Elezioni olandesi: i liberali resistono agli anti-Ue di Wilders, forte avanzata dei Verdi, crollo dei laburisti. Verso un governo di larga coalizione

Dopo l’Austria l’Olanda: i liberali del Vvd di Mark Rutte (foto a sinistra) si confermano primo partito superando gli anti-Ue di Geert Wilders (foto a destra) , che fino a qualche settimana fa venivano dati  in testa nei sondaggi.

Resta la frantumazione del corpo elettorale, che costringerà a una alleanza composta da più partiti per la formazione di un governo. E non sarà né facile né rapido arrivarci. Mark Rutte è nettamente in testa con il 21,2% dei voti e 33 seggi sui 150 seggi in palio nella Camera Bassa degli Stati Generali d’Olanda: quei dati si riferiscono a 365 sezioni   su 388.  Geert Wilders figura al secondo posto con il 13,1% e 20 seggi, solo uno in più dei democristiani del Cda (12,4%) e dei liberali progressisti del D66 (12,1), entrambi, se le percentuali resteranno invariate, con 19 seggi. Si conferma l’avanzata dei verdi del GroenLinks, passati dal 2,3% del 2012 a un 9%, e da 4 a ben 14 seggi. Confermato anche il buon risultato del partito antirazzista Denk, che con il 2,1% (secondo le ultime percentuali disponibili) entra per la prima volta in parlamento con 3 rappresentanti.

Il presidente dell’UE, Jean Claude Juncker, ha telefonato subito al premier. E’ stato “un voto per l’Europa, un voto contro gli estremisti” gli dice. E Rutte replica parlando ai suoi elettori di “una serata importante per tutta l’Europa: l’Olanda dopo la Brexit e le elezioni americane ha detto no al populismo”. Poi celebra la partecipazione record al voto come una “festa della democrazia”.

Anche il presidente francese Francois Hollande si è congratulato con Rutte per la il suo successo elettorale e la sua “chiara vittoria contro l’estremismo”.

Gli olandesi, dunque, andando in maniera massiccia alle urne hanno scelto la stabilità e riconfermato Rutte per un terzo mandato. Ma hanno punito pesantemente i suoi alleati, i social-democratici del PvdaLaburisti in salsa troppo liberale, i cui volti sono stati quelli di Frans Timmermanns (primo vice di Juncker) e Jeroen Dijsselbloem, ministro delle finanze e presidente dell’ Eurogruppo. Un ‘falco’ troppe volte allineato all’austerità ispirata dal tedesco Schaeuble. I risultati della ‘cura’ si sono visti nelle statistiche. Non nelle tasche della classe media e operaia olandese.

Ora per formare il governo e raggiungere la maggioranza di 76, Rutte dovrà comunque fare i conti anche con i Verdi o offrire uno strapuntino ai laburisti. Il GroenLinks infatti è il vero vincitore delle elezioni: con un boom storico, gli ecologisti hanno quadruplicato rispetto al 2012 e per la prima volta sono il primo partito della sinistra.

Anche Wilders però ha voluto ringraziare i suoi: “Abbiamo guadagnato seggi, il primo obiettivo è raggiunto. E Rutte non si è sbarazzato di me”, ha twittato. Il risultato dimostra che la diga europea può tenere davanti allo tsunami del populismo nato dalla Brexit, rafforzato dall’elezione di Trump e – nella sua versione più aggressiva – interpretato da Erdogan. Ma ci si è arrivati con una campagna elettorale dominata dall’agenda di Wilders. “Comunque vada, il genio della lampada del populismo non potrà rientrare nella lanterna”, aveva infatti avvertito il platinato leader del Pvv davanti ai cameraman e ai fotografi di mezzo mondo, convocati per immortalare il suo voto alle 9 del mattino in una scuola della periferia occidentale dell’Aja. Stesso slogan lanciato da Nigel Farage dopo la Brexit.

Il 53enne Wilders, di Venlo con nonna indonesiana, che vuole cacciare “la feccia marocchina” dal paese, vive sotto scorta da oltre 10 anni. Per tentare l’assalto al governo ha presentato un programma di una sola pagina. “L’Olanda è la nostra terra“, il titolo di sapore trumpiano, con 12 punti programmatici così sintetizzati: bando del Corano, chiusura delle moschee, chiusura delle frontiere, dei centri di asilo, uscita dalla Ue (quindi anche dall’euro), oltre a misure acchiappa-voti come la riduzione degli affitti e l’eliminazione degli eccessi della sanità pubblica. Ma proprio il primo mese di Trump alla Casa Bianca (con cui si dice condivida finanziamenti da Israele e dalla destra ebraica americana) ha apparentemente gelato la maggioranza degli olandesi.

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