I segnali che inducono a prevedere un esito deludente per le destre alle elezioni del 3 ottobre

di SERGIO SIMEONE*Il centro-destra ha già perduto le elezioni amministrative  del 3 ottobre. Non mi riferisco all’esito delle elezioni, che sarà determinato e misurato dai voti che usciranno dalle urne, quanto alla capacità di reclutare ed offrire agli elettori una classe dirigente che dovrebbe, a partire da ottobre, amministrare le più importanti città  italiane.

A Milano, dopo lunghe ed affannose ricerche, i partiti di centro-destra non sono riusciti a trovare di meglio di un pediatra, il dottor Claudio Bernardo, che si aggira negli ospedali armato di pistola e che ora, a quindici giorni dal voto, ha annunciato che  ritirerà la sua candidatura se i partiti che lo sostengono non gli daranno i soldi per finanziare la sua campagna elettorale, pur avendo già speso più di tutti i suoi concorrenti.

A  Roma il candidato sindaco prescelto, Enrico Michetti, o fugge dai confronti con i suoi competitori, o, se non può fare a meno di esporre le sue idee, anziché parlare dei problemi della città, preferisce annunciare che, se eletto, farà rivivere i fasti dell’impero romano.

A Napoli sembrava che avessero finalmente imbroccato i candidato giusto, il dottor Catello Maresca, uno stimato magistrato. Ma in poco tempo anche questi ha mostrato i suoi limiti politici: prima si è rizelato perché  la prefettura,  il Tar ed  il Consiglio di Stato hanno escluso dalla competizione quattro liste della sua coalizione. Poi, avendo preso atto che non erano certo i giudici  i colpevoli della esclusione, ma la incapacità dei dirigenti della sua coalizione di compiere semplici adempimenti burocratici nei tempi e nelle forme previsti dalla legge, ha tentato alcune goffe iniziative politiche: ha prima blandito Antonio Bassolino, sperando di avere i voti dei suoi elettori per il ballottaggio (sogno ad occhi aperti), poi ha promesso (in perfetto stile Berlusconi) che, se eletto, non avrebbe fatto più pagare agli automobilisti il pedaggio sulla tangenziale.

Ma allora, si potrebbe pensare, dal quadro desolante sopra descritto si evince che i partiti di centro-destra non sono riusciti a trovare a livello territoriale una classe dirigente che  sia all’altezza dei dirigenti nazionali. Niente di più sbagliato. I candidati sindaci lanciati alla conquista delle grandi città rispecchiano in maniera fedele la pochezza dei dirigenti nazionali.

Si prenda ad esempio un Salvini: che cosa ha di meglio rispetto a Bernardo o a Michetti uno che durante i sei  mesi del governo Draghi ha ridotto la sua azione politica a mettere il bastone tra le ruote al premier nella sua lotta alla pandemia, per salvaguardare non solo la salute degli italiani ma anche la ripresa dell’economia, e a cercare di azzoppare la compagine  governativa attaccando prima il ministro Speranza e poi la ministra Lamorgese?

Si è trattato per giunta di un’azione che lo ha coperto di ridicolo, perché, dopo che aveva sbandierato grandi  successi, millantando di essere addirittura il suggeritore delle decisioni del presidente Draghi, questi lo ha clamorosamente sbugiardato  prendendo sul green pass una misura esattamente contraria a quanto da lui richiesto, e difendendo a spada tratta sia Speranza che Lamorgese.

Il bluff del centrodestra è destinato ad essere scoperto con queste elezioni amministrative, che mai come questa volta possono essere una leva per cambiare l’orientamento politico della pubblica opinione ed arrestare la corsa del centrodestra alla conquista del Paese alle prossime elezioni politiche.

Pare che in Germania Scholz stia riuscendo a far uscire il PSD da una finora ritenuta inarrestabile decadenza e a lanciarlo verso un clamoroso successo il 26 settembre. Riuscirà anche Letta a far uscire dalla rassegnazione il centrosinistra ed a costruire la sua rimonta in vista delle prossime elezioni politiche (del 2022 o del 2023) ?

*Sergio  Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del sindacato Scuola della Cgil

 

Commenta per primo

Lascia un commento