Allarme per il Po a secco per il terzo inverno consecutivo con il progressivo impoverimento delle falde. Coldiretti: la siccità del Po minaccia oltre un terzo della produzione agricola nazionale

Allerta idrico per il Po dopo un lungo periodo di tempo a secco per pioggia e neve quasi inesistenti al Nord e temperature miti. Le cause sono i cambiamenti climatici col riscaldamento terrestre, la perdurante mancanza di neve e di pioggia che genera grave aridità del suolo, tra l’altro esponendolo più facilmente a incendi e dissesto idrogeologico, per un progressivo impoverimento delle falde. Si tenga conto che dal principale fiume italiano si prelevano e distribuiscono ogni anno 20 miliardi di metri cubi di acqua, necessari per agricoltura e industria, e che a causa della siccità sia l’habitat sia gli ecosistemi rischiano di essere compromessi.
È già emergenza in Piemonte ma la scarsità d’acqua si sta già riversando sul Piacentino e velocemente verso il Delta, dove l’acqua salata del mare si sta insinuando per chilometri nel bacino fluviale verso l’entroterra e quindi vero le terre coltivate.

Tra i dati più significativi quelli delle portate d’acqua del Po, 40% in meno e fino a -60% negli affluenti. Le precipitazioni sono così scarse che questo è stato il terzo inverno più secco degli ultimi 65 anni. L’entità del manto nevoso su tutto l’arco Alpino è prossimo ai minimi e il totale dell’acqua così immagazzinata è del 70% inferiore sulla media stagionale. Soffrono i grandi laghi che hanno solo il 10% di acqua disponibile. Temperature superiori fino a 3 gradi sulla media rendono questo il secondo inverno più caldo degli ultimi 40 anni.
A rischio ci sono i fabbisogni idrici di un distretto come quello padano che da solo fa il 40% del Pil in agricoltura e il 55% del Pil idroelettrico. Già l’idroelettrico. Perché in un momento storico di forte crisi per gli approvvigionamenti energetici e di transizione alle energie pulite, per paradosso mancando acqua per le turbine idroelettriche “dobbiamo compensare con energia prodotta dal gas. Con tariffe più care e con un problema in più sull’ambiente perché emettiamo ancora più CO2 in un territorio in cui la qualità dell’aria è già tremenda.

Questi fattori – spiega all’Ansa Meuccio Berselli, segretario generale AdbPo-Mite –  non ci fanno stare tranquilli. Non abbiamo più tempo, dobbiamo accelerare nelle procedure di adattamento al cambiamento climatico. Che significa realizzare invasi laddove possibile, quindi dighe. Provvedere a investimenti con coraggio per invasi che possano fermare l’acqua” di cui avremo sempre più bisogno. Con la speranza che un’accelerazione su investimenti di questo tipo arrivi dalle risorse promesse dal Pnrr”.

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