Dal ministro Orlando una conferma dei sospetti sui rapporti tra Isis e scafisti dalla Libia

di GIOVANNI PEREZ – È una pista investigativa che ha preso corpo nelle ultime settimane. E l’altro ieri, in Parlamento per un’audizione al Comitato Schengen, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha finalmente ammesso quello che molti analisti avevano denunciato già mesi fa. “Non abbiamo trovato la ‘pistola fumante’ – spiega il ministro in una intervista al Corriere della Sera – ma ci sono indizi su cui ha richiamato l’attenzione anche il procuratore nazionale antiterrorismo Franco Roberti“. Il sospetto è che le organizzazioni, che fanno partire i migranti dall’Egitto e dalla Libia e che decidono quanti mandarne in Italia, quanti in Grecia o quanti altrove, finanzino il terrorismo islamico.

“Dalle informazioni disponibili – ha spiegato ieri il Guardasigilli – risulta in corso una serrata verifica investigativa sull’ipotesi che fiduciari dell’Isis svolgano ruoli cruciali di controllo e di indirizzo nella gestione dei flussi migratori verso l’Italia”. Dietro gli scafisti che riempiono le nostre coste di disperati e forse anche di pericolosi terroristi, insomma, ci sono miliziani dello Stato islamico che in Libia avrebbero assunto un ruolo più attivo rispetto al semplice compito di riscuotere il “pedaggio” dai trafficanti di uomini.

L’ipotesi degli inquirenti è che, in questo piano di penetrazione nell’Europa, i jihadisti diano “direttive sui criteri di distribuzione territoriale dei migranti”. Una certezza, però, già l’abbiamo. In Italia hanno vissuto o sono transitati almeno una dozzina di terroristi islamici implicati nelle stragi degli ultimi due anni e loro complici. E questo è un dato incontrovertibile e da cui bisogna partire per indagare.

Secondo il report presentato da Orlando i miliziani dell’Isis avrebbero un ruolo nella fase delle partenze. Come spiega la Stampa, l’indagine coordinata con l’anti terrorismo “ha permesso di scoprire quello che alcune singole procure siciliane non sapevano, e cioè che alcuni nomi ricorrevano in più inchieste. Nomi collegati ai traffici degli scafisti e anche al terrorismo internazionale”. È questa scoperta che ha riacceso l’allarme sui foreign fighter di ritorno, miliziani dell’Isis sconfitti in Libia che si mascherano da profughi per rientrare in Europa. “Gli sbarchi di scafi in partenza dall’Egitto – fanno sapere – sono aumentati del 104% dall’inizio dell’anno”.

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