IL CALCIO AI GIOCHI/ Parziale rivincita verdeoro sulla Germania dopo il “Mineirazo” di 2 anni fa: il Brasile di “O’Ney” vince la medaglia d’oro ai calci di rigore

brasile-germania-finale-calcio-olimpiadi-rio-2016di RAFFAELE CICCARELLI*/ A volte il destino si diverte a rimetterci di fronte i nostri fantasmi, i nostri incubi, a darci una seconda possibilità per superarli. È quanto accade anche nello sport, è quanto accaduto nel calcio ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, nella finale che ha visto di fronte i padroni di casa e la Germania. Altro contesto, naturalmente, rispetto alla semifinale mondiale di due anni fa, ma pur sempre un’occasione, per i brasiliani, per cercare di esorcizzare quei fantasmi che dalla notte di Belo Horizonte popolano il sonno di tutti i tifosi verde oro. Quella notte, il feroce sette a uno con cui i tedeschi liquidarono i sogni di una nazione di poter diventare campione del mondo in casa sua, aprì scenari di crisi futebolistica che ancora non sono cancellati. Molto i brasiliani avevano puntato proprio sulla conquista dell’oro in questi Giochi, magari augurandosi, e nel contempo temendo, di ritrovarsi di fronte all’ultimo atto proprio i tedeschi.
Il Brasile, la più forte di tutte in questi Giochi. La formazione da loro allestita era, tra l’altro, di gran lunga la migliore per qualità, potendo contare anche sull’apporto di Neymar, grande assente nella notte del Mineirazo e speranza di riscatto attuale. Ben diverso l’organico che ha potuto assemblare Horst Hrubesh, il mitico “orso” della nazionale tedesca degli Anni Ottanta, ora CT di questa Olimpica: la mancanza di tutela e di regole da parte della Fifa per questa manifestazione consente ai club di non essere obbligati a fornire giocatori, per cui tutti i migliori che avrebbero potuto schierare i tedeschi mancavano. È un punto nodale che dovrà essere risolto, questo, per dare ancora un senso compiuto alla presenza del calcio ai Giochi, altrimenti si rischiano sperequazioni e figuracce, come quella dell’Argentina, orfana di Paulo Dybala e Mauro Icardi, eliminata fin dal girone.
La finalissima. Ritornando a questa finale, brasiliani e tedeschi di fronte, quindi, per centrare un obiettivo che nessuna delle due ha mai raggiunto: mai campioni olimpici gli auriverde, due volte sconfitti in finale, l’ultima quattro anni fa a Londra 2012; mai campioni i bianchi di Germania, che avevano avuto, anzi, lo smacco di veder trionfare i cugini della Germania Est nel 1976 in Canada, anche se avevano iniziato a colmare il vuoto solo poche ore prima con la vittoria della nazionale femminile contro la Svezia (due a uno). In uno stadio Maracanà stracolmo, come mai è capitato quando erano in programma le altre discipline in questa edizione dei Giochi, era proprio Neymar a sbloccare il risultato con una punizione nel sette alla destra del portiere Timo Horn.
La lotteria dei rigori. Naturalmente la reazione tedesca non si faceva attendere, ma si fermava sui pali dell’ancora imbattuto Weverton, saranno tre alla fine, finché era Max Meyer a superarlo per la prima volta in questo torneo e a trovare il pareggio. Non cambiava più il risultato, gli inevitabili tiri di rigore si ammantavano dei soliti toni da dramma popolare: nessuno sbagliava fino all’ultimo tiro, quando il tedesco Nils Petersen si faceva ipnotizzare dal portiere brasiliano e lo stesso Neymar, ultimo rigorista, trasformava il tiro che valeva l’oro. Inevitabili le lacrime finale di O’ Ney, di tutta la squadra e dell’intera nazione, lacrime una volta tanto di gioia che non possono cancellare l’onta di due anni fa, ma almeno avere una funzione catartica e lenitrice per un calcio che ha bisogno della gioia verde oro ad alti livelli.
*Storico dello sport

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