ERGASTOLO PER L’UCCISIONE DEL VICE BRIGADIERE CERCIELLO/ Il massimo della pena per i due giovani americani Lee Elder e Gabriel Hjorg

La prima Corte d’Assise di Roma, dopo 13 ore di camera di consiglio, ha inflitto la pena dell’ergastolo ai due giovani americani  Finnegan Lee Elder e  Gabriel Natale Hjorg, che uccisero due anni fa a Roma il vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega.

Il delitto avvenne dopo che i due americani, in cerca di droga a Trastevere, avevano rubato lo zaino del facilitatore dei pusher Sergio Brugiatelli. Da quell’episodio è nata la “trattativa” per la restituzione della borsa, culminata con le 11 coltellate inferte da Elder a Cerciello, che era intervenuto con il collega Andrea Varriale per recuperarla. Coltellate inferte con un’arma che i due si erano portati addirittura agli Stati Uniti e che avevano nascosto, dopo il delitto, nella camera d’albergo romano dove avevano preso alloggio.

Nella requisitoria con cui aveva sollecitato il carcere a vita per i due imputati, il 6 marzo scorso,  il pm, Maria Sabina Calabretta, aveva affermato che questa vicenda è caratterizzata da “fatti gravi” e “grave è l’ingiustizia che è stata commessa contro un uomo buono, che stava lavorando”. Ricostruendo le fasi della drammatica colluttazione, il rappresentante dell’accusa aeva spiegato che “i carabinieri si sono qualificati, hanno mostrato il tesserino ed erano in servizio: si sono avvicinati frontalmente, non alle spalle. Cerciello non è stato ammazzato con una coltellata ma con undici fendenti in meno di trenta secondi. La vittima non ha avuto il tempo di elaborare nessuna difesa attiva” e comunque “avrebbe potuto poco anche se fosse stato armato, e non lo era”.

La vedova del brigadiere, Rosa Maria Esilio,  in lacrime dopo la sentenza con l’avvocato Franco Coppi (foto di Tiziana Fabi, AFP)

Rosa Maria Esilio, vedova di Mario Cerciello Rega,(foto a lato) ha commentato in lacrime la sentenza.”È stato un lungo e doloroso processo. Questo non mi riporterà Mario. Non lo riporterà in vita, non ci ridarà la nostra vita insieme. Oggi è stata messa la prima pietra per una giustizia nuova. L’integrità di Mario è stata dimostrata nonostante da morto abbia dovuto subire tante insinuazioni“. La donna ha seguito le varie fasi del processo e atteso il verdetto in aula, svolto in oltre 50 udienze, in cui sono stati ascoltati periti, testimoni e gli  imputati. Un percorso giudiziario a tappe forzate, udienze che si sono svolte anche durante il primo lockdown, in cui è stata di fatto “sezionata” sotto ogni profilo la drammatica notte di due anni fa.

L’avvocato Renato Borzone, difensore di Finnegan Lee Elder, ha accolto male il verdetto della Corte, arrivando ad affermare: “Questa sentenza rappresenta una vergogna per l’Italia, con dei giudici che non vogliono vedere quello che è emerso durante le indagini e nel processo. Non ho mai visto una cosa così indegna. Faremo appello: qui c’è un ragazzo di 19 anni che è stato aggredito. Abbiamo assistito al solito tandem Procure e giudici“.

 

 

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