Il carabiniere ucciso. Il generale Gargaro: “Cerciello aveva dimenticato la pistola ma la procedura è stata regolare”. La Procura: “Agiremo con rigore”

di SERGIO TRASATTI/ Proseguono le indagini sulla strana vicenda che ha portato alla morte del vice brigadiere Mario Cerciello Rega. Oggi in conferenza stampa, il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino ha detto: “Accerteremo i fatti senza alcun pregiudizio e con il rigore già dimostrato da questa procura in altre analoghe vicende”. Poi, in merito alla foto di Natale Hjorth bendato e ammanettato, ha precisato: “La procura ha già avviato le indagini per accertare quanto accaduto. Gli indiziati sono stati individuati e interrogati dai magistrati nel rispetto della legge. Gli interrogatori sono stati effettuati con tutte le garanzie difensive, alla presenza dei difensori, dell’interprete e previa lettura di tutti gli avvisi di garanzia previsti dalla legge. Gli interrogatori sono stati anche registrati”.

Le precisazioni del pm. Il pubblico ministero Nunzia D’Elia invece ha dichiarato: “Quando sono arrivati per essere interrogati, i due giovani americani (Christian Gabriel Natale Hjort​ e Lee Elder Finnegan, ndr) ritenuti responsabili dell’omicidio del vicebrigadiere Mario cerciello Rega, erano liberi da qualunque tipo di vincolo, in ottime condizioni, senza segni di nessuno genere. Abbiamo fornito l’avvocato d’ufficio, nominato l’interprete e consentito a Gabriel Natale di avere un colloquio preliminare con il suo avvocato da soli”.

Le parole del capo dei carabinieri di Roma. Il generale Francesco Gargaro dal canto suo parlando con i giornalisti ha sottolineato la linearità dell’intervento effettuato la notte del 26 luglio scorso che ha portato alla morte del vicebrigadiere: “Esprimo disappunto e dispiacere per ombre e misteri sollevati sulla vicenda. Mario Cerciello Rega e il collega Andrea Varriale sono stati aggrediti immediatamente dai due americani. Non c’è stata possibilità di usare armi, di reagire. Nel momento in cui si sono qualificati sono stati immediatamente aggrediti, pochi attimi in cui Varriale è stato sopraffatto e buttato a terra. Non c’è stato tempo di reagire, Varriale non poteva sparare ad un soggetto in fuga altrimenti sarebbe stato indagato per un reato grave”.

Il generale Gargaro sulla procedura seguita dai due militari. Il capo dei carabinieri di Roma ha aggiunto: “Mario Cerciello Rega non aveva la pistola con sé al momento dell’aggressione, ma solo le manette. L’aveva dimenticata. Ma non cambia perché, come Varriale, non avrebbe avuto il tempo di reagire. Il militare è stato colpito da undici coltellate, alcune delle quali hanno colpito fino alla base del coltello usato (con lama di 18 centimetri). E’ stato trapassato lo stomaco, il colon, l’intestino. Ribadisco che la procedura seguita è stata regolare”. Quanto alla presenza delle pattuglie in zona, Gargaro ha precisato: “Erano lì e sono state lasciate lì per intervenire. Erano a distanza tale da non poter essere viste per non pregiudicare l’operazione”. Una cosa è certa: i lati oscuri di questa brutta storia restano molti.

 

 

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