IL CONCERTO DEI RECORD. In 220mila con Vasco Rossi al Modena Park

Le foto sono di Alessandro Di Meo (Ansa)

La storia della musica ha fatto tappa a Modena. Al Modena Park, dove Vasco Rossi ha festeggiato 40 anni di amore con il palco, con il pubblico, con le emozioni. Davanti a una marea umana di oltre 220 mila persone, che ne hanno fatto così il concerto dei record, quello con più spettatori paganti al mondo. Nessuno mai come lui. Modena. Perché tutto è cominciato qui. Con il primo concorso canoro vinto a 10 anni, con il primissimo concerto, che lui non ricorda neanche più. E allora proprio da qui si riparte, per chiudere un cerchio, per fare il punto di una carriera unica, ma anche per andare avanti, perché il Komandante alla sua combriccola lo ha già detto più volte: a fermarsi non ci pensa proprio.

Quaranta canzoni per quaranta anni di carriera. Una galoppata lunga tre ore e mezzo, maestosa e imponente. Come il palco largo 130 metri. E come i 1500 metri quadri di schermi in movimento che permettono anche ai più lontani di godere di uno spettacolo che più che sugli effetti speciali punta tutto su Vasco, sulle sue canzoni, su una storia da celebrare non solo come successo di un artista, ma anche come rito collettivo.

Il via alle 21 in punto, anche per le esigenze televisive di Rai1 che ha dedicato all’evento uno speciale condotto da Paolo Bonolis (pesantemente criticato sui social per non aver lasciato più spazio al live), con Colpa d’Alfredo, preceduta, con le ultime luci del giorno ad illuminare il palco, da un saluto al sole (virtuale, che nasce e muore sugli enormi schermi) sulle note di Così parlò Zarathustra di Strauss tratta da Odissea 2001 nello spazio di Stanley Kubrick. Il Blasco sfoggia una giacca di pelle gialla e una forma fisica ritrovata. “Benvenuti alla festa epocale di Modena park. Benvenuti al concerto che non avrà mai fine. Benvenuti nella leggenda, nel record mondiale”, è il saluto di Vasco ai suoi invitati che lo attendevano da ore, da giorni, alcuni da settimane. Senza farsi scoraggiare dal clima o dalle imponenti misure di sicurezza (che hanno retto senza grossi problemi all’impatto con i 220 mila).

La prima parte dello show è tutta dedicata agli anni Ottanta. E così ecco Alibi e Blasco Rossi, che diventa una carrellata di live e foto della combriccola da 40 anni ad oggi, tutta d’un fiato in poco meno di 5 minuti. Un tunnel del tempo da percorrere all’indietro. E’ la storia che riavvolge il nastro e riparte dall’inizio. Vasco non è più lo stesso, ed è giusto così, ma le sue canzoni sono ancora qui, colonna sonora di almeno due generazioni, o forse tre. E’ una festa unica e allora il padrone di casa si permette anche il lusso di inserire in scaletta anche brani mai inseriti, come Il tempo crea eroi. Ma alla festa ha invitato anche gli amici di sempre, come Gaetano Curreri che si mette al piano e dopo aver accennato Jenny, Silvia, il singolo del 1977 da cui parte la lunga storia di Vasco, e La nostra relazione, suona Anima FragileDopo gli Ottanta è la volta dei Novanta: Gli spari sopra, Stupendo, Vivere. A far da ponte ci pensa Liberi Liberi, che raramente il Komandante mette in scaletta. Gli altri ospiti sono i chitarristi Maurizio Solieri e Andrea Braido, il primo a rappresentare gli anni Ottanta con la Steve Rogers Band, il secondo i Novanta, quando il rock diventa la cifra stilistica più riconoscibile del Blasco. Un duello di chitarre, oltre il tempo. Su Rewind è topless-mania, con decine di ragazze che slacciano i reggiseni (molti con la scritta Fammi godere) e li lanciano sul palco, mentre su Non mi va lo sberleffo a Carlo Giovanardi. C’è anche il tempo, prima de Gli Spari sopra, di invitare il pubblico a non aver paura, a non cedere al terrorismo: “Questo è un concerto contro la paura“.

Il presente si inserisce nella terza parte, preceduto da un intenso momento acustico: Siamo Soli a I Soliti, fino a Sono innocente ma, Un mondo migliore e l’ultima hit Come nelle favole. Sally, Un senso, Siamo solo noi e Vita Spericolata per i bis. E Albachiara come da tradizione per la chiusura, tra i fuochi d’artificio e il saluto al cielo, all’amico Massimo Riva, ancora e sempre presente, stasera più che mai.

