Il flusso di migranti appare inarrestabile; le nostre navi continuano a raccogliere in mare migliaia di disperati sui barconi precari degli scafisti; i centri di accoglienza scoppiano e non sono più in grado ospitare altri richiedenti asilo, che si accampano dove possono, come accade ormai stabilmente alla stazione centrale di Milano e davanti alla stazione Tiburtina a Roma. In tutto questo il capo del governo italiano continua ad essere preso in giro in Europa, dove ormai non è più in grado nemmeno di fare la voce grossa, viene preso letteralmente per i fondelli, gli promettono una ripartizione di quote tra i 28 paesi ma poi rinviano alle calende greche; persino Obama arriva al vertice del G7 ma solo per chiedere nuove sanzioni contro la Russia. Infine addirittura la decisione della Francia di chiudere la frontiera di Ventimiglia! E lui che fa? Lancia alle Regioni, per farle litigare tra loro, l’osso della suddivisione delle quote di migranti da ospitare, per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla sua incapacità di prendere una decisione per fronteggiare il fenomeno. L’ultima trovata è stata il lancio di un paio di slogan fuori luogo: “Non si può pensare che la globalizzazione sia il pretesto per chiudersi a chiave in casa”, oppure “Nel mondo di oggi ci sono tanti che vivono sulle paure e abbaiano alla luna”. Stupidaggini in libertà ad uso della sua azione di distrazione di massa dai problemi irrisolti.
Neanche uno straccio di idea concreta per fermare una migrazione che l’Italia non è in grado assorbire, come – facciano un solo esempio – l’organizzazione di una massiccia campagna di informazione nei paesi dell’esodo per far sapere quale sorte tristissima attende coloro che si sottomettono a sacrifici economici e al rischio della vita per attraversare il Mediterraneo. La grande maggioranza di coloro che affrontano marce di centinaia di chilometri e poi si imbarcano in Libia non lo sanno, non lo immaginano: intervistato in tv, un giovane siriano, partito dal suo paese con la speranza di raggiungere l’Olanda, ha ammesso che se avesse saputo che cosa lo attendeva qui in Italia non sarebbe mai partito. Se le immagini dei loro connazionali che dormono da giorni e da settimane a terra, sui dei cartoni (quando riescono ad averli), dopo essersi accampati davanti alle stazioni di Roma o di Milano, venissero diffuse in quei paesi, non sappiamo quanti metterebbero nelle mani degli scafisti i loro poveri risparmi e la loro vita per raggiungere l’Europa.
Purtroppo, però, la propaganda del governo può fare affidamento sulla ipocrisia o sulla pavidità di coloro che spendono a piene mani buonismo e promesse di ospitalità a buon mercato, astraendosi dalla drammaticità della situazione. Non vi si sottrae nemmeno la Chiesa. Il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, dichiara: “Sicurezza e legalità devono fare affidamento o convivere con l’accoglienza verso le persone disperate”. A sua volta il presidente del Senato Pietro Grasso si fa portavoce della “esigenza assoluta di accoglienza” per la quale invoca “una coesione sociale e una solidarietà da parte di tutte le istituzioni e gli enti locali, Regioni, Comuni, per cercare di affrontare questo problema”, attribuendo le prese di posizione di alcuni governatori regionali ad obiettivi elettorali, esprimendo ahimé la convinzione che “dopo i ballottaggio di domenica i discorsi potranno essere diversi”. E invece il presidente del Veneto, Zaia, in una lettera inviata ai prefetti si fa portavoce degli allarmi, dei timori e degli appelli a lui rivolti da sindaci, cittadini e imprenditori del turismo veneto, che vedono minacciato il buon esito della stagione estiva dall’invio di profughi, già avvenuto in varie località”.
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