Il “capitano” prova a salvarsi con la chiamata di correo

di SERGIO SIMEONE* – “Pare che ‘o culo l’arrobba a cammisa” ( sembra che il culo gli rubi la camicia). Così si dice  a Napoli  di chi diffida talmente di tutto e di tutti  da pensare che anche una parte del proprio corpo possa  tramare contro di lui.

E’ con tutta evidenza la fotografia sputata di Matteo Salvini, il quale , messo sotto accusa dal Tribunale dei Ministri per aver tenuto in mare per diversi giorni la nave Gregoretti,  impedendole di  sbarcare nel porto di Augusta i 131 naufraghi raccolti in mare, ha proclamato, esibendo il sorriso amaro dell’eroe incompreso, che invece della gratitudine riceve  l’oltraggio del deferimento al Tribunale, di avere difeso i confini della Patria. I confini della Patria erano dunque minacciati da una nave militare italiana: una parte dello Stato che minaccia lo Stato.

L’argomento deve essere apparso così debole (nonché comico) allo stesso Salvini, che ha pensato bene (ad adiuvandum direbbe un avvocato) di giocare la carta che potremmo definire  del  collaboratore di giustizia. Che cosa fa, infatti, un mafioso che è a corto di elementi a suo favore e vede  che stanno per spalancarsi  le porte della galera? Si dichiara disposto ad aiutare i giudici a scovare tutti i suoi complici in modo da permettere loro di smantellare l’intera cosca. Salvini, come al solito, ha voluto strafare, ed ha puntato il dito addirittura contro il capo della “cupola”, tal Giuseppe Conte.

Dopo aver reso questo clamoroso servizio  alla giustizia, il capitano si vedeva già, novello Buscetta, a girare il mondo con una nuova identità su navi da crociera, mentre il Conte, smascherato, veniva tradotto in ceppi in qualche carcere di massima sicurezza. Ma le cose non stanno girando bene per il nostro. Il tribunale dei ministri, esaminando le e-mail scambiate tra Salvini e Conte per la seconda imputazione, quella relativa  alla Open Arms ha rilevato che chi teneva in mare le navi con naufraghi a bordo fosse il solo Salvini, contro la volontà del capo del governo, che lo implorava invano di far scendere a terra almeno i minori: Tanto che solo dopo l’intervento del giudice Patronaggio i naufraghi poterono sbarcare.

Crediamo percò che sarà Conte a portare i mandarini a Salvini. Giuseppe Conte in fondo è un buono: ricordate le pacche affettuose che dava sulle spalle del capitano in agosto alla Camera mentre gli diceva, con il suo tono pacato, che si era comportato da vera carogna?

*Sergio Simeone, docente di storia e filosofia, è stato anche dirigente del sindacato Scuola della Cgil

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