LA GRANDE ATTESA – In elicottero da Rimini, Vasco Rossi è atterrato a un paio di km ed è poi arrivato in macchina dal parco Ferrari dove, a meno di tre ore dall’inizio dello show, erano già entrate oltre 180 mila. Per le vie del centro gira poca gente e i residenti, almeno quelli che hanno potuto, se ne sono andati al mare o in collina. A brulicare di vita, sono invece le aree vicino agli ingressi principali del Modena Park, dove sono accampati i fan in attesa e dove gli addetti ai lavori sono impegnati negli ultimi ritocchi per un concerto che entrerà di diritto nella storia della musica. In molti sono arrivati da giorni per le prove generali, ma alcuni sono qui da settimane. Come Steve da Pordenone, che si vanta di essere stato il primo a mettere piede a Modena: il 29 maggio scorso, un mese “allo sbando”.

Strade chiuse come gabbie, droni a controllare dall’alto un mare umano, un 40enne che ha avuto un infarto mentre era in camper, in attesa del concerto, ed è deceduto all’ospedale di Baggiovara; la previsione di 700 persone assistite dai sanitari nell’arco di due giorni all’interno dell’area verde che porta il nome di Enzo Ferrari, estesa su 400mila metri quadrati, per il troppo freddo della notte e il caldo vicino ai 30 gradi precedente il concerto (ma avere un’ottica d’insieme, dettagliata, sui malori al momento è quasi impossibile).

Coperte distribuite da vigili del fuoco e protezione civile, un migliaio, nelle ore buie, nebulizzatori col sole. Il ‘Modena Park’ di Vasco Rossi che il sindaco della città emiliana, Gian Carlo Muzzarelli, ha definito come un esempio “per l’Italia ma anche per l’Europa intera”, è stato una prova di forza senza precedenti, diretta conseguenza dei 220mila arrivati da tutta Italia per assistere a quello che è considerato il concerto record al livello mondiale di pubblico pagante per un singolo artista. L’afflusso dei fan prima dell’inizio dell’evento è stato regolare e senza particolari incidenti. La mattina si era diffuso un po’ di timore per l’arrivo troppo a rilento degli spettatori, ma questo si è poi rivelato essere un fattore importante in senso contrario: a ondate comunque contenute, i 220mila sono giunti a destinazione senza quell’effetto ‘tutti in una volta’, che avrebbe potuto bloccare di fatto il lungo serpentone e creare effetti imbuto ai varchi. Varchi che sono stati aperti in anticipo, almeno per quel pit 1 considerato l’El Dorato dei ‘vascolizzati’. I primi fedelissimi del Blasco sarebbero dovuti entrare la mattina alla 5, ma alla fine l’accesso è stato ufficializzato, per i primissimi appunto, alle 21.20 di venerdì.

Ci sono Emanuele e Marco, cugini sbarcati dalla Sardegna, da due settimane a presidiare il loro posto con tanto di sediolina da campeggio e sacco a pelo in terra per scacciare un pisolino nei momenti di noia. Alessandra, invece, è venuta in macchina da Torino sette giorni fa: per i primi giorni a farle compagnia anche la figlia di 9 anni, “era emozionatissima, ma ora è tornata a casa”. E poi Mario, da Firenze, che sul furgone lasciato all’uscita di Modena Sud ha caricato il motorino per raggiungere comodamente il parco Ferrari; Claudia da Roma, Ale, Stefano, Andrea, Giulia. Qualcuno ha dormito in macchina, quasi tutti avevano la tenda montata su una collinetta vicino (“ma ce l’hanno fatta spostare almeno tre volte”, racconta qualcuno). I poliziotti hanno provato a cacciarli un paio di volte, poi hanno dovuto cedere. Hanno usato i bagni del McDonald’s lì accanto, quelli di un campeggio nei dintorni. Quelli arrivati sabato mattina si sono portati solo un telo per dormire un po’ e poi ripartire  a fine concerto.

Imponenti le misure di sicurezza. Dopo Manchester, dopo Torino, senza dimenticare Londra e Parigi, è diventata la preoccupazione principale. Decine gli agenti di polizia intorno al parco, centinaia gli addetti alla sicurezza che controllavano gli ingressi. Impossibile entrare nell’area del concerto senza un pass, che però non evitava comunque il controllo al metal detector. Per permettere l’accesso ai 220 mila, i varchi erano stati aperti già la sera di venerdì alle 21,15:  il ventiduenne Emanuele Zappa di Domodossola è stato il primo dei 220 mila fan ad entrare. I varchi erano otto, due per ogni angolo del perimetro, con telecamere per il riconoscimento facciale, poi il filtro con i metal detector e infine l’ingresso vero e proprio nell’area dei tre pit recintati. Le autorità hanno richiesto vie di accesso riservate e così, tra un pit e l’altro, c’erano 6 metri liberi. Le vie di fuga avrebbero permesso un deflusso veloce. Chi non è riuscito a procurarsi un biglietto ha potuto consolarsi con lo speciale di Rai1 condotto da Paolo Bonolis in diretta dal Modena Park o godendosi lo show integrale in uno dei circa 150 cinema che hanno trasmesso l’evento. (Servizio Ansa)

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