Il FMI taglia le previsioni di crescita dell’Italia

lagarde_fmi_afpIl Fmi (Fondo monetario internazionale- nella foto la presidente Lagardetaglia le stime di crescita per l’Italia per il 2017 e il 2018: sostiene che il pil (prodotto interno lordo) sarà di 0,2 punti percentuali inferiore a quanto previsto dal governo Renzi in ottobre (0,7% anziché 0,9%), e nel 2018 sarà dello 0,8%, cioè 0,3% in meno rispetto alle stime governative. Sono dati che collocano l’Italia in coda rispetto agli altri paesi europei. Infatti il Fmi conferma le stime di crescita del resto dfel mondo, con un +3,4% nel 2017 e +3,6% nel 2018. Il Fmi rivede al rialzo le stime per le economie avanzate, che cresceranno quest’anno dell’1,9%, 0,1 punti percentuali in più rispetto alle stime precedenti, e nel 2018 del 2,0%, +0,2 punti percentuali.
Il Fmi inoltre rivede al rialzo le stime di crescita degli Stati Uniti e dell’Area euro nel 2017. L’economia americana si espanderà quest’anno del 2,3%, 0,1 punti percentuali in più rispetto alle stime di ottobre. Per il 2018 la crescita è stimata a +2,5%, 0,4 punti percentuali in più rispetto alle previsioni precedenti. L’Area euro crescerà quest’anno dell’1,6%, +0,1 punti in più rispetto alle stime di ottobre. Invariata a +1,6% la crescita per il 2018.
L’economia inglese resiste alla Brexit. Il Fmi rivede al rialzo le stime di crescita della Gran Bretagna per il 2017, rivedendo al ribasso quelle per il 2018. La crescita inglese si attesterà quest’anno al +1,5%, 0,4 punti percentuali in più rispetto alle stime di ottobre, ma in rallentamento rispetto al +2,0% del 2016. Per il 2017 il pil inglese è previsto attestarsi al +1,4%, 0,3 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni precedenti.
Il Fmi infine avverte: sulle politiche dell’amministrazione Donald Trump c’è ancora incertezza e questo potrebbe pesare sulle stime di crescita. Nel caso gli stimoli all’economia, che il presidente eletto ha assicurato, si mostrassero più sostenuti delle attese, la crescita globale potrebbe accelerare. Rischi negativi sulla crescita potrebbero invece arrivare dal protezionismo.

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