Citati in giudizio per bancarotta colposa dirigenti e amministratori di Banca Etruria, tra i quali il padre di Maria Elena Boschi

Pierluigi Boschi durante un’assemblea dei soci di Banca Etruria del 2014 (foto Ansadi Alessandro Falsetti) 

La Procura della Repubblica di Arezzo ha esercitato la citazione diretta a giudizio per il reato di bancarotta colposa a carico di 14 ex dirigenti e membri dell’ultimo cda di Banca Etruria. Tra questi c’è anche Pierluigi Boschi (foto), padre dell’ex ministro Maria Elena, il quale, nella vicenda della banca, per la prima volta finirebbe a processo. Questo filone riguarda consulenze per dare un partner alla banca, ma tali da causare il crac, ed è costola autonoma rispetto al maxi-processo per bancarotta già in corso con altri 25 imputati.

Tra le consulenze contestate dalla Procura ci sono i 4 milioni di euro pagati per incarichi affidati a grandi società (Mediobanca e Bain) e importanti studi legali (Grande Stevens a Torino e Zoppini a Roma). Secondo la procura di Arezzo i membri del cda e i dirigenti citati a giudizio non avrebbero vigilato sulla redazione di consulenze che in Procura ritengono in gran parte inutili e ripetitive, nonché tali da contribuire all’aggravamento del dissesto dell’istituto di credito.
Per questo filone risultavano 17 indagati. Ai 14 per cui la Procura ha esercitato la citazione diretta a giudizio – e che per le stesse consulenze erano indagati insieme agli altri -, si aggiungono l’ex presidente Lorenzo Rosi, l’ex direttore generale Luca Bronchi e l’ex vicepresidente Alfredo Berni: ma questi, già coinvolti nel processo per bancarotta fraudolenta tuttora in corso (Rosi vi è imputato, Bronchi e Berni furono condannati con rito abbreviato in coda all’udienza preliminare), la Procura non li ha citati essendo già a processo anche per gli stessi fatti.

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