DOMENICO MACERI/ Stallo a Washington sulle infrastrutture: gli Stati agiscono da soli

Domenico Maceridi DOMENICO MACERI*/ «È indispensabile che la California possa trasportare prodotti e persone con metodi moderni ed efficienti». Ce lo dice Jerry Brown, il governatore del Golden State, in un incontro con alti funzionari statali nella città di Oakland per discutere l’importanza di migliorare i trasporti altrimenti l’economia si troverà a rischio.

La California è ovviamente di vitale importanza per l’economia degli Stati Uniti con i suoi trentotto milioni di abitanti e un Pil che piazzerebbe lo Stato all’ottavo posto fra tutti i Paesi del mondo. Ma la necessità di migliorare i trasporti e le  infrastrutture coinvolge tutta la nazione.

Dopo la seconda guerra mondiale, le infrastrutture degli Stati Uniti destavano l’invidia del mondo. Poi le cose sono degradate fino a un punto in cui l’American Society of Civil Engineering ha dato un voto al di sotto della sufficienza a ponti, dighe, ferrovie e al trasporto in generale. Si calcola che un ponte su quattro ha bisogno di modifiche drastiche o deve essere addirittura demolito e ricostruito da zero.

Il problema è ovviamente economico. Gli Stati Uniti investono poco e attualmente si trovano al ventottesimo posto al mondo per quanto riguarda gli investimenti nelle infrastrutture. Come si sa, il governo federale non riesce a fare molto per il già notissimo stallo delle due Camere, dominate dai repubblicani, e la loro insofferenza ad investire, essendo dominati dalla febbre di condizionare il governo attraverso i tagli alle imposte. Gli Stati però hanno riconosciuto il problema ed hanno cominciato ad agire per conto proprio, come sta avvenendo anche per ll’aumento del salario minimo.

Secondo un’analisi del New Yortk Times la metà degli Stati ha approvato nuove leggi per migliorare i trasporti. Si tratta di ingoiare la pillola amara ed aumentare le tasse per trovare i fondi necessari. Gli Stati di Washington, Idaho, Connecticut e Iowa hanno aumentato la tassa sulla benzina, i cui proventi verranno investiti nel  miglioramento dei trasporti. Persino il Nebraska e l’Oklahoma, stati molto contrari ad aumenti alle imposte, hanno attuato tale aumento. La California e il Tennessee stanno discutendo seriamente proposte per investire di più nei trasporti.

Aumenti di tasse sulla benzina da investire nel miglioramento dei trasporti sono stati messi in pratica da alcune città in diverse parti degli Stati Uniti.

Nonostante l’azione degli Stati e delle municipalità i contributi federali sono indispensabili, anche perché i trasporti includono reti interstatali. La legge federale sui trasporti esiste ma lo stallo a Washington si traduce in passi da lumache per approvare i fondi. Il Congresso ha fatto il minimo prima di andare in vacanze ad agosto per mantenere viva la tassa sui trasporti fino al mese di ottobre. Si tratta di molto poco, dato che la tassa sulla benzina per le autostrade federali di 18 centesimi al gallone è rimasta bloccata dal 1993.

Dal punto di vista politico i leader della Camera fanno poco altro che litigare senza riuscire a rilasciare i 50 miliardi annui per la manutenzione routinaria. l Department of Transportation stima che ci vorranno quasi 60 miliardi di dollari annui fino al 2030 solo per migliorare le condizioni delle autostrade. Più fondi sono necessari per le ferrovie e il resto delle infrastrutture. L’American Society of Civil Engineers stima che ci vorranno quasi 4.000 miliardi di dollari entro il 2020 per le migliorie necessarie all’infrastruttura.

Bisogna aumentare le tasse per questi investimenti. Ma una buona parte dei legislatori repubblicani hanno già firmato una promessa solenne che mai e poi mai aumenterebbero le tasse. Difficile avere un’economia dinamica senza potere trasportare merci e persone in modo adeguato. Inoltre la carenza di trasporti adeguati scoraggia le aziende e limita anche il turismo.

Siamo già in campagna politica per le presidenziali del 2016. La folla dei diciassette candidati alla nomination repubblicana fa poco, eccetto deboli tentativi di affrontare le sparate di Donald Trump, che al momento si trova in cima ai sondaggi.

Nel campo democratico l’unico candidato che ha toccato il tema dell’importanza delle infrastrutture è il senatore del Vermont Bernie Sanders. Ha parlato di un piano di cinque anni con una spesa di mille miliardi di dollari, i quali, oltre ai benefici per trasporti adeguati, creerebbero a suo giudizio  anche 13 milioni di posti di lavoro.

Sfortunatamente pochi  sperano che Sanders vinca la nomination del Partito Democratico e, successivamente, le elezioni presidenziali.

*Domenico Maceri

Docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California

(dmaceri@gmail.com).

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