In Basilicata il centrodestra strappa la Regione al centrosinistra dopo 24 anni. Il M5s diventa primo partito

Vito Bardi durante la conferenza stampa (foto Ansa di Tony Vece) 

di ENNIO SIMEONE – Questi i risultati definitivi delle elezioni regionali svoltesi domenica in Basilicata: Vito Bardi (candidato del centrodestra – nella foto), che era accompagnato da 5 liste, è il nuovo presidente con 124.716 voti, pari al 42,2%;  al secondo posto Carlo Trerotola (candidato per il centrosinistra), accompagnato da 7 liste, ha ottenuto  97.866 voti, pari al 33,11%; al terzo posto Antonio Mattia (che capeggiava un’unica lista del M5S) con 60.070 voti pari al 20,32; ultimo Valerio Tramutoli (lista Basilicata possibile sostenuta da uno schieramento di sinistra) con 12.912 voti pari al 4,37%).

Il primo partito è il M5S con il 20,27%, seguito da Lega (19,15%) e Forza Italia (9,15%).

Che cosa dicono effettivamente questi dati, al di là dei titoli di giornali che campeggiavano oggi sui principali quotidiano italiani? Ecco in sintesi.

  1. Il Pd (che ha quasi nascosto la sua presenza tra le 7 liste dello schieramento di centrosinistra – tra cui quella personale del presidente uscente Pittella alle prese con vicende giudiziarie -usando un simbolo strano) è il grande sconfitto perché per la prima volta dopo 24 anni perde il governo di questa regione.
  2. Il centrodestra conquista la presidenza della Regione con un candidato, il generale in pensione della Guardia di Finanza Vito Bardi (proposto da Berlusconi),  che non ha neanche votato perché residente in Campania, grazie all’exploit della Lega, che ha ottenuto il doppio dei voti di Forza Italia.
  3. Il M5s diventa primo partito della Basilicata, sia pur solo di un punto in percentuale sopra la Lega, guadagnando 7 punti rispetto alle precedenti regionali, quando aveva ottenuto il 13%. I titoli dei giornali lo danno per sconfitto ricorrendo a un paragone – improponibile, ma puntualmente fatto anche dopo le elezioni svoltesi in Abruzzo e in Sardegna – con il risultato ottenuto alle politiche di un anno fa (quando conquistò il 44%). Si sa bene che nelle elezioni amministrative il M5s ottiene tutt’altro risultato rispetto alle politiche, sia perché scende in campo senza il sostegno di liste fiancheggiatrici infarcite di un numero enorme di candidati che raccattano voti personali grazie alle conoscenze sul territorio, sia perché quello dato al M5s è un voto di opinione, che sul piano locale passa in secondo piano.
  4. Si obietterà: e allora come si spiega la conquista di sindaci in importanti città come Roma, Torino,  Livorno o Avellino? Si spiega con la legge elettorale. In tutti i casi i sindaci pentastellati sono stati eletti nei ballottaggi: nel faccia a faccia tra il candidato pentastellato e quello appartenente ai partiti tradizionali l’elettorato preferisce affidarsi quello che può dare un segnale di novità o di discontinuità rispetto al passato.
  5. Ma quanto durerà questa distinzione? Dipende dalla capacità del M5s di darsi una struttura “di governo”. E su questo piano è in grave ritardo.

 

 

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