Al vertice del G7 di Bruxelles Biden lancia la minaccia a Putin: “La Nato risponderà all’eventuale uso di armi chimiche da parte della Russia in Ucraina” Draghi contesta la richiesta russa di pagamento del gas in rubli

Draghi, Macron e Biden a Bruxelles (foto Ansa di Stephanie Lecocq) 

“Risponderemo all’uso di armi chimiche da parte di Mosca, la Nato risponderà”, ha detto il presidente americano Joe Biden al vertice di Bruxelles di G7, Nato e Europa, a cui ha partecipato anche il presidente dell’Ucraina, Zelensky, in videocollegamento. Putin non pensava che avremmo avuto tale coesione tra alleati, la Nato è più unita che mai“. Gli alleati dunque hanno deciso di fornire più assistenza all’Ucraina – aveva già detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg al termine del summit straordinario dell’Alleanza Atlantica –, anche dal punto di vista militare. Tra questi si contano armi anti-carro, difese anti-missili e droni, che si sono dimostrati molto efficaci. Gli alleati poi assisteranno l’Ucraina con aiuti finanziari e umanitari”. Stoltenberg ha anche lanciato un avviso a Pechino: non deve dare supporto militare a Mosca.

Zelensky ha chiesto alla Nato aiuti militari “senza restrizioni”. “La minaccia dell’uso su vasta scala da parte della Russia di armi chimiche sul territorio dell’Ucraina è reale“, ha poi detto  nel videocollegamento con il G7. E ci sono informazioni che le truppe russe hanno “hanno usato bombe al fosforo contro la popolazione in Ucraina“, ha aggiunto.

Il G7 è pronto ad adottare nuove sanzioni e continuerà a lavorare per evitare che quelle già decise vengano aggirate anche con la vendita di oro da parte della banca centrale russa. E’ quanto si legge nelle conclusioni della riunione dei leader del G7. “Non è possibile coinvolgere né Nato né Ue nella garanzia di una no fly zone”,  ha detto Mario Draghi  a margine dei lavori di Bruxelles, affermando anche che la pretesa di Putin di far pagare il gas russo in rubli è una violazione contrattuale“.

L’OFFENSIVA RUSSA IN UCRAINA continua senza sosta. Ma dopo un mese di martellamento militare, con oltre 1.800 raid, i progressi sul terreno appaiono sempre più lenti. Se Mosca insiste nel ripetere che “l’operazione militare speciale sta andando avanti secondo i piani”, gli ucraini evidenziano ora un cambio di strategia. Una “fase di guerra di logoramento”, l’ha definita Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Volodymyr Zelensky. Una nuova impostazione che, per Kiev, è il risultato dell’effetto combinato prodotto dalle ingenti perdite sul campo – 15.600 i soldati di Mosca rimasti uccisi, secondo l’ultimo bilancio ucraino – e delle difficoltà a prendere il controllo dei centri strategici.

Per questo sarebbero in arrivo rinforzi militari in Bielorussia e Crimea, concentrando le forze per tentare di circondare la capitale e occupare interamente le regioni di Donetsk e Lugansk, nel Donbass. Giorno dopo giorno, la resistenza ucraina mette a segno nuovi colpi. Come il raid missilistico che nella notte ha distrutto una delle più grandi navi d’assalto anfibie della flotta russa, la Orsk, ormeggiata nel porto occupato di Berdyansk, sul mar d’Azov. Un bombardamento che ha interrotto importanti rifornimenti militari per l’assedio di Mariupol, colpendo anche altre due navi nemiche. I combattimenti proseguono feroci da est a sud, fino ai dintorni di Kiev. L’uso di armi al fosforo è stato denunciato stavolta nella regione di Lugansk, con almeno quattro morti. A Kharkiv, secondo centro del Paese vicino al confine russo, sei civili sono rimasti uccisi e 15 feriti mentre erano in attesa di ricevere aiuti nella città martoriata, dove i beni di prima necessità scarseggiano, come del resto acqua, gas ed elettricità. Il centro è stato attaccato con missili da crociera Kalibr lanciati dal mar Nero, per un totale di 44 raid in 24 ore, anche con lanciarazzi.

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