Covid-19: quanto siamo pronti per una “seconda ondata”? Le risposte venute da un webinar di “Motore Sanità»

I dati di contagio delle ultime due settimane indicano una ripresa della epidemia da covid-19 in Italia fino a toccare gli 8mila nuovi casi  (e ben oltre i 12mila in altri Paesi europei) ma con caratteristiche diverse rispetto alla primavera scorsa. Con l’obiettivo di analizzare il fenomeno e di fare il punto della situazione e di valutare le novità in campo terapeutico in attesa del vaccino,  “Motore Sanità” ha organizzato un webinar sul tema “COVID-19 seconda ondata. Quali azioni e quali terapie sono efficaci?”, che ha visto la partecipazione di alcuni dei massimi esperti italiani sul tema.

Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità ha sottolineato: “Se si fa un paragone dal 28 marzo al 10 ottobre le differenze sono sostanziali. I positivi erano 5974 ed ora sono 5724, ma i tamponi da 35 mila sono passati a 135 mila. In terapia intensiva erano 3856 ed ora sono 390, soprattutto l’indice di letalità il 28 marzo era 14 ora è 0.65. Il nostro problema è anche quello di essere circondati da Paesi con dati elevati. Siamo pronti per una seconda ondata? Intanto abbiamo più conoscenze ed armi terapeutiche. Abbiamo creato realtà nel territorio. Abbiamo tanti positivi e pochi malati, ma quanti capaci di trasmettere l’infezione? Ci sono cittadini con carica altissima e assenza di sintomi. C’è la necessità di avere tamponi rapidi. Tra le azioni efficaci: contact tracing, mascherine, quarantena, distanziamento sociale. Abbiamo terapie efficaci, anche senon specifiche. E c’è, non ultimo, il problema della comunicazione, che offre molte aspettative e poi offre poche risposte, per cui si deve fare molta attenzione alle fake news. 

Dalla sorveglianza integrata sono cresciuti i casi asintomatici. La distribuzione dei casi è ora abbastanza diffusa sul territorio. A differenza del periodo estivo i casi sono contratti nella stessa regione di diagnosi, legati a focolai domestici, ma il contributo delle scuole all’incremento dei casi è limitato. A marzo vedevamo pazienti con situazione chiara, ora la maggior parte dei casi è asintomatica anche se c’è una ripresa dei ricoveri.

Per quanto riguarda la sorveglianza vediamo un ritardo nella comunicazione, l’aumento dei casi mette in difficoltà il sistema di sorveglianza. Aumento di ricoveri in area medica anche se siamo al di sotto della soglia della fase epidemica. Il messaggio è che si è concretizzato un passaggio in fase epidemica. L’Italia si trova all’interno del contesto epidemico europeo, anche se l’esperienza passata ci ha insegnato come muoverci”, ha dichiarato Flavia Riccardo, del Coordinamento Sorveglianza Epidemiologica Istituto Superiore di Sanità.

 

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