Covid-19: che cosa l’Italia può imparare dall’esperienza cinese? Se ne è discusso in un webinar organizzato da Motore Sanità

Esperienze a confronto nel per fronteggiare l’epidemia di Covid 19 e un proficuo scambio di informazioni: questo ha voluto essere il webinar sul tema “LOTTA AL COVID-19 BEST PRACTICES CINA/EUROPA”, che ha rappresentato un ponte comunicativo e ha voluto fare il punto delle best practices italiane e cinesi per poter imparare l’uno dall’altro in modo da affrontare con ancora più efficacia la pandemia da Coronavirus.

Il seminario via web è stato promosso e organizzato da “Motore Sanità” in collaborazione con MEDEX-International Medical Center Italy ed ha trattato i principali punti in materia di gestione sanitaria dei pazienti Covid e delle migliori pratiche per evitarne la diffusione, grazie all’intervento di luminari italiani e cinesi, che si sono resi disponibili a confrontarsi in modo costruttivo.

Per la Cina hanno partecipato: Dr. Zhang Junhua, Vice Direttore del Talent Exchange Service Center of the Health Human Resources Development Center (HHRDC), the National Health Commission, PR China; dall’ospedale di Beijing: il dottor Xi Huan, vice direttore dell’ospedale di Pechino, “National Advanced Individual in Fighting New Coronary Polmonite Epidemic”; il dottor Cai Mang, Dipartimento di Gestione delle Infezioni Ospedaliere (Prevenzione e Controllo delle Malattie) del Beijing Hospital; il dottor Xu Xiaomao, vicedirettore del Dipartimento di Medicina Respiratoria e Medicina Critica del Beijing Hospital; il dottor Sun Chao, vicedirettore del Reparto Infermieristico del Beijing Hospital.

Per l’Italia i relatori erano il dottor Luigi Bertinato, responsabile della Segreteria Scientifica dell’Istituto Superiore di Sanità, il dottor Luciano Flor, direttore generale AOU Padova, il dottor Antonio Cascio, direttore dell’Unità Operativa Malattie Infettive Policlinico P. Giaccone, di Palermo, il dottor Alessandro Perrella, infettivologo AORN Cardarelli, referente del percorso clinico Covid del nosocomio e dell’unità di crisi regionale per l’emergenza;  il dottor Giulio Fornero della Direzione Scientifica Motore Sanità, già Direttore Dipartimento Qualità e Sicurezza delle Cure dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino; il dottor Claudio Zanon, direttore sanitario dell’ospedale Valduce di Como e Villa Beretta Costa Masnaga di Lecco, Direttore Scientifico di Motore Sanità.

E proprio Zanon ha sottolineato che “capire perché Cina, Corea del Sud e Giappone siano diventati – dopo una prima ondata impegnativa come quella che ha investito Wuhan – paesi Covid-free è estremante importante per acquisire best practices da  applicare possibilmente anche nella nostra realtà, attualmente sottoposta ad un’ulteriore dura prova sanitaria, sociale ed economica da una seconda ondata preoccupante, seppur diversa dalla prima. Comprendere i sistemi di tracciamento cinesi, le cure messe in atto, l’organizzazione ospedaliera e le aspettative sul vaccino sono i punti fondamentali di un confronto vero con  possibili ricadute importanti sulle azioni immediate e future da intraprendere nel nostro Paese, che, ricordiamo, è grande quanto la sola provincia di Hubei (di cui Wuhan fa parte) in cui abitano 60 milioni di cinesi”.

Raccogliendo questa sollecitazione, il professor Zhang Junhua, vice direttore del Talent Exchange Service Center of the Health Human Resources Development Center (HHRDC) della Commissione Nazionale per la Salute cinese, ha affermato: “Sapere che l’Italia ha avuto ottimi risultati nel contenimento del virus durante la prima ondata ci fa molto piacere e ci complimentiamo per l’ottima gestione della situazione. Per questo siamo lieti di poter condividere le best practices cinesi: per aiutare l’Italia ad affrontare anche la seconda ondata senza gravi ripercussioni”.

