Funerali vietati per Pupetta Maresca, che nel 1955 uccise il mandante dell’omicidio di suo marito, Pascalone ‘e Nola. Su di lei fu realizzata una fiction interpretata da Manuela Arcuri

Funerali vietati dalla Questura, che ha autorizzato la sola benedizione della salma, ieri al cimitero per Assunta “Pupetta” Maresca, vedova del boss “Pascalone ‘e Nola”, ucciso da un sicario, che vendicò uccidendo nel 1955, quando aveva 20 anni, il mandante dell’omicidio. A 86 anni, nonostante i film e le fiction televisive a lei dedicate ed il ruolo avuto nelle vicende criminali degli anni ’80, quando in una conferenza stampa minacciò di morte Raffaele Cutolo, capo della “Nuova camorra organizzata”, Pupetta Maresca era stata dimenticata e viveva nell’ anonimato a Castellammare di Stabia. Ieri solo una decina di donne si sono recate nella chiesa di S. Antonio di Padova , dove avrebbero dovuto svolgersi i funerali, per recitare qualche preghiera di suffragio.

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Pupetta Maresca, la vedova dell’esponente della camorra di Castellammare di Stabia,  Pascalone ‘e Nola, che nel 1955, quando aveva 20 anni, uccise il mandante dell’uccisione di suo marito, è morta a 86 anni nella sua casa di Castellammare di Stabia. Su di lei  fu anche girata una fiction dove a interpretarla fu Manuela Arcuri. Era comparsa in un processo l’ultima volta quando tra le prove fu portata una lettera a un imprenditore nella quale chiedeva un posto per il figlio e spiegava di essere stata rovinata dai pentiti.

Ho pagato con lacrime e affanno le mie scelte. La prima volta perchè l’uomo a cui ho sparato avrebbe fatto lo stesso con me. Cosa dovevo fare, farmi uccidere? Ero incinta. Mi veniva incontro con il braccio teso e la pistola in pugno. Con lui c’erano i suoi killer. Io mi sono difesa“. Così Pupetta Maresca si raccontava il giorno dopo la messa in onda della prima puntata della fiction il giorno dopo la messa in onda della prima puntata della fiction su Canale 5 il 7 giugno 2013.

Ma il carcere che mi ha fatto veramente male è stato quando sono stata arrestata la seconda volta, per avere parlato di Cutolo che a quei tempi uccideva tutti i giorni – ricordava in quell’occasione – io urlavo nel carcere, per l’ingiustizia che avevo subito, quattro anni per aver detto che Cutolo era sostenuto dalla politica. E’ vero, l’ho minacciato di morte. Lui minacciava i miei fratelli e io avevo davanti agli occhi mio padre che piangeva. Crede che la camorra avrebbe mandato una donna a fare minacce in pubblico? Il mio è stato un impeto di rabbia, che ho pagato amaramente. Desidero ancora una carezza da mia madre, una carezza che – conclude – non ho mai avuto”.

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