Si è spento Quino, il fumettista argentino di origini andaluse papà di “Mafalda”, la bambina ironica e irriverente dei suoi fumetti conosciuti in tutto il mondo, tradotti in 35 lingue. “Quino” è il nome d’arte di Joaquín Salvador Lavado Tejón, aveva a 88 anni. La sua fantasia è stata fermata per sempre da un ictus.
«Il suo amore per le matite e i fumetti – come ricorda Cinzia Conti sull’Ansa – nacque quando era piccolissimo e il Clarin racconta come sopportò di andare alle elementari solo perché per realizzarli serviva saper scrivere e leggere e con la madre si accordò per poter disegnare ogni giorno tutto il tavolo di pioppo della cucina a patto che poi lo spazzolasse per bene».
Mafalda, creata per una pubblicità di lavatrici che non piacque al committente, fu rimessa da Quino in un cassetto e rispuntò appunto il 29 settembre del 1964 sulla rivista argentina Primera Plana e poi su El Mundo. Poi superò tutti i confini, arrivando su giornali e riviste di tutto il mondo.
«Mafalda – scriveva Umberto Eco – è un’eroina arrabbiata che rifiuta il mondo così com’è. Vive in una continua dialettica col mondo adulto, che non stima, non rispetta, avversa, umilia e respinge, rivendicando il suo diritto a rimanere una bambina che non vuole gestire un universo adulterato dai genitori».
Nel 1976, quando ci fu il golpe in Argentina, Quino si trasferì in Italia, tornando nel suo paese d’origine dal 1979 prima per brevi periodi, poi sempre più frequentemente. Su quel periodo oscuro dell’Argentina non nascose le sue idee. «Se Mafalda fosse vissuta durante gli anni della dittatura militare sarebbe forse stata una ‘desaparecida’ in più. – disse in un’intervista all’Ansa – Non sarebbe sopravvissuta per il semplice fatto che aveva un cervello critico. Molta gente è scomparsa solo per questo e tra di loro moltissimi sono stati i giornalisti».
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