Le best practices cinesi sono state queste: identificazione precoce dei contagiati,  vasta capacità di erogare tamponi, triage clinici immediati su chi ha contratto il virus, uso delle app via smartphone per avvertire chi è entrato a contatto con un contagiato in modo da iniziare immediatamente una quarantena di 14 giorni.

Parlando di prevenzione e controllo il prof. Zhang, membro della Commissione Nazionale per la Salute cinese, ha sottolineato la capacità che ha avuto il governo cinese di indirizzare, con un’ottima capacità di macro-gestione, il controllo dell’epidemia. Ma ha rinnovato l’apprezzamento per la disciplina dimostrata dal popolo cinese: “Dobbiamo ringraziarlo per la comprensione e la collaborazione mostrate verso le decisioni prese dal governo durante la lotta all’epidemia. Il senso di un’igiene pubblica, indossare le mascherine, il distanziamento sociale e l’isolamento volontario dei cittadini sono stati strumenti utilissimi di lotta al coronavirus, insieme agli altri sistemi adottati dal paese quali lo smart del contact tracing, vari livelli di screening, elevato numero di tamponi. Solo una convergenza di comportamenti l può portare ai risultati migliori”.

LA CINA STUDIA 14 POSSIBILI VACCINI

L’8 Ottobre 2020 la Cina si è associata all’iniziativa globale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sul vaccino anti COVID-19 come bene pubblico globale, denominata COVAX. Si è fatta quindi carico, insieme ad altri paesi, della responsabilità di partecipare ad un’alleanza per la fornitura di vaccini a livello mondiale. Dal punto di vista scientifico la Cina ha in sperimentazione ben 14 differenti vaccini, di cui quattro sono entrati nella fase 3 (l’ultima) di sperimentazione. Attualmente sono oltre 60milioni i cittadini cinesi che volontariamente si sono sottoposti alla sperimentazione di questi vaccini. Se un vaccino dovesse superare, come sperato, tutte le fasi di sperimentazione, sono previsti due punti di produzione, che secondo le autorità cinesi saranno in grado di fornire anche 300milioni di dosi per anno. (nella foto: consegna di cibo a domicilio con un drone a Wuhan durante il lockdown)

Il vice direttore dell’Ospedale di Pechino, Dr. Xi Huan, dopo una presentazione di quella struttura, ha ricordato che il Beijing Hospital ha progetti di collaborazione con molti ospedali americani ed europei, ricordando quanto sia importante condividere saperi e conoscenze. Anche le autorità scientifiche italiane – ha detto – hanno sottolineato l’importanza di questo incontro e l’importanza di relazioni di cooperazione scientifica stabili tra Italia e Cina. La collaborazione interazione, ha sottolineato, è fondamentale per affrontare efficacemente questa emergenza.

Durante il webinar si è fatto anche il punto sulla situazione italiana. Ne ha parlato specificamente Antonio Cascio, direttore Unità Malattie Infettive del Policlinico Giaccone di  Palermo, il quale ha affermato:“I casi della seconda ondata hanno superato di gran lunga i dati della prima. Anche la percentuale di positivi rispetto ai  test è molto alta, circa il 20%. Si sta manifestando però una differenza tra regione e regione, con una prevalenza maggiore nelle regioni del nord. Sicuramente non possiamo paragonare i dati puri del periodo della prima ondata e quelli della seconda, ma possiamo sicuramente mettere a confronto il numero dei pazienti ospedalizzati che attualmente stanno crescendo enormemente e in breve tempo, cioè stanno crescendo in maniera parallela sia i ricoveri normali da Covid sia i ricoveri in terapia intensiva. Questa situazione deve tenerci in allerta massima”.

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