Il mistero dei 2800 votanti alle primarie romane del Pd che avrebbero pagato per deporre nell’urna…una scheda bianca

orfini_matteo_thumb400x275di ENNIO SIMEONE – E’ possibile che 800 persone si prendono la briga di recarsi una domenica mattina al seggio o al gazebo delle primarie del Pd, pagare almeno 2 euro, e poi deporre nell’urna la scheda contenente magari una imprecazione anziché la preferenza per uno dei candidati? Sì, è possibile. Ma è credibile che altre 2800 persone si siano sottoposte allo stesso rito per deporre una scheda bianca? Francamente è difficile da credere. Eppure, stando a quanto afferma l’apposito ufficio elettorale del Pd, ciò sarebbe accaduto domenica scorsa a Roma.

Dubitarne, però, è legittimo, soprattutto di fronte al singolare ritardo con cui il risultato finale delle primarie è stato reso noto ufficialmente, e, soprattutto, di fronte alla motivazione che ne è stata data in un comunicato diffuso lunedì sera da Giancarlo D’Alessandro, del comitato organizzatore delle primarie. Eccone il testo: «Ieri sera nell’esigenza di arrivare alla definizione del vincitore, 80 seggi ci hanno comunicato solo il dato sui candidati e non hanno fornito quello relativo alle schede bianche e nulle. Diciannove seggi, inoltre, non ci hanno proprio inviato i risultati neanche via sms. Abbiamo per questo dovuto controllare i verbali e lo stiamo facendo per tutti i seggi, uno per uno, anche ai fini di una maggiore precisione dei risultati finali. Stamane i nostri uffici hanno lavorato sul conteggio dei contributi finanziari. E alle 15 abbiamo iniziato con i verbali. Verso le 18 daremo i dati finali sulle primarie. Ci vuole un tempo materiale per fare le cose. Non c’è nessun ritardo – concludeva D’Alessandro – Il numero di circa 50mila votanti era una proiezione, oggi avremo dati certi“.

E i dati certi sono finalmente arrivati diverse ore dopo: Roberto Giachetti 27.968 voti (64,1%); Roberto Morassut 12.281  (28,2%); Domenico Rossi 1.320 (3%); Chiara Ferraro, la giovane autistica, 915 (2,1%); Stefano Pedica 594 (1,4%) e Gianfranco Mascia 529 (1,2%). In totale dunque i voti validi sono stati 43.607 e quindi non era vero che fossero andati ai seggi i cinquantamila elettori strombazzati dal presidente nazionale-commissario romano del Pd Matteo Orfini per attenuare il flop rispetto agli oltre centomila elettori che due anni prima erano andati ai seggi delle primarie decretando la candidatura di Ignazio Marino alla competizione (poi risultata vincente) per la carica di sindaco della capitale. Allora schede nulle e bianche erano state poco più del 2%; questa volta sarebbero state più dell’8%. Diciamo “sarebbero state” perché sorge spontaneo il sospetto che il numero sia stato gonfiato per far in modo che il totale dei partecipanti effettivi non si discostasse eccessivamente dai cinquantamila annunciati.

E se i sospetti fossero fondati (grazie alla immissione non contestabile di pacchi di schede bianche nelle urne) l’operazione sarebbe forse ancor più grave di quella denunciata a Napoli, dove alcuni elettori avrebbero ricevuto nei pressi di alcuni seggi da alcuni attivisti l’euro o i due euro da versare per avere il diritto di votare. Ecco perché Orfini ha subito dichiarato, di fronte alle contestazioni, che il voto di Napoli “non può essere messo in discussione”.  Ma non può prendersela con i gufi. Semmai deve spiegare se sono entrate in azione delle cicogne. Che potrebbero aver portato nelle urne involucri di schede bianche.

Post scriptum. LA FOGLIA DI FICO. Apprendiano che il ricorso presentato da Bassolino dopo le rivelazioni diffuse da Fanpage lunedì sui voti “pagati” davanti ad alcuni seggi delle primarie di Napoli è stato dichiarato dal comitato elettorale del Pd “irricevibile per scadenza dei termini”. Incredibile! Il partito del Grande Rottamatore, Grande Semplificatore e Grande Riformatore – che ha annunciato di voler riformare anche il processo penale prolungando i tempi della prescrizione – si nasconde dietro la burocratica foglia di fico della “scadenza dei termini” (di 24 ore) per seppellire i meschini brogli organizzati dai suoi galoppini allo scopo di falsare i risultati delle primarie. Che squallore!

2° Post scriptum. LA GAZZA LADRA. Sbugiardato sul numero inverosimile di schede bianche (oltre 2800) accreditato nel conteggio delle primarie di Roma, il Pd ha emesso stasera (mercoledì) il seguente comunicato: “A seguito del riconteggio delle schede bianche il comitato delle primarie del centrosinistra a Roma comunica che sono risultate 567 e non 2866 come detto in precedenza. I voti validi sono dunque 43.607, le nulle 326, le contestate 1. I voti totali 44.501”. Sarà l’ultima verità? Speriamo i sì. Ma come si spiega? Evidentemente, per mettere a tacere i gufi, sono entrate in azione, a contrastare le cicogne, stormi di gazze ladre,  che si sono assunte il compito di rubare 2300 schede bianche per riportarle nei seggi di provenienza. Tutto regolare, ora.

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