I cortei di “no vax” e “no pass”: cose mai viste? Macché! Basta riandare ai “Promessi sposi” di Alessandro Manzoni

di SERGIO SIMEONE* – Hanno fatto perdere la pazienza a tutti, con i loro argomenti bislacchi e con i loro cortei aggressivi che turbano il normale svolgimento delle attività economiche e sociali delle città e sono causa del
propagarsi dei contagi, proprio mentre le autorità sanitarie fanno fatica a contenere quella quarta
ondata che sta prendendo piede nei Paesi che confinano con l’Italia e si affaccia minacciosa anche
in molte regioni italiane. Mi riferisco naturalmente ai cosiddetti no vax e no pass.
Hanno fatto perdere la pazienza anche al mite Mattarella, che ha chiarito, nel suo discorso
all’Aasociazione Nazionale del Comuni, a chi ancora vuole spacciare queste scomposte manifestazioni per espressione di
democrazia, che esse non hanno nulla a che vedere con la dialettica democratica, con la legittima
“opinione dissenziente” garantita dall’art. 21 della Costituzione, ma sono, al contrario,
un’aggressione inammissibile alle libertà di una comunità, che ha il diritto e il dovere di proteggere
la propria integrità dalla aggressione della pandemia.
Cose mai viste! Mi sono detto. Poi ci ho pensato su ed ho scoperto che un precedente c’è: questi
cortei somigliano molto alle scorrerie dei lanzichenecchi che, nel 1628 durante la guerra di
Mantova, percorrevano la Lombardia. Anche loro, oltre a recare danni ingenti alla economia di una
regione già stremata da due anni di carestia, diffondevano la peste. Quella peste che, come ci
racconta Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi, raggiunto il suo culmine nel 1830, falcidiò la
popolazione di Milano.
L’affinità tra quegli eventi lontani e ciò che sta accadendo oggi, curiosamente, investe anche altri aspetti, come lo spregio delle scienze, il complottismo ed il negazionismo: anche allora i primi medici che lanciarono l’allarme e si diedero da fare per fronteggiare l’emergenza (il Tadino e Senatore Sattala) – raccontano le cronache del tempo – venivano
accolti da insulti e sassate dalla folla di Milano ed erano accusati di diffondere voci infondate per
dare lavoro alla Sanità.
Quanto al negazionismo, sempre Alessandro Manzoni ci ha tramandato il nome del suo più celebre esponente, quel don Ferrante, che con argomenti pseudo-aristotelici negava la possibilità che il contagio potesse passare da un corpo all’altro…. E morì di peste!
Se non vogliamo ricadere nei ridicoli e tragici errori fatti per la peste di Milano seguiamo
l’indicazione di Mattarella e smettiamola di pensare che essere pro o contro il vaccino siano due
opinioni egualmente rispettabili. Questo vale soprattutto per i talk show televisivi, nei quali gli
organizzatori si preoccupano di inserire sempre un rappresentante dei negazionisti a fare da
contraltare a chi invita a vaccinarsi. Eppure, secondo le nostre leggi, se un privato si permette di
dare indicazioni a qualcuno circa la cura medica da seguire può essere denunciato per abuso della
professione medica, e non si capisce perché si permetta invece a persone che invitano a non seguire
una prescrizione medica, come l’invito a vaccinarsi, possano farlo impunemente pubblicamente,
servendosi del mezzo televisivo.
Chi si ostina ancora ad offrire una sponda agli agitatori no vax sono, manco a dirlo, Matteo Salvini e
Giorgia Meloni. Mentre, infatti, il ministro dell’Interno Lamorgese, in coerenza con le indicazioni di
Mattarella (e presumibilmente d’intesa con Draghi), ha preso le dovute misure contro le provocazioni dei no vax (basta con l’occupazione di piazze centrali, basta con i cortei, si facciano i sit in e non i cortei), i due leader della destra vedono
in queste direttive ai prefetti una violazione della democrazia. I due si sono meravigliati perché i
loro candidati a sindaco sono stati ritenuti inadatti ad amministrare le città nelle recenti elezioni
amministrative. Insistendo in queste posizioni sulle manifestazioni dei no vax saranno ritenuti
inadatti anche a governare il Paese.
*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del Sindacato Scuola della Cgil

Commenta per primo

Lascia un commento