di NUCCIO FAVA – È grande merito del presidente Mattarella avere imposto una conclusione degna alla vicenda della nave Diciotti con lo sbarco a Trapani con il suo carico di 67 profughi compresi donne e bambini. Ma il paradosso è proseguito in un braccio di ferro durato oltre quattro ore per impedire lo sbarco, con la più rigida delle posizioni sostenuta dal ministro dell’Interno. Riunito a Innsbruck con i suoi colleghi europei, il ministro dell’Interno (nonché vice presidente del Consiglio) Matteo Salvini alzava continuamente i toni entrando in sostanziale rottura con il presidente della Repubblica e creando non poco imbarazzo al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e all’altro vice presidente, Luigi Di Maio.
Il leader leghista sa metabolizzare con disinvoltura anche la più deplorevole delle sue uscite volendo a ogni costo apparire il capo e l’autore delle decisioni più forti e ultimative.
Il mite Mattarella però conosce bene i principi e le procedure della nostra Costituzione e i diversi ruoli che assicurano la fondamentale divisione dei poteri, che non prevede uomini soli al comando, che si ritengono investiti di una funzione storica ed esclusiva, in nome del popolo e degli elettori.
La democrazia, il suo governo, le rappresentanze parlamentari e le stesse molteplici forze sociali devono sempre potersi esprimere in libertà e nell’interesse della comunità tutta senza strumentalizzazioni e stravolgimento delle reciproche garanzie. Valori tutti finalizzati alla ricerca del bene comune della società. In questo senso, tanto la gazzarra tra Fratelli d’Italia e Leghisti in parlamento, quanto il brindisi festoso dei Cinquestelle con calici e tripudi in piazza Montecitorio per solennizzare nel modo più clamoroso l’abolizione dei vitalizi, ci sono parsi eccessivi e di dubbio gusto.
Purtroppo l’alleanza di governo si conferma precaria con numerose e divergenze non da poco : una barca con due equipaggi che spesso remano con scarso coordinamento, indebolendoci ulteriormente agli occhi del mondo .
Fortunatamente c’è il presidente della Repubblica a richiamare al rispetto delle regole, che però ai due contendenti della maggioranza appaiono un impaccio superfluo nel loro “luminoso” cammino di cambiamento che presumono di dover perseguire in obbedienza al mandato ricevuto dagli elettori.
Interpretazione discutibile se non fuorviante in quanto il risultato delle elezioni è ovviamente di straordinaria importanza ma non può essere intepretato quasi come una coazione a comandare in ogni modo ignorando regole e garanzie che sostanziano ogni vero e credibile processo democratico. Tanto più se si ricorre continuamente alla decretazione, metodo tanto criticato quando pentastellati e leghisti erano all’opposizione.
Il presidente della Repubblica svolge ed esprime la sua funzione di garanzia per tutti i cittadini, senza preferenze e privilegi per questa o quella parte politica. In ultima analisi ci si trova alle prese con l’insuperata teoria della divisione dei poteri, che si basa sui principi elaborati da Montesquieu e da tutta la riflessione filosofica e politica successiva alla crisi degli assolutismi. L’importanza e il valore irrinunciabile di tali principi che hanno caratterizzato la natura democratica dei sistemi di governo, furono garantiti dalla loro riaffermazione, successiva alla tragica esperienza dei totalitarismi del novecento.
Opportunamente il nostro presidente della Repubblica con le sue decisioni interpreta le responsabilità e le funzioni che gli assegna la Costituzione, garanzia di libertà e democraticità per tutti.
Commenta per primo