Sono 15.729 le persone guarite in Italia dopo aver contratto il coronavirus: 1.109 in più di ieri. Il dato è stato reso noto nella quotidiana conferenza stampa della Protezione Civile, nella quale si è appreso che ad oggi i malati sono 77.635, con un incremento rispetto a ieri di 2.107. Lunedì l’incremento era stato di 1.648. Quindi il numero complessivo dei contagiati in Italia – comprese le vittime e i guariti – è di 105.792. Sono 12.428 i morti, con un aumento rispetto a ieri di 837. Lunedì l’aumento era stato di 812.
Ma il dato che viene segnalato dagli esperti come indice di una tendenza al miglioramento della situazione è questo: “C’è una diminuzione dell’incremento dei ricoverati, da 1.276 il 26 marzo a 409 ieri a 397 oggi; in terapia intensiva l’incremento giornaliero era 120 il 26 marzo, è di 42 oggi. E’ una fotografia generale del sistema sanitario che fa fronte a questi numeri, in via di contenimento”, ha detto Roberto Bernabei del Comitato tecnico scientifico (Cts) in conferenza stampa alla Protezione civile.
Quando si potrà iniziare a “riaprire” l’Italia? Risposta: «Questo è un argomento su cui il Comitato tecnico ha iniziato a lavorare da ieri su sollecitazione del ministro della Salute, ci lavoriamo per dire cose semplici, efficaci e che abbiano senso. Abbiamo appena cominciato».
Il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro nella conferenza stampa all’Istituto sul punto epidemiologico dell’epidemia ha affermato: “La curva ci dice che siamo al plateau, non vuol dire che abbiamo conquistato la vetta e che è finita ma che dobbiamo iniziare la discesa e la discesa si comincia applicando le misure in atto. Dire che siamo arrivati al plateau vuol dire che siamo arrivati al picco, ma il picco non è una punta bensì un pianoro da cui ora dobbiamo discendere. Ora dobbiamo scendere dall’altra parte. Bisogna però essere cauti poiché dalla situazione di pianoro l’epidemia può ripartire se molliamo rispetto alle misure di contenimento e isolamento in atto».
Per fare indagini di popolazione ampie – ha precisato Brusaferro – «servono test più rapidi per la ricerca degli anticorpi. Stiamo pensando di fare questo tipo di indagine e stiamo mettendo a punto le tecnologie per poterlo fare. L’indice di trasmissione del nuovo coronavirus, il cosiddetto R con zero, è vicino all’uno (ndr: ovvero un positivo ha la potenzialità di infettare una persona) ma dobbiamo arrivare sotto il valore uno. Dobbiamo mantenere tale indice sotto l’uno, intorno allo 0,5, con misure efficaci».
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