Il proprietario della cascina esplosa in Piemonte (che ha ucciso i tre vigili del fuoco) ha confessato: ha provocato lo scoppio per riscuotere l’assicurazione.«Ma non volevo uccidere»

Ha confessato Giovanni Vincenti, il proprietario della cascina di Quargnento esplosa nella notte tra lunedì e martedì scorsi, in cui sono moriture vigili del fuoco: aveva orchestrato il disastro per riscuotere i soldi dell’assicurazione. I reati contestati sono disastro doloso, omicidio e lesioni volontarie.

Il mio assistito ha confermato la confessione, ribadendo però che non c’era la volontà di uccidere” ha detto il suo legale, Vittorio Spallasso, al termine dell’udienza di convalida che si è conclusa in carcere ad Alessandria. Ora si attende entro lunedì la decisione del gip. Giovanni Vincenti “è in uno stato di prostrazione, è distrutto” ha affermato l’altro legale del proprietario della cascina, l’avvocato Laura Mazzolini. “E’ molto provato – ha aggiunto – E’ una tragedia. Non credo ci sia bisogno di altre parole”. L’avvocato Mazzolini, che rappresenta anche la moglie di Vincenti, Antonella Patrucco, indagata a piede libero con le stesse accuse del marito, interpellata sulla posizione della sua cliente ha osservato: “Come ha già detto il procuratore, le indagini proseguono a tutto tondo, al momento non ci sono novità”.

“L’azione portata a termine dall’uomo – ha detto il procuratore capo di Alessandria Enrico Cieri – era volta a conseguire il premio dell’assicurazione che era stata stipulata lo scorso agosto per fatto doloso altrui”. Per questo, ha aggiunto, “oltre alle accuse di disastro doloso, omicidio e lesioni volontarie stiamo valutando un ulteriore aspetto che è quello della frode ai danni della compagnia di assicurazione per lo meno nella forma tentata, perché il crollo di questo edificio era volto a conseguire il premio di un milione e mezzo dell’assicurazione”.

Anche la moglie dell’uomo, ha detto il procuratore, “è stata a lungo interrogata nella notte dagli investigatori e al termine è stata rilasciata ma è indiziata a piede libero per il concorso negli stessi reati ascritti al marito“. “Abbiamo ritenuto che la sua posizione indiziaria non fosse così grave e comunque necessaria di ulteriori approfondimenti e accertamenti”, ha spiegato Cieri che, alla domanda se anche il figlio di Giovanni Vincenti, Stefano, sia in qualche modo coinvolto nella vicenda ha risposto: “Non diciamo nulla sulle prospettive future delle investigazioni”.

Secondo il procuratore, la tragedia nella cascina di Quargnento poteva essere evitata se ci fosse stata una segnalazione. “A noi risulta che la prima esplosione parziale e accidentale sia stata all’incirca a mezzanotte e qualcosa. Da ciò che abbiamo ricostruito il timer era stato esattamente settato all’1:30 ma accidentalmente era stato settato un programma ulteriore a mezzanotte e verosimilmente questo settaggio a mezzanotte ha provocato una prima e più modesta esplosione che ha coinvolto la porzione minore di abitazione, crollata solo in parte, che ha allertato i soccorsi”.

“A questo punto – ha continuato Cieri – sono intervenuti i soccorsi, due pattuglie dei Vigili del Fuoco e una pattuglia di carabinieri. All’una di notte uno dei carabinieri ha chiamato Vincenti al telefono per dirgli che stavano intervenendo nella sua abitazione per spegnere l’incendio. A quel punto le altre cinque bombole che erano nell’altra abitazione non esplose stavano insufflando l’ambiente di gas, vi era quindi lo spazio per una qualche segnalazione che noi pensiamo avrebbe potuto evitare la tragedia”. “Questa è la valutazione che abbiamo fatto noi a fronte della quale il Vincenti ha ribadito di voler danneggiare le cose ma ha escluso la volontà omicida e questa segnalazione non l’aveva fatta perché sconvolto da un gesto che era andato al di là delle sue intenzioni”.

Le dichiarazioni fatte da Vincenti sulle bombole “sono a questo punto dichiarazioni confessorie nel senso che ha indicato le persone da cui aveva acquistato queste bombole di gas”, ha aggiunto il procuratore Cieri che a chi gli domandava quali sono stati gli errori del proprietario della cascina ha ribadito: “Uno dei due timer quello che ha provocato l’esplosione era stato settato malamente con due diversi tempi di innesco uno all’una e mezza che era quello che corrispondeva alla volontà di Vincenti, l’altro a mezzanotte e questo ha provocato una prima parziale esplosione perché l’ambiente non era ancora completamente saturato di gas”.

La svolta nelle indagini è stato il ritrovamento in casa di Giovanni Vincenti del foglietto di istruzioni del timer che l’uomo teneva sul comodino della camera da letto. “Ieri pomeriggio – ha detto il procuratore – nel corso di una perquisizione disposta dalla procura in casa dell’uomo in qualità ancora di persona offesa per chiarire ogni aspetto della vicenda risarcitoria e della pesante situazione debitoria che veniva da lui denunciata, sono stati acquisiti elementi oggettivi e dimostrativi di una sua responsabilità nell’apprestamento di questo congegno esplosivo, in particolare è stato trovato il foglietto di utilizzo del timer che è stato sequestrato nella parte di abitazione parzialmente crollata”. “Da questo sequestro – ha spiegato il procuratore nel corso della conferenza stampa – i riscontri hanno indotto il Vincenti a rendere una prima confessione davanti ai carabinieri e poi ribadita al pm”.

“La ricostruzione precisa della situazione debitoria non è stata ancora completata, è in corso, comunque – ha continuato il procuratore – sia lui sia la moglie ci hanno dichiarato con assoluta evidenza che erano profondamente indebitati anche se probabilmente riguardava le banche mutuatarie, ma ci hanno detto che avevano pesante esposizione debitoria”. “Il piano era quello di incassare i soldi poi che cosa dovesse o potesse farci non lo sappiamo”, ha aggiunto ancora il procuratore di Alessandria.

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