Il ritorno da Israele in Italia del piccolo Eitan: «Sono contento di essere tornato a casa»

Atterrato allo scalo di Orio al Serio il volo Ryanair che ha riportato Eitan in Italia  (foto Ansa/Maviglia/Alanews) 

Sono contento di essere tornato a casa”: sono queste le prime parole che il piccolo Eitan ha rivolto all’agente che lo ha accompagnato nel paesino di Travacò Siccomario, in provincia di Pavia, dopo il suo rientro da Israele (dove il nonno materno , Shmuel Peleg, lo aveva portato clandestinamente oltre due mesi fa, dopo la tragedia della funivia del Mottarone, nella quale persero la vita i genitori, un fatellino e i due nonni paterni di Eitan). Felicità e commozione tra i familiari per quella che sembra la fine del calvario per il bambino di 6 anni che, dopo aver perso i genitori e il fratellino nella tragedia del Mottarone, si è ritrovato in mezzo a un’aspra controversia tra le due famiglie da parte di padre e madre e a vivere in un Paese che aveva lasciato quando aveva poco più di un anno.

La zia di Eitan, Aya, con il marito  Nirko (foto Ansa di Abir Sultan)

Ora, hanno detto i legali (foto a destra) della zia paterna Aya Biran, alla quale Eitan è stato riaffidato, “si spengano i riflettori sulla sua vita privata” e “si apra una nuova fase” che gli consenta “un percorso di crescita più sereno, ancora più necessario se si considera la terribile tragedia che l’ha coinvolto”.

Eitan è tornato in Italia, dopo la decisione della magistratura israeliana, con un volo Tel Aviv-Bergamo, dove è atterrato alle 22 in punto e riprenderà la vita nell’ambiente dove ha trascorso i primi 6 anni di vita. Con lui c’erano la zia Aya, nominata fin da subito dopo l’incidente sua tutrice, suo marito Or Nirko e le due cuginette con cui è praticamente cresciuto e che, all’indomani del suo sequestro, lo hanno pure loro raggiunto nello Stato del Medio Oriente. Ad attenderlo nella villetta di Travacò Siccomario, di fianco a quella dove viveva con mamma e papà, c’erano i nonni paterni, La zia come ha spiegato un portavoce della famiglia Biran aggiungendo: “Dopo 84 giorni da quando è stato allontanato illegalmente dalla sua casa, Eitan tornerà ora alla routine, a tutti gli ambienti medici, terapeutici ed educativi, ai suoi amici del quartiere e alla scuola, alla comunità in cui è cresciuto, e al suo adorato gatto Oliver”.

Ieri per lui è stato il giorno dei saluti e dei preparativi per il ritorno in Italia. In uno spazio ‘neutro’ e alla presenza di un assistente sociale, ha visto prima il nonno Shmuel e poi, separatamente, la sua ex moglie, la nonna Esther Cohen: con loro continuerà a sentirsi per telefono mentre con gli zii da parte di mamma la promessa è di incontrarsi presto in Italia. Poi il tampone per lui e i suoi parenti .

Gli avvocati della zia di Etan: Grazia Cesaro e Cristina Pagni (Ansa

Con il suo ritorno, sebbene la partita tra le due famiglie sia ancora aperta davanti al Tribunale dei Minorenni, per il bimbo dovrebbe quindi cominciare una vita normale, circondato dall’affetto degli amici e dei parenti stretti. L’obiettivo di tutti è aiutarlo a dimenticare il trauma che ha vissuto quel pomeriggio del 23 maggio scorso, quando una gita in montagna si è trasformata in una tragedia., alla quale è poi seguito il dramma della contesa ingaggiata dal nonno materno con la zia affidataria, con il coinvolgimento  in ricorsi e controricorsi delle due parti fino a quando la Corte Suprema di Tel Aviv ha messo un punto fermo e il giudice Alex Stein, confermando le due decisioni delle scorse settimane di primo e secondo grado, ha stabilito che “il luogo normale di vita del bambino sia in Italia, dove ha trascorso quasi tutta la sua esistenza” e che quello che gli è accaduto a settembre è stato un rapimento verso cui la Convenzione internazionale dell’Aja prevede “tolleranza zero” e impone “la restituzione immediata” ai tutori. Quindi, ha riconosciuto, accogliendo l’istanza della zia Aya, la sottrazione illegittima di Eitan da parte del nonno materno. Il quale è destinatario di un mandato d’arresto internazionale con le accuse di sequestro di persona, sottrazione e trattenimento di minore all’estero e appropriazione indebita del passaporto del nipotino. Arrestato a Cipro, e rilasciato dietro cauzione, il presunto complice di Peleg, il “soldato” dell’agenzia di contractor statunitense Blackwater, Gabriel Alon Abutbul, anche lui israeliano e nei cui confronti è in corso il procedimento di estradizione.

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