di FABIO CAMILLACCI/ Non è stato un mercoledi qualunque a livello calcistico. La Juventus a Bergamo perde la Coppa Italia dopo 4 trionfi di fila e il sogno del “Triplete”, la Roma a Firenze perde la faccia. Ha dell’incredibile quanto accaduto oggi per i quarti di finale in gara unica: Fiorentina-Roma 7-1, Atalanta-Juventus 3-0. Contro ogni pronostico, la prima semifinale di Tim Cup è Atalanta-Fiorentina con match di andata e ritorno. Pazzesco. La giornata comincia con la meraviglia viola e la vergogna giallorossa. La Roma dopo aver toccato più volte il fondo in questa stagione sulle montagne russe, ha iniziato a scavare. Umiliata in campo e fuori, sbeffeggiata dai tifosi viola, contestata e insultata dai suoi. Ormai non sappiamo più cosa scrivere di questa Roma che critichiamo per scelte tecniche e societarie da inizio stagione. Una squadra simile a una mandria in fuga incontrollata: ognuno pensa a se stesso e gioca per se, o meglio non gioca. Un tutti contro tutti palesato dall’atteggiamento in campo dei calciatori: litigano, si mandano a quel paese, esultano in modo blando quando segnano, non si arrabbiano per niente quando subiscono gol. Piatti, passivi, avulsi dal contesto; non tutti remano dalla stessa parte e molti, forse, giocano contro il tecnico privo di personalità. Il giovane Zaniolo, l’unica eccezione; lotta, si batte, ci prova. Di Francesco in realtà non ha mai avuto il controllo dello spogliatoio romanista e la ferita per la vendita di Alisson, Nainggolan e Strootman, uomini di carisma, è una ferita che ancora sanguina copiosamente. Colpa di tutti dunque, dei giocatori e dell’assenza di “manico”, sia societario che tecnico. Il d.s. Monchi e soprattutto l’allenatore Di Francesco non sono in grado di gestire una rosa costruita male e allenata peggio. Gli ultimi numeri poi sono più che preoccupanti: 12 reti incassate nelle ultime 3 partite, ben 10 tra la fine del primo tempo di Bergamo domenica scorsa in campionato e la partita di oggi. Cose da Lega Pro, non da Serie A.
La partita del Franchi, un luna park viola. Chiesa show, autentico dominio dei padroni di casa. Tripletta del giovane talento azzurro, doppiette per Benassi e Simeone, sigillo di Muriel. Per la Roma solo cose negative come già scritto, compresa l’espulsione di Dzeko per proteste. Si profila una stangata per il bosniaco, nervosissimo come tutta la squadra. La Fiorentina, invece, è viva, frizzante, ha voglia di mettere presto la freccia. E così fa. Gigliati sul 2-0, un acuto di Kolarov riapre il match ma la successiva grandinata viola lo richiude subito. Così nel finale c’è pure il tempo per gli “olè” del pubblico a ulteriore umiliazione da forche caudine per i calciatori giallorossi e soprattutto per i tifosi romanisti giunti a Firenze nonostante il freddo e la neve dei giorni della merla. Nonostante tutto, al momento non si registrano segnali dalla società: Eusebio Di Francesco resta al suo posto. Il direttore sportivo Monchi, ribattezzato “il Cassiere di Siviglia”, ha detto: “Nessun esonero del tecnico e nessuna operazione in entrata sul mercato di gennaio”. Bene, bravo, bis. Da Boston però si attende ancora l’esplosione del patron James Pallotta che dopo la figuraccia rimediata dalla squadra a Bologna (23 settembre 2018), aveva esclamato: “Sono disgustato”. Poi però fece l’errore di non esonerare il tecnico per provare almeno a raddrizzare la baracca dopo i tanti errori fatti in estate sul mercato. Errare è umano, perseverare è diabolico, caro Jim.
Caduta bianconera e “Zapatone” sugli scudi. La super Juventus va al tappeto sotto i colpi di Castagne e Zapata (nella foto festeggiato dai compagni). Un’altra doppietta per l’attaccante colombiano sempre più uomo del momento: segna da dieci partite consecutive (ultima gara senza gol, il 25 novembre scorso a Empoli) e da dicembre a oggi fatto 16 gol e un assist, più di chiunque altro nei grandi campionati europei. Campanello d’allarme invece per la Vecchia Signora: da Cancelo a De Sciglio, quanti errori. Espulso Allegri molto nervoso. Problemi fisici per Chiellini, dopo quelli accusati da Bonucci domenica scorsa all’Olimpico contro la Lazio. La Juve a questo punto rischia di pagare la decisione di lasciar andare in Qatar Benatia. Soprattutto perchè gli ottavi di finale di Champions League contro il temibile Atletico Madrid sono alle porte. E dopo il “Triplete” Madama non può veder svanire anche l’agognato sogno Champions. Finora un incubo più che un sogno per i bianconeri. Qualche dato storico: la Juventus non veniva eliminata dalla Coppa Italia dal 2014 , anche allora quarto di finale in gara secca, contro la Roma di Rudi Garcia. Ma soprattutto, la Juve non prendeva gol in Coppa Italia da quasi due anni: aprile 2017. Imbattuta in campionato, la Juventus incappa nella prima sconfitta contro una compagine italiana, dopo le due seratacce di Champions, in casa contro il Manchester United di Mourinho e a Berna contro lo Young Boys. Lo sottolineiamo da un po’ di tempo: la Juventus da poco prima di Natale stenta nel gioco e nei suoi tenori. Spesso è stata aiutata dalla fortuna, dagli episodi, dalle magie dei suoi campioni. Non a caso scrivemmo, la Juve vince, è la più forte senza dubbio e di gran lunga, ma, come si dice a Roma, “je va sempre l’acqua pe l’orto”.
La “Dea” infiamma Bergamo. In tre minuti, praticamente il tempo di una canzone, l’Atalanta abbassa il volume della stagione juventina ed esalta gli spalti dell’Atleti Azzurri d’Italia. Il terzo quarto di finale di Coppa Italia in programma, gira al minuto 37 del primo tempo: Cancelo si fa rubare palla nella sua trequarti da Castagne, che alza la testa, vede il vuoto: Rugani è lontano, De Sciglio fuori portata, Chiellini in panchina da una decina di minuti per un problema al polpaccio. Allora il belga carica il tiro, guarda Szczesny e piazza il destro a giro vincente. La Juventus è comunque abituata a risalire la china e tutti, l’Atalanta per prima, si aspettano una reazione forte. E invece niente. Così al 39′ Gomez pesca Duvan Zapata, il quale si tira fuori da una situazione complicata, si gira e calcia forte col destro. Troppo forte per Szczesny: gran gol, 2-0 Atalanta e nervosismo di Allegri, che va a protestare col quarto uomo per un presunto fallo su Dybala a inizio azione e viene espulso. Passerella orobica finale grazie a De Sciglio, costretto per quasi tutta la gara a giocare da difensore centrale. L’ex esterno del Milan sbaglia il retropassaggio per Szczesny e Zapata è lesto a inserirsi calando un tris pesantissimo. Insomma, Gasperini per l’occasione ha stappato la bottiglia buona: squadra reattiva come nelle migliori serate, sempre in controllo del match, brava a spostare il gioco palla a terra con un “Papu” Gomez sontuoso in versione playmaker aggiunto. La domanda finale sorge spontanea: ma Cristiano Ronaldo non c’era? C’era ma non si è visto. CR7 non pervenuto.
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