Cassino, al via il processo per l’omicidio di Serena Mollicone e il suicidio di Santino Tuzi. Maria, la figlia del brigadiere: “Significativa la prima udienza nel giorno della festa del papà”

di SERGIO TRASATTI/ Nella giornata di venerdi 19 marzo si è aperto a Cassino (provincia di Frosinone) davanti alla Corte d’Assise, il processo per l’omicidio di Serena Mollicone e l’istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi. Alla sbarra con l’accusa di concorso in omicidio: l’ex maresciallo dei Carabinieri Franco Mottola (all’epoca dei fatti comandante della caserma di Arce), sua moglie Anna Maria, il figlio Marco, il maresciallo Vincenzo Quatrale (accusato anche di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi). Accusato di favoreggiamento invece il carabiniere Francesco Suprano. La 18enne Serena Mollicone scomparve l’1 giugno del 2001 e venne poi ritrovata morta due giorni dopo in un boschetto nei pressi di Arce. Prima udienza lampo e rinvio al 16 aprile. Tutto a porte chiuse causa emergenza sanitaria.

Alla vigilia della prima udienza la vicenda è stata approfondita a “Crimini e Criminologia” su Cusano Italia TV. Tra gli altri è intervenuta Maria Tuzi (foto in basso a sinistra). La figlia del brigadiere Santino Tuzi, intervistata da Fabio Camillacci, ha detto: “Il 19 marzo è la festa del papà e il fatto che questo atteso processo cominci proprio in questa giornata a mio avviso è un segno del destino visto che in questa vicenda sono coinvolti due padri: il mio Santino Tuzi e Guglielmo Mollicone, il papà di Serena (nella foto in home page Guglielmo Mollicone e sua figlia Serena), il quale dopo aver lottato tanto per conoscere la verità sulla morte della propria figlia, purtroppo è venuto a mancare nel maggio dell’anno scorso. Quindi nel giorno della festa del papà, il pensiero e l’omaggio va a loro due”.

L’appello di Maria Tuzi. Davanti alle telecamere del canale 264 del digitale terrestre, Maria Tuzi ha aggiunto: “Mi sento di rinnovare il mio appello: chi sa la verità parli. Perché leggendo le carte dell’inchiesta abbiamo potuto notare che ci sono diverse persone che sanno come andarono le cose, sia per Serena che per mio padre. Posso rivelare che queste persone più volte ci hanno confermato che sanno ma che hanno paura di parlare. Mi rivolgo a loro ancora una volta invitandole a non avere paura perché sia Serena che mio padre devono avere giustizia. E solo con le loro parole, le loro testimonianze possiamo arrivare a questa giustizia, a questa verità che aspettiamo da tanto tempo”.

Le altre parole della figlia del brigadiere Santino Tuzi (foto a destra). Maria Tuzi ha concluso: “Se effettivamente queste persone sono nostre amiche come hanno sempre detto di essere, io chiedo di nuovo di testimoniare al processo e di dire quello che sanno. Perché in questo modo darebbero una conferma alle indagini che sono state fatte e che hanno portato a questo processo atteso per 20 lunghi anni; in questo modo arriveremo prima alla verità sull’omicidio di Serena Mollicone e sulla morte di mio padre. Io e la famiglia Mollicone abbiamo ancora grande fiducia nella giustizia e speriamo di non restare delusi. Ma ripeto ancora: chi sa la verità parli!”.

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