IL CIRCO TOTTI/ Scenario surreale al Coni per l’addio bis del Capitano. Totti attacca, la Roma replica. Capello direbbe: “Dilettanti!”. E il 2019 kafkiano a stelle e strisce in tinta giallorossa, continua…

di FABIO CAMILLACCI/ Che tristezza. Come criticammo la Roma per il modo, il metodo e il momento in cui la società griffata a stelle e strisce organizzò la conferenza di addio di Daniele De Rossi, critichiamo il modo, il metodo, il momento e soprattutto il contesto (tradotto: il luogo), in cui Francesco Totti ha annunciato il suo addio alla Roma. Evidentemente, all’interno del Grande Raccordo Anulare e sulla sponda giallorossa del Tevere, funziona così. Aveva ragione Don Fabio Capello quando dava dei “provinciali” e dei “dilettanti” a tutti coloro che circondano o fanno parte dell’ambiente romanista. Non a caso, il tosto allenatore friulano di Pieris fu capace di vincere il terzo storico scudetto dell’intera storia giallorossa: proprio il 17 giugno di 18 anni fa. Appena tre scudetti in 92 anni di storia: ci sarà un perchè? Il perchè sta tutto in questo 2019 kafkiano della Roma e dei romanisti, Totti in primis. Tutto surreale. D’accordo, Francesco Totti è Francesco Totti, ovvero: il più grande giocatore della Roma di tutti i tempi e uno dei più forti calciatori italiani di tutti i tempi. Ed è anche tanto altro. Ma, da qui a trattarlo da Capo di Stato ce ne passa. Una conferenza stampa a reti unificate (Rai, Sky e Mediaset), a radio unificate (tutte le gracchianti emittenti romane che parlano di Roma calcio dalla mattina alla sera, dicendo tutto e il contrario di tutto) e nel Salone d’onore del Coni al Foro Italico! Ma dove siamo? Ah si, siamo in Italia; me lo ero dimenticato. Ma mi chiedo: perchè Del Piero e Buffon non fecero la stessa cosa quando furono cacciati dalla Juventus? Questione di stile e di assenza di “corte dei miracoli”.

La “corte dei miracoli” del Capitano. Tutti intorno a lui nel Salone d’onore del Coni, nani e ballerine. Compreso il padrone di casa: il presidente Giovanni Malagò che nonostante la carica istituzionale si è offerto per questo show all’americana contro gli americani. Solo in Italia possono accadere certe cose. Che tristezza. E che tristezza il palcoscenico: Totti con un microfono scrauso in mano, con il pur bravo Paolo Condò della Gazzetta dello Sport a fare da chierichetto e a tenere a bada le incursioni dell’ex “Iena” Enrico Lucci. Certo, Condò è quello che ha scritto il libro “Un Capitano”, quindi, non può che essere lì. Transeat. Tutto questo baraccone per cosa poi? Per ufficializzare e spiattellare ufficialmente in pubblico, cose risapute da tempo. Nulla di nuovo, non a caso Franco Baldini nell’autobiografia di Totti è descritto come il “diavolo”. Come per il presunto scoop de “La Repubblica”, prologo di queste dimissioni del Capitano da dirigente in versione “gagliardetto”. Mensurati e Bonini, peraltro cronisti di cronaca nera e giudiziaria non di sport, furono bravissimi nel farsi consegnare il carteggio del “Mailgate” di Trigoria, da qualche vipera che alligna nel centro sportivo “Fulvio Bernardini”. Quello “scoop” romanzato alla “Suburra”, fu soltanto la conferma di ciò che era diventata ed è oggi la Roma. Per colpa di tutti, anche di Totti. Insomma, guelfi e ghibellini, Orazi e Curiazi. Questo accade nelle società quando manca il capo. Faide interne, fazioni. E Pallotta non viene a Roma da oltre un anno.

Psicodramma giallorosso all’amatriciana-americana. Da quando ha smesso di giocare, cosa ha fatto Totti per la Roma? Poco o nulla. D’altronde, cosa pensava e sperare di fare nella difficile veste di dirigente senza frequentare un corso da manager, imparare l’inglese (e migliorare l’italiano) e tanto altro? Se non fai tutto questo rimani un “gagliardetto” o “testimonial” come Javier Zanetti vicepresidente dell’Inter, o Paolo Maldini da poco direttore tecnico del Milan. Leonardo invece ha fallito ovunque sia andato. Nella storia del calcio, si contano sulle dita di una mano i grandi giocatori che poi sono diventati grandi dirigenti. Lo dice la storia. Inoltre, anche se a Londra o a Boston non ti considerano, nello spogliatoio della squadra col tuo carisma puoi incidere. Perchè Totti non lo ha mai fatto? Perchè Totti la settimana del delicato derby con la Lazio se ne andò in “settimana bianca” con la famiglia? E perchè Totti nei momenti difficili di questa stagione è stato spesso assente preferendo apparizioni da “Circo Barnum” calcistico in giro per il mondo? E ora se ne va rifiutando il ruolo di direttore tecnico: quello che più potrebbe adattarsi a uno che di calcio ne capisce. Vecchie ruggini, come quelle con Spalletti e con altri ex allenatori e dirigenti giallorossi. Totti è un grande ma non è mai stato uno stinco di santo mettendo spesso zizzania nello spogliatoio quando era calciatore. Forse anche per questo Pallotta e Baldini sono riusciti nell’opera di “detottizzare” e “deromanizzare” la Roma. Adesso però Jim e il suo “Rasputin” non hanno più alibi. Dopo aver fallito per 8 anni sono obbligati a vincere almeno un trofeo, altrimenti perderanno la faccia; anche se l’hanno persa già da tempo. La Roma all’americana col “gatto e la volpe” al comando, è un disastro e lo scriviamo da anni. Totti ha tutte le ragioni del mondo, ma anche tanti torti. Compreso il modo scelto per uscire di scena. Che tristezza.

