Elezioni regionali: Renzi perde 2 milioni di voti sulle europee, un milione rispetto al Pd di Bersani

Serracchianidi Luca Della Monica/

Benché sia per certi aspetti arbitrario, il paragone fatto dall’Istituto Cattaneo tra il risultato delle elezioni nelle 7 regioni dove si è votato il 31 maggio (che andrebbe fatto, più correttamente, con le analoghe regionali precedenti) e le più recenti consultazioni europee di un anno fa e politiche di due anni fa porta alla conclusione che la Lega Nord è “l’unico grande partito che aumenta i propri consensi”. Gli altri hanno perso voti: più di tutti il Pd e Forza Italia, ma persino il M5s, che però per la prima volta competeva in elezioni regionali in quei territori, per cui, come dicevamo, il confronto ha scarso significato, anzi si può affermare persino il contrario.

Ma veniamo al dettaglio della analisi dell’Istituto Cattaneo, accreditato come dei più seri e obiettivi organi di ricerca sui fenomeni sociali e sui flussi politici. La sua conclusione è che il Pd (nella foto Guerini, Serracchiani e Orfini, mandati in tv da Renzi a parlare di…vittoria) abbia perso voti rispetto alle elezioni europee del 2014, lasciando sul terreno “oltre due milioni di voti” e alle politiche del 2013, con una “contrazione sostenuta anche se differenziata per regione”: il Movimento 5 Stelle abbia perso ovunque “in voti assoluti” e Forza Italia abbia perso “in modo rilevante rispetto alle precedenti europee e alle politiche 2013”.

Il partito guidato da Matteo Salvini invece, viene evidenziato, “ha ricevuto un numero di consensi pari a oltre il doppio di quelli delle elezioni politiche del 2013” con un incremento del “109,4% e 402.584” voti. Comparando il dato del 2015 con quello delle europee del 2014 risulta una crescita in valori assoluti di quasi la metà (+50%) pari a oltre duecentomila unità (+256.803). Grazie a questi risultati, nel centrodestra, la Lega Nord “è diventato il primo partito di quest’area politica (e della potenziale coalizione) in tutte le regioni in cui ha presentato una propria lista. La crescita in voti assoluti ha consentito al Carroccio di superare Forza Italia: nel 2015 il peso delle camicie verdi è doppio rispetto a quello delle camicie azzurre (67% vs 33%).

Guardando al numero assoluto di voti ricevuti dai maggiori partiti, il Pd ha perso oltre due milioni di voti rispetto al 2014, ossia alle elezioni più vicine nel tempo (-2.143.003), ma la riduzione è significativa anche rispetto alle elezioni politiche del 2013 (-1.083.557), quando a guidare il Pd era Pierluigi Bersani, al quale Renzi rimproverò di “non aver vinto” pertché aveva ottenbuto meno voti di quanto prevedessero… i sondaggi. A livello di variazione percentuale, il calo rispetto al 2014 è stato del 50,2% e rispetto al 2013 del 33,8%. A giudizio dell’Istituto Cattaneo, “questo risultato negativo può essere attribuito solo in parte al fenomeno delle cosiddette ‘liste del presidente’ che, anche dove presenti, ottengono consensi molto disomogenei: in Puglia, sconta l’affermazione della lista ‘Emiliano Sindaco di Puglia’ (154.028 voti, pari al 9,2%), mentre in Veneto la prestazione della lista a sostegno del candidato Alessandra Moretti è poco significativa (3,8%)”.

Il Movimento 5 stelle, ha ridotto i propri consensi di “circa il 60% rispetto all’exploit delle politiche del 2013, ma anche rispetto alle europee del 2014 (-40,4%)”: in valore assoluto, viene puntualizzato, “questa variazione si traduce in una contrazione di voti pari a (-1.956.613) rispetto alle politiche e -893.541 rispetto alle europee”. Da un lato, viene spiegato, “il partito di Grillo non riesce a capitalizzare le difficoltà degli avversari in alcuni contesti apparentemente favorevoli, ad esempio in Campania, dove il caso dei candidati ‘impresentabili’ segnalati dalla Commissione Antimafia lasciava forse presagire un risultato più brillante. Anche in Veneto, dove il Movimento ha perso il 75% dei voti del 2013, molti elettori del centrodestra sembrano essere stati riassorbiti dal partito di Salvini. Ciò detto – si legge nell’analisi – “non deve essere sottovalutata la capacità del Movimento di consolidare la propria presenza nell’arena elettorale difficile delle regionali, in cui la presenza del leader Beppe Grillo è meno visibile”.

Quanto a Forza Italia, la compagine guidata da Silvio Berlusconi “ha complessivamente perso il 46,9% rispetto alle europee del 2014 e oltre i due terzi dei consensi avuti alle politiche del 2013 (-67,0%)”: in termini assoluti Forza Italia “ha perso quasi 2 milioni di voti sul 2013 (-1.929.827) e quasi 1 milione rispetto al 2014 (-840.148)”. Secondo l’Istituto Cattaneo, “il partito di Berlusconi riesce a limitare le perdite soltanto in due contesti, la Campania e la Liguria. Come noto, nel primo caso il candidato era il presidente della Giunta uscente, nel secondo caso si trattava di un esponente azzurro di rilievo nazionale, a conferma che Forza Italia soffre l’assenza/debolezza di una leadership che ne è stata storicamente la guida”.

 

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