ELEZIONI IN VISTA? PRONTO IL “BONUS” DI SCAMBIO

ORA di puntadi  Ennio Simeone –

Con l’approssimarsi della scadenza elettorale amministrativa di primavera, che riguarderà le maggiori città italiane oltre a un migliaio di altri comuni, il segretario del Pd e capo del governo, ha già impugnato l’arma propagandistica che gli consentì l’anno scorso di fare il pieno di voti alle elezioni europee: il “bonus” di 80 euro. Con un contorcimento dialettico tipico dei grandi piazzisti, Matteo Renzi ha colto al volo le stragi dell’Isis per annunciare che nella legge di stabilità verrà inserita una spesa  per le misure di sicurezza secondo il criterio che “per ogni euro destinato a questo scopo ne sarà destinato uno alla cultura”. Un annuncio roboante, che significa tutto e nulla, soprattutto perché non verificabile. Ma lo scopo era quello di comunicare l’estensione del famoso “bonus”  “alle donne e agli uomini che lavorano nella polizia”. Una mancia – sia pure per un numero ridotto di persone rispetto alla primavera del 2014 – che comunque assume la stessa forma di “voto di scambio” del capo di un partito, ma con l’uso spregiudicato non di risorse personali bensì di denaro pubblico. I vigili del fuoco, che ne sarebbero esclusi,  hanno fatto sentire la loro protesta (“E perché a noi no?!”), altre categorie potrebbero fare lo stesso; ma vedrete che sotto la definizione di “forze di polizia” il nostro acrobatico capo del governo inserirà anche altre categorie, magari pure i body guard delle discoteche.  Purché abbiano diritto di voto.

P.S.  Purtroppo nessuno ha alzato un dito per ricordare a Renzi che quel “bonus” era nato in Consiglio dei ministri come sgravio fiscale sul costo del lavoro (dunque con criterio proporzionale) e diventò, un’ora dopo (al momento della conferenza stampa con le slide) “bonus di 80 euro” uguale per tutti coloro che percepiscono uno stipendio inferiore a 1500 euro. Una porcheria contro il principio di equità. E che esclude dal beneficio tutti coloro che non hanno uno stipendio fisso!

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