Capire Zelenski e gli ucraini ricordando i versi dell’«Adelchi» di Alessandro Manzoni

di SERGIO SIMEONE*Mentre seguivo la disputa che imperversa sui media circa la opportunità o meno di aiutare l’Ucraina anche con l’invio di armi, mi è tornata in mente quella volta che io parlai della Resistenza in una classe della scuola in cui insegnavo. Mi soffermai in particolare sul grande contributo di sangue dato dai partigiani per liberare il nostro Paese da nazisti e fascisti (circa centomila morti).

Uno dei miei alunni, proprio a proposito di questo doloroso aspetto, mi chiese se gli Alleati, senza l’apporto della Resistenza, avrebbero vinto egualmente la guerra. Io risposi che, secondo me, avrebbero impiegato più tempo, avrebbero avuto  perdite più pesanti, ma alla fine avrebbero vinto lo stesso.

Ed allora il mio alunno di rimando: «Ma allora tutti quei partigiani morti si potevano evitare. Bastava aspettare un poco di più. Quelle morti non sono state inutili?»

Io dissi che la risposta a questa domanda la possiamo trovare nell’Adelchi, una tragedia scritta da Alessandro Manzoni quasi 2 secoli fa, e lo invitai a leggere il coro che comincia con il verso “Dagli atri muscosi, dai fori cadenti”. In esso sono rappresentati gli italiani, ridotti in schiavitù dai Longobardi, che vedono arrivare i Franchi, che li sconfiggeranno. Gli italiani pensano che con la vittoria dei Franchi sia arrivata la fine della loro servitù, ma si illudono. I nuovi padroni si sostituiranno ai vecchi nel perpetuare l’oppressione. Solo gli italiani possono essere protagonisti della propria liberazione,

La lezione del Manzoni era rivolta ai protagonisti del Risorgimento, ma è stata appresa anche dai partigiani. Se gli italiani non avessero partecipato alla liberazione del loro Paese  sarebbero stati trattati dai Paesi vincitori come dei minorati politici incapaci di dar vita  autonomamente ad uno  Stato democratico, soprattutto dopo la ventennale acquiescenza al regime fascista. E’ grazie alla Resistenza che gli italiani dimostrarono di essere guariti dalla malattia fascista e di essere in grado di darsi uno Stato democratico. Cosa che avvenne con l’approvazione della Costituzione.

E’ una simile consapevolezza che anima Zelenski nel guidare la resistenza del popolo ucraino contro l’invasione della Russia di Putin. In realtà la mediazione per bloccare l’invasione è stata già tentata da Macron e Scholz, ma non ha dato frutti. E’ bene che essa continui ad essere tentata, ma è fondamentale che sia accompagnata dalla resistenza armata degli ucraini. L’alternativa è la resa. Dopo si essa ci sarebbe sì la pace, ma alle condizioni dettate da un Putin vincitore e diventato perciò ancora più protervo. E’ quindi necessario che gli Usa e l’Europa  diano le armi agli ucraini, come gli alleati le diedero ai partigiani.

*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del sindacato Scuola della Cgil

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