La conferenza stampa di Francesco Totti

(Ansa)È sempre stato un pensiero fisso di alcune persone di levare i romani dalla Roma. Alla fine è prevalsa la verità, sono riusciti a ottenere quello che volevano”. Così Francesco Totti nella conferenza stampa di addio alla società giallorossa. “Anche da 8 anni a questa parte – specifica l’ex capitano romanista – quando sono entrati gli americani, hanno cercato in tutti i modi di poterci mettere da parte. Man mano che passavano gli anni hanno cercato di farlo in tutti i modi, hanno voluto questo e alla fine ci sono riusciti”. “Il mio rapporto con Franco Baldini? Non c’è mai stato un rapporto e mai ci sarà. Se ho preso questa decisione è normale che ci sono degli equivoci e dei problemi interni alla società. Uno dei due doveva scegliere, e mi sono fatto da parte io perché troppi galli a cantare non servono in una società, fanno solo casini e danni. E alla fine quando cantavi da Trigoria non lo sentivi mai il suono, l’ultima parola spettava sempre a Londra. Era inutile dire cose fare, l’ultima parola spettava ad altri, perciò era tempo perso”. Così Francesco Totti nella conferenza stampa d’addio alla Roma convocata al Salone d’onore del Coni. Per l’ex capitano giallorosso sottolinea che ‘per rientrare nella società serve un’altra proprietà”.  “L’unico allenatore che ho chiamato di persona è stato Antonio Conte. Gli altri nomi che ho letto in questi giorni, da Gattuso a Gasperini, da De Zerbi a Mihajlovic, sono pura fantasia, anzi fantascienza” ha ribadito Totti.

Daniele De Rossi, Francesco Totti e Bruno Conti dopo il match tra Rona e Parma all’olimpico il 26 maggio. In alto: affiancato dal giornalista Paolo Condò (foto Ansa di Riccardo Antimiani)

E sulla questione De Rossi non si risparmia ricordando che già a settembre aveva detto alla società di parlare con il  capitano. “Sono e resterò sempre un tifoso della Roma. E quindi andrò allo statdio.  Anzi, sapete che faccio? Prendo Daniele e insieme andiamo a vedere una partita in Curva Sud, sempre che non va a giocare da qualche altra parte”. Francesco Totti risponde così nella conferenza stampa di addio alla Roma a chi gli chiede se in futuro andrà comunque allo stadio a tifare per i giallorossi.

Il titolo della Roma perde in Borsa il 2,6% a 0,49 euro dopo l’addio di Francesco Totti. Il titolo in flessione fin dalle prime battute della seduta di lunedi 17 giugno.

La replica della Roma a Totti

La Roma ha replicato a Francesco Totti con una nota ufficiale sul sito. Di seguito in versione integrale.

“Il Club è estremamente amareggiato nell’apprendere che Francesco Totti ha annunciato di lasciare la Società e di non assumere la posizione di Direttore Tecnico dell’AS Roma. Gli avevamo proposto questo ruolo dopo la partenza di Monchi ed eravamo ancora in attesa di una risposta. Riteniamo che il ruolo offerto a Francesco sia uno dei più alti nei nostri quadri dirigenziali: una posizione che ovviamente richiede dedizione e impegno totali, come ci si aspetta da tutti i dirigenti all’interno del Club. Eravamo pronti a essere pazienti con Francesco e ad aiutarlo a mettere in pratica questa trasformazione da grande calciatore a grande dirigente. Il ruolo di Direttore Tecnico è la carica in cui credevamo potesse crescere e in cui ci siamo proposti di supportarlo durante la fase di adattamento. Nonostante comprendiamo quanto sia stato difficile per lui decidere di lasciare l’AS Roma dopo trent’anni, non possiamo che rilevare come la sua percezione dei fatti e delle scelte adottate dal Club sia fantasiosa e lontana dalla realtà. Riguardo ai ripetuti riferimenti al suo possibile ritorno con l’insediamento di una nuova proprietà, in aggiunta alle informazioni raccolte da lui stesso in tutto il mondo circa soggetti interessati al Club, ci auguriamo che questa non sia un’anticipazione inopportuna di un tentativo di acquisizione: scenario che potrebbe essere molto delicato in considerazione del fatto che l’AS Roma è una società quotata in borsa. La proprietà non ha alcuna intenzione di mettere la Roma in vendita adesso o in futuro. Auguriamo a Francesco buona fortuna per quello che deciderà di fare”.

 

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