di RAFFAELE CICCARELLI*/ Gianni Brera è stato per il giornalismo sportivo italiano, senza inciampare nella blasfemia, il vate d’annunziano o il sommo poeta dantesco. A poco più di trent’anni dalla sua morte, non mancano nostalgici incanutiti della scrittura di gioanbrerafucarlo, ma anche studiosi, più o meno giovani, della sua varia umanità. L’occasione, per parlarne e anche confrontarsi, si è presentata in questi giorni per la presentazione di un nuovo libro che richiama, nel titolo, quella che forse è stata la sua rubrica più nota sul Guerin Sportivo, l’Arcimatto.
Location d’eccezione. Speciale, particolare e non casuale il luogo scelto per la presentazione, l’Arena Civica di Milano a lui dedicata, splendido teatro sportivo di antico retaggio, posta nel mezzo del Parco Sempione nei pressi del maestoso Castello Sforzesco, teatro di numerosi record mondiali di atletica, scenario preferito di Adolfo Consolini, stadio dove nel maggio del 1910 avrebbe disputato la sua prima partita la Nazionale italiana di calcio dando inizio ad un’avventura gloriosa, seppur tra gli altri e bassi recenti, e dove si sarebbe svolto il triangolare finale del campionato Alta Italia del 1945, che vide vincere i Vigili del Fuoco di La Spezia sul Grande Torino.
L’evento. Voluta e organizzata dalla La.CRO.S.S., l’associazione dei cronisti e storici dello sport, con il patrocinio di Ussi, Comune di Milano, Coni, Limec e Cus Milano, moderata dal presidente La.CRO.S.S. Sergio Giuntini, coadiuvato dalla preziosa organizzazione di Giuliana Cassani, la serata ha visto l’intervento dei curatori dell’opera, Alberto Brambilla e Adalberto Scemma, oltre che di altri autori, che hanno cercato di dare un quadro quanto più esaustivo possibile delle mille sfaccettature di Gianni Brera.
Gianni Brera, un maestro del giornalismo italiano. Un punto di partenza, ovvio nella sua semplicità e nella sua logica, è che egli è stato un campione del mestiere di giornalismo ma non solo, riuscendo a creare un ponte tra sport e cultura in un mestiere, quello del giornalismo sportivo appunto, che ha mantenuto il suo percorso tra cronaca e epica. I vari autori che si sono succeduti, infine, hanno messo in luce vari lati di Brera, dal carattere burbero che spesso lo ha portato a tenzoni che sono andate anche oltre la schermaglia dialettica, alla passione per il cibo e per il vino, di cui aveva fatto un vero culto. Tutti particolari importanti e che hanno lasciato un segno, ma uno è stato messo particolarmente in risalto: quello della sua humanitas, che traspariva dai suoi scritti, in una forma di atipico verismo letterario, in un solco in cui la sua scrittura ha fatto da apripista, imitata ma ancora insuperata nella sua magnificenza.
*Storico dello Sport
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