“Domani chiedetevi come erano vestite le conduttrici di Sanremo ma non chiedete mai più come era vestita ad una donna che è stata stuprata. Mia madre non ha avuto la forza di affrontare quella domanda“. Si conclude così il monologo contro la violenza sulle donne che la giornalista Rula Jebreal porta all’Ariston nella prima serata del Festival di Sanremo, commossa, partendo dalla sua straziante esperienza personale. Un monologo che alterna le sue riflessioni alle citazioni di importanti canzoni sulle donne “tutte scritte da uomini”. Da ‘La Cura‘ di Battiato a ‘La donna cannone‘ di De Gregori, da ‘Sally‘ di Vasco a ‘C’è tempo’ di Fossati.
Rula inizia citando un campionario di domande odiose rivolte alle vittime nei processi per stupro. Per concludere: “Noi donne non siamo mai innocenti“. Poi racconta: “Sono cresciuta in un orfanotrofio“, “ci raccontavano delle nostre madri spesso stuprate, torturate e uccise” e si commuove. Cita i “numeri terribili” della strage della violenza sulle donne in Italia. “Ogni tre giorni viene uccisa una donna, solo la scorsa settimana sei“, sottolinea.
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