Anche in periferia conflitti nel Pd. Per esempio a Bolzano…

di GIOVANNI PEREZ – Mentre Matteo Renzi continua imperterrito ad apparire in maniche di camicia e con un sorriso strafottente in ogni notiziario della Rai, come se fosse ancora il capo del governo, i suoi seguaci non cessano di scontrarsi tra loro. Una visione desolante, che si manifesta a tutti i livelli. Emblematico è quanto sta accadendo a Bolzano. La segretaria del Pd altoatesino, Liliana Di Fede, malata a sua volta di protagonismo e dimostrando un grande nervosismo dovuto alle continue defezioni dal suo partito, non ha trovato di meglio che rimproverare il sindaco di Bolzano, Caramaschi (foto), per aver dichiarato ad un giornalista che non parteciperà domenica prossima alle primarie per l’elezione del segretario  e dell’assemblea nazionale del Pd perché “questo partito non mi entusiasma anche a livello locale,  dove si occupa sempre meno di temi politici in quanto è impegnato in lotte tra fazioni, dimostrando in questo modo di non essere interessato a quelli che sono invece i problemi veri della gente, come possono essere  l’emergenza al Pronto Soccorso dell’ospedale San Maurizio  e le liste infinite per una visita specialistica”.
Liliana Di Fede, esordendo nella sua filippica, ha dichiarato di “essere profondamente delusa” dalle dichiarazioni di Caramaschi, ritenendole “ingenerose e fuori luogo”, e che senza le primarie certamente lui sindaco non sarebbe diventato mai, quindi domenica dovrebbe essere il primo a mettersi in fila, con umiltà al seggio”.  Insomma secondo una visione distorta della democrazia, Liliana Di Fede sembra ritenere che chi viene eletto debba rimanere schiavo della volontà di chi dirige il partito in cui è stato eletto. Una visione di stampo stalinista eredità di un vecchio Pci.

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