Davigo: “Tra 5 mesi lascio la presidenza dell’Anm”

Davigo PiercamilloIl presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Piercamillo Davigo, annuncia al congresso di Magistratura democratica in corso a Bologna che, quando scadrà il suo mandato, lascerà la carica senza accettare rinnovi. “Se qualcuno ha dei dubbi lo rassicuro. Mancano cinque mesi e tre giorni” alla fine del mandato.

“Aspetto con ansia e faccio la conta come fanno i militari di leva. Non ho nessuna intenzione di rimanere neanche un minuto di più – dice Davigo – quindi l’8 aprile 2017 finisce il mio mandato e, se ci fossero pensieri contrari avverto fin d’ora che rassegnerò le mie irrevocabili dimissioni”. “Sono stato eletto il 9 aprile” 2016 e “l’8 aprile 2017 lo considero il giorno della fine del mio mandato“, conclude il magistrato.

La politica non deve offrire candidature ai magistrati“, ha ribadito poi il presidente dell’Anm. “Tra i tanti problemi che abbiamo di fronte – ha spiegato – il più importante è l’indipendenza della magistratura. Siamo abbastanza protetti dalle guarentigie costituzionali rispetto alle minacce. In Italia, le guarentigie costituzionali hanno tenuto. Quello da cui non siamo abbastanza protetti sono le lusinghe, i premi e le offerte di candidature politiche che purtroppo arrivano“.

“Io trovo disdicevoli – prosegue – e non ne ho mai fatte, le polemiche sui magistrati che si candidano, però se lo fanno vuol dire che qualcuno offre loro delle candidature. Noi dobbiamo chiedere correttezza alla politica – scandisce Davigo – se vogliono che i magistrati siano separati” dalla politica, “non devono offrirci candidature”, conclude.

“In genere i magistrati che fanno politica sono prima di tutto dei cattivi politici, poi ce ne è qualcuno bravissimo, ma di media non lo sanno fare”, ha continuato Davigo. “Di Pietro – racconta – una volta mi ha detto di come si fosse pentito delle scelte effettuate. Mi ha detto: ‘Come magistrato tu dai ordini che in un modo o in un altro vengono eseguiti; come politico devi convincere e non ci riesci quasi mai’. Questa è la specifica nostra ed è per questo che non dovremmo fare politica perché ognuno deve fare le cose che fare e non si deve a mettere a fare le cose che non sa fare”.

Davigo cita anche le parole del giudice Rosario Livatino, assassinato dalla mafia. “Parlando di magistrati che si dedicavano ad altre attività e alla carriera politica ha raccontato Davigo – ha detto: ‘Se qualcuno pensa davvero che sia più nobile fare il parlamentare rispetto a fare il magistrato faccia pure, ma almeno non torni indietro’. Io penso che sia meglio che non vada neanche avanti ma non perché pensi che ci sia qualcosa di sporco nella politica. Io ho conosciuto politici di adamantina onestà, ma anche mascalzoni della peggior specie“.

“Il problema – ha spiegato Davigo – è che ci sono due modi di ricoprire incarichi pubblici: il criterio di competenza e quello di rappresentanza. Noi scegliamo con il criterio di rappresentanza il sindaco che governa le nostre città e scegliamo, o perlomeno dovremmo sceglierlo, col criterio di competenza il primario di chirurgia che opera a cuore aperto. Dal punto di vista teorico nulla vieta di fare il concorso a sindaco e di eleggere il primario. Il problema è se il paziente accetta di farsi operare da un primario eletto anziché scelto per competenza“.

Noi magistrati “siamo scelti per competenza e, a differenza di tutte le altre persone scelte per competenza, abbiamo le guarentigie per poter prescindere da ciò che pensa la maggioranza del momento dalle nostre decisioni. Potete mai credere che uno dopo anni, magari decenni in cui ha operato con criterio di competenza, al riparo grazie alle guarentigie, possa agire da un giorno all’altro con criterio di rappresentanza? Ci sono i geni universali come Leonardo Da Vinci” che possono farlo “ma ce ne sono pochi”, ha concluso.

“Il presidente del Consiglio Matteo Renzi si è stupito del fatto che i magistrati guadagnino meno dei giudici amministrativi” che accedono alla professione con un concorso di secondo livello che quindi dà diritto a uno stipendio maggiore, ha poi raccontato il presidente durante l’intervento al congresso di Magistratura democratica. “Non lo faremo ora, visti i guai con la legge finanziaria – anticipa Davigo -, ma l’anno prossimo, la giunta” dell’Anm “andrà all’incasso di questa promessa del Presidente del Consiglio. Non è un premio per farci stare buoni, a questi premi io sono sempre stato insensibile”.

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