Cambio della guardia in Spagna. Il premier Mariano Rajoy, convinto di essere sfiduciato in Parlamento, si è dimesso pochi minuti prima del voto della relativa mozione. E il suo posto viene assunto dal leader del Partito socialista, Pedro Sanchez. «E’ stato un onore essere presidente del governo e lasciare una Spagna migliore di quella che ho trovato», fa detto Rajoy, che si è poi congratulato con il leader socialista, nuovo capo del governo.
La mozione di sfiducia è passata con 180 voti a favore, 169 contrari e un astenuto. Decisivi i cinque seggi dei Partito nazionalista basco (Pnv), che aveva annunciato ufficialmente di voler dare il suo appoggio a Sanchez. Così come il PdeCAT, Partito democratico europeo catalano, garantendo al Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) la maggioranza per portare a casa la mozione.
Dopo il voto Rajoy ha lasciato il Parlamento, accolto da una folla che lo ha salutato con applausi e intonando cori con “Presidente, presidente”. Si è anche fermato a salutare e a baciare alcuni dei suoi sostenitori.
Sanchez ha detto davanti al Congresso che il suo esecutivo garantirà il rispetto degli impegni presi con l’Europa e la stabilità.
«Ci sono stati corrotti nel Partido Popular, è vero, ma il Pp non è un partito corrotto – ha sostenuto Rajoy – ma la corruzione è da tutte le parti», ed ha ricordato le varie cause aperte contro il Psoe per episodi di corruzione, in particolare il caso Ere nel quale sono coinvolti in Andalusia due ex-presidenti del Psoe.
Tutto è cominciato giovedì 24 maggio con la sentenza della Audiencia nacional, tribunale nazionale con sede a Madrid, che ha inflitto in totale 351 anni di carcere a diversi membri del Partito popolare nell’ambito del maxi processo per corruzione noto come ‘caso Guertel’. Ventinove le persone condannate per corruzione, appropriazione indebita di fondi pubblici o riciclaggio di denaro: fra loro l’ex tesoriere del partito Luis Barcenas, condannato a 33 anni. La giustizia spagnola ha svelato un sistema di versamenti di tangenti a deputati e responsabili del PP in cambio di assegnazioni di appalti pubblici fra il 1999 e il 2005, in diverse regioni. Il Partito popolare non era direttamente a processo per coinvolgimento diretto nello schema, ma è emerso che ha beneficiato di fondi ottenuti illegalmente, e per questo gli è stato imposto di restituire 245mila euro. Il giorno dopo la sentenza, venerdì 25 maggio, il partito socialista Psoe, all’opposizione, ha presentato una mozione di sfiducia contro l’esecutivo.
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