DELOCALIZZAZIONI/ Lavoratore della Embraco s’incatena al cancello mentre il ministro chiede l’intervento dell’Ue

Un lavoratore dell’Embraco, Daniele Simoni, da 25 anni operaio presso Riva di Chieri, si è incatenato ai cancelli della fabbrica. “Non voglio mollare, è la mia fabbrica che mi ha dato da mangiare per 25 anni, finché c’è uno spiraglio non mollerò”, spiega. E’ la reazione istintiva al fallimento dei tentativi del ministro Calenda, preso per i fondelli dai padroni dell’Embraco, che hanno detto no alla sua richiesta di cassa integrazione e hanno confermato gli oltre quattrocento licenziamenti in Italia per il trasferimento della produzione in Slovacchia.

Intanto Calenda è andato a Bruxelles per incontrare la commissaria alla concorrenza Vestager, la quale gli ha promesso  per mercoledì… “una conferenza stampa” dopo avergli assicurato che “la Commissione è molto intransigente nel verificare i casi segnalati in cui c’è un problema o di uso sbagliato o non consentito degli aiuti o, peggio, di aiuto di Stato per attrarre aziende da Paesi che sono parte dell’Ue”.

Come si sa, ci sono  alcuni Paesi europei in una diversa fase di sviluppo, come la Polonia, dove il costo del lavoro è più basso e che “rubano” così aziende e posti di lavoro ad altri paesi dove il costo del lavoro è più alto (come l’Italia). Questo è il caso – l’ultimo di tanti – dell’Embraco, che produce compressori per impianti frigoriferi.

Ieri l’azienda del gruppo Whirlpool ha detto no alla richiesta di sospendere i 500 licenziamenti nello stabilimento di Riva di Chieri, nel torinese, e va avanti sulla strada della delocalizzazione in Slovacchia della produzione italiana di compressori per frigoriferi. Niente cassa integrazione per consentire di esaminare proposte di reindustrializzazione, spiegano i legali dell’azienda presenti all’incontro. Delusi e arrabbiati, i lavoratori in sciopero hanno bloccato il traffico sulla statale Torino-Asti Ed e in circa cento si sono ritrovati alle 8 davanti alla fabbrica.

“Serpeggia lo sconforto. I lavoratori sono disgustati dall’atteggiamento dell’azienda e sfiduciati perché non vedono alcun tipo di prospettiva positiva. Lavoreremo fino al 25 marzo per far cambiare idea all’azienda”, afferma Dario Basso, segretario generale della Uilm torinese. “A questo punto il governo deve agire, i tempi sono strettissimi. Se un’azienda vuole insediarsi bisogna fare in fretta”, osserva Ugo Bolognesi della Fiom.

 

“Non ricevo più questa genta…(glia), questa gente, perché onestamente ne ho fin sopra i capelli di loro e dei loro consulenti del lavoro italiani che sono qua”, ha replicato stizzito ieri Calenda alla notizie dei rifiuti dell’Embraco di trovare una soluzione positiva. E il 25 marzo finirà la procedura di mobilità e i lavoratori saranno tutti licenziati. Bocciata la proposta di ricorrere al part-time, considerata “inaccettabile sotto ogni profilo, innanzitutto quello etico” da Calenda ma anche dai sindacati. “Atteggiamento incomprensibile e irresponsabile”, dice a su volta il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, mentre la sindaca di Torino, Chiara Appendino, parla di “presa in giro per i lavoratori”.

“L’azienda ha dimostrato totale disinteresse nei confronti delle proposte formulate dal Governo e totale irresponsabilità, in particolare nei confronti dei dipendenti di Riva di Chieri”, affermano Fiom e Uilm. Le principali forze politiche di tutti gli schieramenti criticano l’Embraco e chiedono un intervento delle istituzioni europee.

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