ArcelorMittal costretta, dalle iniziative di governo, magistratura e sindacati ad annunciare la sospensione della minaccia di spegnimento dell’altoforno all’ex Ilva di Taranto

ArcelorMittal, la multinazionale aggiudicataria della gestione dell’ex Ilva di Taranto, ha comunicato ai sindacati che sospende la minacciata procedura di spegnimento degli altiforni dell’acciaieria. La notizia è stata diffusa in concomitanza con l’incontro che si svolgeva al Quirinale tra i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil con il presidente Mattarella (foto a destra). E successivamente sei è appreso che venerdì prossimo glamministratori di ArcelorMittal si incontreranno con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

“L’azienda – fa sapere  Giuseppe Romano, segretario generale Fiom Cgil Puglia e Taranto, dopo le comunicazioni ricevute a Taranto da ArcelorMittal – ha appena convocato i coordinatori di fabbrica e ha comunicato che sospende la procedura di spegnimento impianti e riapre gli uffici commerciali, per la vendita del prodotto, in attesa della sentenza del Tribunale di Milano. L’Afo2 al momento resta attivo”.

Anche Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, parlando al programma di Radio1 Zapping ha affermato che ArcelorMittal ha reso noto di aver disposto la sospensione delle procedure per lo spegnimento dell’altoforno 2 dello stabilimento di Taranto.

La sospensione della procedura di spegnimento degli impianti “è un primo risultato importante ma adesso non c’è tempo da perdere“, ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, all’uscita dal Quirinale. “Noi abbiamo chiesto al presidente del Consiglio di convocare la proprietà e i sindacati perché AreclorMittal deve revocare il provvedimento e il governo deve ripristinare tutte le condizioni legislative presenti all’atto dell’accordo. E’ il momento della responsabilità”.

Per il presidente Mattarella – è quanto trapela sul colloquio con i sindacati al Colle – l’Ilva è un grande problema nazionale, che va risolto con tutto l’impegno e la determinazione, non solo per le implicazioni importantissime sul piano occupazionale ma anche – ha detto ai sindacati – per quanto riguarda il sistema industriale italiano. Il capo dello Stato non è entrato in nessun modo sul come risolvere la crisi, dato che spetta al governo. La richiesta di incontro è venuta dai sindacati, che hanno chiesto di vedere il Presidente, il quale, nel corso dell’incontro, ha soprattutto ascoltato.

Intanto per il prossimo 27 novembre è stata fissata  – da Claudio Marangoni, il presidente della sezione specializzata in materia d’impresa del Tribunale di Milano – è stata fissata l’udienza che riguarda il ricorso d’urgenza presentato dai commissari dell’ex Ilva contro l’abbandono della gestione e dell’acciaieria di Taranto ed è stato inviato ad ArcelorMittal l’ordine “a non porre in essere ulteriori iniziative – come si legge in una nota del presidente del Tribunale Roberto Bichi – e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti” dello stabilimento siderurgico.

Il giudice Claudio Marangoni, nel fissare l’udienza relativa al ricorso d’urgenza presentato dai commissari, ha sottolineato la “rilevanza delle questioni sollevate dalle parti” e la “complessità obbiettiva del contenzioso” tale da richiedere un “contraddittorio”, e ha invitato il gruppo a garantire “la piena operatività” degli impianti e quindi a non spegnere gli altiforni.

Nel ricorso dei commissari si legge che l’iniziativa di ArcelorMittal di sciogliere il contratto di affitto dell’ex Ilvanulla c’entra con le giustificazioni avanzate, che non pervengono neppure ad un livello di dignitosa sostenibilità: essa è invece semplicemente strumentale alla dolosa intenzione di forzare con violenza e minacce un riassetto” dell’obbligo contrattuale “precedentemente negoziato (…) che il gruppo (…) evidentemente non ritiene più rispondente ai propri interessi”. I comportamenti di ArcelorMittal per perseguire l'”illegittimo intento” di sciogliere il contratto d’affitto dell’ex Ilva “sono stati programmati” per “recare il maggior possibile livello di devastante offensività“. E’ scritto nel ricorso cautelare depositato, tramite i legali, dagli ex commissari contro l’iniziativa del Gruppo avvenuta senza alcun “preavviso” e la disponibilità “ad un esame congiunto della situazione per l’adozione di un piano condiviso” per garantire la “continuità dell’attività”.

Intanto la Procura di Milano indaga anche su eventuali illeciti tributari e su presunti reati pre-fallimentari, con un focus sul mancato pagamento dei creditori dell’indotto, nel fascicolo esplorativo aperto sull’annuncio (poi sospeso) dell’addio di ArcelorMittal all’ex Ilva, ancora formalmente a carico di ignoti e senza ipotesi di reato. Filoni questi che si aggiungono a verifiche su presunte appropriazioni indebite di materiale relativo al magazzino di materie prime, su false comunicazioni societarie e al mercato.

In questa situazione il capo della Lega, Matteo Salvini, con un cinismo degno di miglior causa, continua a blaterare lanciando accuse al governo, e offrendo, di fatto, un sostegno alla arroganza di ArcelorMittal, cioè a coloro che stanno tentando di ricattare l’Italia aggrappandosi al pretesto della sospensione dello “scudo legale” votata dal parlamento ma che il governo ha subito dichiarato di essere pronto a ripristinare. E dichiara – il capo leghista – “Incoscienti, pazzi incoscienti coloro che al governo rischiano di far scappare le imprese che hanno investito in Italia. Prima di stracciare i contratti uno dovrebbe avere l’idea di che cosa fare per l’Italia”. “Forse – prosegue il propagandista nordico – pensavano di mettere a Taranto un parco giochi?” . E insiste nella menzogna più spudorata: “Il governo sta facendo scappare le imprese italiane e straniere. E’ un governo tasse, sbarchi e manette ma l’Italia a furia di queste cose rischia di andare a fondo e noi cercheremo di impedirlo con ogni mezzo democraticamente permesso. Alla guida c’è gente che non sa guidare una bici e vuole salvare il Paese. Questi vogliono solo salvare la poltrona di un governo che ha perso credibilità”.

Al contrario,  il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri parla anche della vicenda dello scudo penale e assicura: “Se si definisce un accordo con Mittal nel quadro di questo accordo ci sarà anche la componente dello scudo penale. Io penso che debba essere fatto ma in un quadro complesso”. Gualtieri ha anche smentito l’ipotesi di un prestito ponte ventilata dai giornali. “Ilva non chiuderà. Occorre una soluzione industriale perché l’Italia ha bisogno di un’acciaieria. Auspico una ripresa del negoziato. Questo  – ha detto – è un momento delicato. Da Arcelor Mittal è arrivato un primo segnale positivo anche se legato alla vicenda processuale”.

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