«Elly Schlein e Stefano Bonaccini come “La strana coppia” di Jack Lemmon e Walter Matthau: opposti, ma complementari. L’una rappresenta il cambiamento, l’altro l’esperienza»: così molto efficacemente Paolo Molinari ha sintetizzato per l’Agenzia Italia la prima Assemblea congressuale del Pd, dove la nuova segretaria e il nuovo presidente del Pd si sono presentati dopo le primarie.
Più che l’elezione di Bonaccini a presidente del Pd, è la modalità con cui questa è maturata a raccontare di un rapporto di collaborazione fra i due che affonda le radici nella giunta dell’Emilia-Romagna, dove la promotrice di Occupy Pd era vice del presidente Bonaccini.
Molti si aspettavano, semmai, che Bonaccini venisse inserito nella segreteria del partito, magari con il ruolo di vice. Altri, invece, avrebbero preferito che il governatore dell’Emilia Romagna rinunciasse alla presidenza per permettere ad alcuni dirigenti che guardano a lui di entrare nell’esecutivo dem. Invece Bonaccini e Schlein hanno scelto di comune accordo una soluzione che a loro avviso tutelano innanzitutto il partito, anche in vista delle prossime scadenze elettorali, a cominciare dalle elezioni europee. Alle urne autunnali per rinnovare il parlamento di Bruxelles si vota, infatti, con un sistema proporzionale che esclude il problema delle alleanze, perché ogni partito di deve presentare con il suo volto.
Prima di ragionare su quali compagni di viaggio scegliere, però, c’è da organizzare il partito per garantire una traversata del deserto il più possibile serena. Perché, come segnalato da Gianni Cuperlo, “per due volte il tentativo di cambiamento non ha retto alla forza degli eventi. Non possiamo permetterci un nuovo rovescio”.
Ora però ci sarà da sistemare altri affidamenti di incarichi, come quello dei capigruppo parlamentari e dei responsabili tematici, per i quali è stata dichiarata guerra alle figure definite orribilmente dei vecchi “capibastone”, un termine usato nel gergo mafioso, che in un partito politico (democratico o no) dovrebbe essere bandito anche se racchiuso tra pudiche virgolette.
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