Conflitto tra sindaci e ministero dell’Interno sul decreto sicurezza. Orlando e De Magistris si rifiutano di applicarlo a Palermo e Napoli per gli stranieri. Firenze condivide. Dubbi di Pizzarotti. Salvini minaccia

Si è aperto un conflitto senza precedenti tra alcuni sindaci – in particolare quelli di Palermo (Leoluca Orlando) e di Napoli (Luigi De Magistris) – e il ministro dell’Interno, nonché vice presidente del Consiglio e capo della Lega (Matteo Salvini),  sulla applicazione del   decreto sicurezza, che ha già creato lacerazioni all’interno del M5s con la espulsione di due senatori, in primo luogo De Falco, che votò contro quel decreto, voluto soprattutto dalla Lega.

Leoluca Orlando – il quale è a capo di una giunta di centrosinistra nel capoluogo della Sicilia –  con una nota inviata all’ufficio anagrafe ha dato disposizione di non applicare a Palermo le misure della legge messa a punto da Salvini, riguardo alle norme che negano la possibilità di concedere la residenza a chi ha un permesso di soggiorno.

Immediata e dura la replica di Salvini: “Questa è una legge proposta dal governo, votata dal parlamento e controfirmata dal presidente della Repubblica, perciò i  sindaci risponderanno legalmente della evebtuale violazione“.

Ricordiamo che l’articolo 13 delle legge 132 stabilisce che il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo costituisce sì un documento di riconoscimento, ma non basterà più per iscriversi all’anagrafe e quindi avere la residenza. In sostanza i comuni non potranno più rilasciare a chi ha un permesso di soggiorno la carta d’identità e i servizi, come l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale (quindi l’Asl) o ai centri per l’impiego, che verranno assicurati solo nel luogo di domicilio, visto che non c’è più la residenza, come un Centro di accoglienza straordinaria o un Centro permanente per il rimpatrio.

«Con tutti i problemi che ci sono a Palermo, il sindaco sinistro pensa a fare ‘disobbedienza’ sugli immigrati», attacca Salvini con un post su Facebook.  E il sindaco di Palermo replica: «Il governo oggi finalmente getta la maschera con il decreto 132 del 2018 che costituisce un esempio di provvedimento disumano e criminogeno. Per queste ragioni ho disposto formalmente agli uffici di sospendere la sua applicazione perché non posso essere complice di una violazione palese dei diritti umani, previsti dalla Costituzione, nei confronti di persone che sono legalmente presenti sul territorio nazionale».  «E’ disumano – ha spiegato Orlando poi in una conferenza stampa convocata a Palazzo delle Aquile – perché eliminando la protezione umanitaria trasforma il legale in illegale ed è criminogeno perché siamo in presenza di una violazione dei diritti umani e mi riferisco soprattutto ai minori che al compimento del 18/mo anno non potranno stare più sul territorio nazionale“.

In una delle sue dirette televisive, senza l’intermediazione di un giornalista,  Salvini interviene nuovamente sulla vicenda: «Orlando vuoi disobbedire? Disobbedisca, non vi mando l’esercito. Mi spiace per i tuoi concittadini che da stamattina mi stanno intasando la casella mail dicendo ‘con tutti i problemi che abbiamo a Palermo o a Napoli abbiamo dei sindaci che si occupano dell’immigrazione clandestina. Sarò il prima possibile a Palermo, dove ci sono tre ville sequestrate ai mafiosi che verranno restituite ai cittadini. Vigilerò – ha aggiunto – che in queste ville il prode sindaco di Palermo non ci piazzi dei migranti. E’ finita la pacchia. E se qualche sindaco rimpiange quei bei tempi andati se ne faccia una ragione, ha trovato il governo sbagliato e ha trovato il ministro sbagliato».

La polemica è poi proseguita sulla prima rete di Radio Rai. Ai Salvini ha detto ancora: «Non farò mai azioni di forza, saranno gli elettori a giudicare l’operato dei sindaci. I quali ne risponderanno personalmente, legalmente, civilmente, perché è una legge dello Stato che mette ordine e mette regole. Sono curioso di capire se rinunceranno anche ai poteri straordinari previsti dal decreto che tanti sindaci hanno apprezzato».
Nuova replica di De Magistris
: «Noi continueremo a concedere la residenza e non c’è bisogno di un ordine del sindaco o di una delibera, perché in questa amministrazione c’è il valore condiviso di interpretare le leggi in maniera costituzionalmente orientata e là dove c’è un dubbio giuridico, un’interpretazione distorta o una volontà politica nazionale che tende invece a violare le leggi costituzionali o a discriminare in base a un motivo di tipo razziale, noi non possiamo che andare in direzione completamente opposta rispetto a questo diktat proveniente da Roma».

De Magistris ha sottolineato come questo atteggiamento sia stato messo in campo dalla sua amministrazione già anni fa. «Allora – ricorda – con una legge ordinaria ci volevano far chiudere le scuole e non assumere le maestre, nella vicenda del piccolo Ruben, figlio di due donne, a cui non volevano concedere la registrazione all’anagrafe e in relazione agli esiti del referendum sull’acqua pubblica».

Più articolata ma altrettanto netta la posizione del sindaco di Firenze, Dario Nardella: «Firenze non si piegherà al ricatto contenuto nel decreto sicurezza, che espelle migranti richiedenti asilo e, senza rimpatriarli, li getta in mezzo alle strade. Il fatto grave del decreto è che individua un problema ma non trova una soluzione. Ci rimboccheremo le maniche perché Firenze è città della legalità e dell’accoglienza, e quindi in modo legale troveremo una soluzione per questi migranti, fino a quando non sarà lo Stato in via definitiva a trovare quella più appropriata». «Il governo non sta facendo i rimpatri che aveva promesso di fare – ha aggiunto Nardella -. Come Comune ci prenderemo l’impegno di non lasciare nessuno in mezzo alla strada, anche se questo comporterà per noi un sacrificio in termini di risorse economiche. Non possiamo permetterci di assistere a questo scempio umanitario. Riteniamo che molti di questi migranti siano persone animate da buonissime intenzioni, che vogliono fare qualcosa di positivo per questo paese e che magari potrebbero essere integrate in modo corretto. Siamo già a lavoro – ha concluso – e abbiamo deciso di aprire un tavolo con tutto il mondo del terzo settore, del volontariato, del privato sociale, che già rappresenta un protagonista fondamentale in tutto quello che è il processo di governo dei flussi dei migranti».

Diversa la posizione del sindaco di Parma, l’ex cinquestelle Federico Pizzarotti. Il quale dice:  «Dal punto di vista politico sono assolutamente d’accordo che si debba affrontare il problema, visto che il decreto sicurezza lascia aperto un vulnus rispetto a stranieri e richiedenti asilo che non riescono a fare le cose più basilari. Ma dal punto di vista amministrativo non è chiaro come faccia Orlando a chiedere agli uffici di non applicare una legge. I funzionari applicano le leggi – ha affermato Pizzarotti – e oggi le leggi prevedono questo: non si capisce qual è l’atto amministrativo con cui si possa sospendere una legge dello Stato. Detto questo, il problema che pone Orlando  sicuramente va affrontato, anche come Associazione nazionale del Comuni italiani, perché la situazione determinata dal decreto sicurezza ricade su tutti».

Nelle foto: in alto Salvini e Orlando, in basso (da sinistra) Orlando, Pizzarotti, Nardella e De Magistris

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