Crisi idrica? E’ necessario riscoprire Talete di Mileto

di SERGIO SIMEONE*Chi ha fatto studi umanistici sa che il primo filosofo della storia della filosofia, Talete di Mileto, vissuto nel settimo secolo prima di Cristo , afferma che il principio di tutte le cose è l’acqua, intendendo dire che senza acqua non c’è vitaChi invece ha fatto studi scientifici sa che quando, nell’ottocento, comincia ad affermarsi la teoria evoluzionistica  si scopre che le prime forme di vita, dalle quali si svilupperanno tutte le specie dei viventi, sono nate nell’acqua.

Chi si occupa di storia sa che le grandi carestie che hanno flagellato nelle varie epoche l’umanità  sono state causate dalla mancanza di acqua. Gli scienziati che indagano sulla presenza della vita su altri pianeti sanno che questa è possibile solo se su quei corpi celesti c’è l’acqua.

Questa consapevolezza dell’importanza primaria dell’acqua non è forse risolutiva nell’affrontare il grave problema della siccità nel breve periodo. Ora ci vogliono misure che dispieghino in tempi brevi la loro efficacia; e i giornali sono pieni dei possibili rimedi da adottare nel breve medio periodo: formazione di bacini idrici per raccogliere l’acqua piovana e quella dei fiumi, impianti di dissalazione dell’acqua marina, sistemi di monitoraggio delle perdite delle condutture per rendere possibile una  loro rapida localizzazione e immediati interventi di riparazione, un cambiamento della dieta alimentare con minore consumo  della carne e conseguente diminuzione degli allevamenti di bestiame, una diverso impiego dell’acqua in agricoltura (irrigazione a goccia) ed impiego di specie vegetali non eccessivamente  idrovore. Le idee, come si vede, non mancano. Si tratta ovviamente di passare dalle idee ai fatti.

Ma nei tempi lunghi a queste e ad altre misure occorre affiancare un cambiamento di mentalità e l’adozione di un diverso stile di vita. Occorre passare, cioè, dal considerare l’acqua una risorsa disponibile senza limiti (e quindi da considerare di pochissimo valore, secondo la teoria economica dell’utilità marginale) all’apprezzare il suo enorme valore d’uso reso più grande dalla scoperta della sua scarsità. Questo cambio di mentalità deve a sua volta portare ad un suo uso più accorto, non solo  nelle attività produttive, ma anche nel suo impiego giornaliero tra le mura domestiche.

E’ necessario, insomma, diffondere una  cultura ecologica (di cui l’attenzione all’uso dell’acqua è parte) soprattutto tra le nuove generazioni. Ed è, ovviamente, compito della scuola provvedervi. Ma in che modo? E’ mia opinione che la formazione di una coscienza ecologica  deve partire dalla scuola primaria, perché la mente dei bambini è più ricettiva ed è nei primi anni di vita che si formano  le idee guida della vita da adulti. Nelle scuole superiori eviterei di farne una materia a parte, che finirebbe per fare la fine dell’educazione civica, assegnata agli insegnanti di diritto o di storia, troppo ossessionati dalla esigenza di completare i programmi ministeriali per trovare tempo da dedicare a questa materia. E’ preferibile invece affidare, in ogni scuola, ad un insegnante l’incarico di organizzare un programma extracurricolare sulla materia. Il programma  dovrebbe essere composto da lezioni tenute  da esperti presi da istituzioni che operano sul campo e che dovrebbero dotarsi di una sezione didattica (si pensi ad esempio alle aziende che gestiscono gli acquedotti), e da visite guidate (si pensi, ad esempio, ad una visita ad un impianto di compostaggio).

E’ ora, insomma, di riscoprire Talete!

*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del Sindacato Scuola della Cgil

 

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