hanno aggiunto le loro firme ai 3 emendamenti depositati da Anna Finocchiaro. Per Gianni Cuperlo, della minoranza Pd,  “una buona riforma della Costituzione è il traguardo di tutti. Il testo degli emendamenti all’articolo 2 proposti stamane a Palazzo Madama è una soluzione che garantisce il diritto dei cittadini a scegliere i senatori senza annullare i pilastri dell’impianto. Adesso facciamo un passo in più”, invitando a prevedere il coinvolgimento di sindaci metropolitani e governatori, e a modificare le norme sui procedimenti legislativi e sul presidente della Repubblica per “allargare” la maggioranza pro-riforma.

La minoranza del Pd apprezza gli emendamenti presentati alla riforma costituzionale da Anna Finocchiaro al Senato, mediazione annunciata Da Renzi. “Gli emendamenti presentati sulla eleggibilità dei senatori, sulle funzioni e competenze del Senato, frutto di un confronto e di un lavoro comune nel Pd, sono positivi”, dice Vannino Chiti. Gli emendamenti “esprimono una ritrovata unità nel partito e consentono un impegno unitario sui temi delle riforme e dell’azione di governo”, precisa.

“Gli elettori scelgono i senatori, questo è il principio costituzionale, i dettagli si vedranno come giusto nella legge elettorale”, dice Pierluigi Bersani all’Ansa. “E’ un bel successo del Pd e spero che in questo clima nuovo tutti assieme e senza più strappi si possa lavorare ancora per perfezionare la riforma”, sostiene l’ex segretario del Pd. E precisa: “Questo è il metodo Mattarella, troviamo la nostra ‘quadra’ nel Pd e non c’è bisogno di Verdini” per approvare le riforme costituzionali al Senato.

“Abbiamo agito seguendo le richieste del presidente Pietro Grasso – afferma il sottosegretario alle Riforme, Luciano Pizzetti – che ha sempre auspicato un’intesa per procedere al meglio. L’intesa nel Pd e in tutta la maggioranza c’è. Ora ci sono tutte le premesse per procedere”.

Oltre al modo di eleggere i senatori, l’accordo riguarda anche le funzioni e le mansioni del Senato, che riguardano il raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica oltre a quello della rappresentazione delle istituzioni territoriali. L’emendamento Finocchiaro introduce inoltre la possibilità di verificare l’impatto delle politiche dell’Unione europea sui territori. Inoltre il nuovo Senato “concorre ad esprimere pareri sulle nomine di competenza del governo nei casi previsti dalla legge e a verificare l’attuazione delle leggi dello Stato”.

Restano comunque gli 82 milioni di emendamenti presentati dal leghista Calderoli. “Sono 82.730.460 – precisa il vicepresidente del Senato -.  Non ho sentito nessuno della maggioranza, avevo segnalato che li avrei presentati”. Si tratta di 200 emendamenti cartacei e il resto su dvd. Lo stesso Calderoli, però, non esclude la possibilità di un totale o parziale ritiro di questa valanga di  emendamenti. “Possono andare e venire. Mi aspetto risposte e di vedere gli emendamenti della maggioranza”. Il vicepresidente del Senato aspetta, in particolare, una proposta di maggioranza anche sulle funzioni delle Regioni. “Quando saranno visibili, dirò se sono soddisfatto o meno e se c’è una totale o parziale possibilità di ritiro. I punti sono a loro noti – conclude – se ci sono risposte bene, le prese in giro non le accetto”.

A Calderoli risponde il sottosegretario alle Riforme, Luciano Pizzetti: “Non agiamo sotto ricatto, quello che non ha capito Calderoli è che la politica è fatta di sintesi e di intese”. L’esponente del governo aggiunge che “è Calderoli che non si è fatto sentire, io sono ancora in attesa di una sua telefonata per una sua proposta. Aveva detto che aspettava di sentire Roberto Maroni e noi ancora aspettiamo lui. E’ il regno dell’assurdo presentare milioni di emendamenti. A questo punto costa più Calderoli che tenere aperto il Senato. Aboliamo Calderoli”.

Quanto alle decisioni di Grasso sull’ammissibilità delle modifiche (dopo la doppia lettura conforme dell’articolo 2 del ddl sia alla Camera sia al Senato), Pizzetti sostiene: “Il presidente ha sempre chiesto un’intesa politica che ora c’è, è larga, comprende tutto il Pd e tutta la maggioranza, vedremo quali saranno le sue valutazioni comunque ci sono tutte le premesse perché nel rispetto della doppia lettura conforme si intervenga sul testo licenziato dalla Camera”.

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