Come largamente previsto alla vigilia, gli italiani hanno disertato i seggi anche per la votazione dei 5 referendum su alcuni aspetti del funzionamento della giustizia in Italia: solo il 15% degli elettori si è recato ai seggi , nonostante la concomitanza con le elezioni amministrative in mille comuni. Comunque anche il referendum del 7 aprile 2016 sulle trivelle ebbe una scarsa affluenza arrivando neanche al 33% a chiusura urne. Un quadro tanto netto da far ritenere quasi superflua la necessità di attendere i primi exit poll condotti in uscita dai seggi per rendersi conto, ben prima della chiusura delle urne, che l’obiettivo di chi intendeva introdurre una serie di cambiamenti in materia di magistratura e di amministrazione della Giustizia non è stato centrato. Un dato che, oltretutto, accomuna questo referendum alle consultazioni referendarie che si sono svolte in Italia nell’ultima decina d’anni. Ma in fondo, il flop sembrava annunciato da giorni. E temuto da tutti coloro che hanno spinto fino alla fine i 5 quesiti. Il referendum è stato inserito nel contesto di un election day, in contemporanea con le elezioni amministrative in 975 comuni, tra cui la grande Palermo, dove i problemi per la costituzione dei seggi e l’avvio delle votazioni non sono stati pochi, causa i forfait di scrutatori e presidenti di seggio.
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