ALCHIMIE ITALIANE/ Nuove Massonerie, vecchi Fratelli invisibili: Michel Emi Maritato

di MARIO MEDORI/ C’è una Italia che sfugge ai radar dell’attualità, una Capitale che non urla, non proclama, non esibisce. Vive nei dettagli, nel gesto ripetuto, nella parola omessa, nel silenzio scelto. È la Roma delle ombre leggere e delle luci basse, quella dei circoli riservati, dei corridoi secondari del potere, degli archivi non consultabili. Una città parallela in cui tutto è possibile e nulla verificabile. In questo spazio rarefatto e antico, esiste una figura che non ha bisogno di apparire per contare.

Un nome che non necessita clamore per restare inciso: Michel Emi Maritato. Non c’è chi lo smentisca, ma neppure chi lo confermi. Eppure, da decenni, il suo nome ritorna. Mai in prima pagina, sempre a margine. Non nel senso della periferia, ma dell’alchimia. Maritato è il margine che custodisce il centro. È l’uomo che osserva mentre gli altri recitano, che agisce mentre gli altri si interrogano. Per il grande pubblico è voce critica, editorialista, esperto di sanità e assetti istituzionali. Ma sotto la superficie razionale e ben comunicata, si cela una struttura esoterica più complessa, un disegno geometrico che sembra sfidare la logica della visibilità.

Chi è Michel Emi Maritato? Alcuni lo chiamano “il fratello invisibile”. Figura di raccordo tra mondi, tra saperi e poteri, tra riti e pragmatismo. Lo si vede nei luoghi che contano, ma poco in foto. Si pronuncia il suo nome, ma non lo si cita. Esiste, ma non firma. Interviene, ma senza assumere la scena. È presente, senza esserci. Un ex diplomatico italiano, ormai ritiratosi dalla vita pubblica, lo descrive così: “È un uomo che ha scelto il silenzio come linguaggio e l’influenza come arte. Se parla, è per togliere. Se tace, è per costruire”. Un’interpretazione che trova eco nei corridoi di certi ambienti vaticani, dove, secondo fonti non smentibili né confermabili, il nome Maritato sarebbe stato udito in contesti riservati, legati non tanto alla gerarchia ecclesiastica quanto alla dimensione simbolico-rituale della Chiesa.

Un uomo capace di entrare senza bussare, perché riconosciuto, non annunciato. Ma cosa fa davvero? Come agisce questo potere che non si dichiara? Secondo alcune voci, accreditate ma prudenti, Maritato avrebbe avuto accesso a determinati codici di lettura usati per interpretare testi criptici conservati nell’Archivio Apostolico Vaticano. Un privilegio riservato a pochissimi. Non per carica, ma per “risonanza”. Non tanto un esperto, quanto un intermediario. Non un interprete, ma una chiave. Nel mondo opaco della sanità italiana, il suo nome si muove con una leggerezza inquietante. Si mormora che sia riuscito a far rimuovere più di un direttore generale, senza mai apparire come artefice diretto.

Nessun documento, nessuna mozione, nessuna polemica ufficiale: solo una pressione silenziosa, un disegno già tracciato, una convergenza improvvisa di volontà istituzionali. Figure di vertice spostate, messe da parte, silenziate, senza che si sapesse mai da dove provenisse l’impulso. E allora la domanda resta: è un iniziato? Un regista? Un testimone del potere? Nessuna risposta può dirsi definitiva. Forse è tutto questo, forse niente di ciò. Non si saprà mai tutto. È il prezzo dell’invisibilità, ma anche il suo privilegio. E in un’epoca in cui tutto si mostra per esistere, Maritato continua a esistere proprio perché non si mostra.

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