Intanto il no a uno spazio aereo chiuso, gestito dalla Nato, è stato ribadito anche dal segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, che in un’intervista al Welt am Sonntag ha ricordato che ci sarebbe il rischio di una “escalation incontrollabile” e che “la guerra va chiusa, non ampliata”. Intanto, si apprende dal Financial Times, secondo fonti americane, che la Russia avrebbe chiesto sostegno militare e altre forme di supporto alla Cina, fin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina.
La situazione sul campo, nel frattempo, continua a essere tragica e nessun segnale di distensione sembra profilarsi: oggi è fallito il corridoio umanitario a Mariupol, bombardato dalle forze russe, nonostante il presidente Zelensky abbia comunicato che “siamo stati in grado di evacuare circa 125 mila persone usando i corridoi umanitari”. Zelensky ha poi fatto visita in ospedale ad alcuni militari feriti in un ospedale di Kiev, spronandoli a “guarire presto” e che “il miglior regalo sarà la nostra vittoria!” (come ha scritto sul suo profilo Facebook). Manifestazioni con migliaia di persone si sono tenute a Kherson e Melitopol per chiedere la liberazione del sindaco di quest’ultima città, rapito l’11 marzo.
Colpite anche le città di Mykolaiv (11 morti) e Kharkiv. Tra le vittime segnalate oggi, anche un giornalista del New York Times, Brent Renaud (foto), ucciso con un colpo al collo mentre filmava dei profughi. E, proprio a proposito dei rifugiati, i dati del ministero dell’Interno italiano fanno sapere che le persone arrivate finora nel nostro paese, fuggite dall’Ucraina, sono più di 37 mila.
Ma la giornata di ieri si è aperta con l’attacco alla base militare vicino al confine con la Polonia, nel quale sono morte 35 persone. Il Centro internazionale per la pace e la sicurezza si trova vicino a Leopoli ed è la stessa base militare dove, lo scorso settembre, si sono svolte le esercitazioni militari ucraine in coordinamento con la Nato, Rapid Trident, manovre che andarono avanti fino al 1° ottobre 2021. Alle operazioni militari, proprio mentre Russia e Bielorussia tenevano le esercitazioni su larga scala che allarmavano l’Occidente, avevano partecipato 4.000 soldati ucraini e 2.000 stranieri.
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