Addio a Sergio Fantoni. Affascinante protagonista e voce coinvolgente del cinema, del teatro e della televisione

Uno dei volti più affascinanti e una delle voci più coinvolgenti del cinema, del teatro e della televisione: questo era Sergio Fantoni. E’ morto venerdì, allo soglia del 90 anni (che avrebbe compiuto il  7 agosto). Figlio d’arte, subì il fascino delle ribalte, sottraendosi al desiderio paterno di vederlo architetto pur essendosi dedicato anche allo studio di architettura. Ma per il suo fascino fu ben presto coinvolto da grandi registi come Rossellini, Maselli, Montaldo e Damiani nei loro progetti, anche se l’inizio della carriera lo vide frequentare, per il fascino,  i set di film della serie di pellicole della “Hollywood sul Tevere”, anche prestando la sua voce per il doppiaggio di divi come  Marlon Brando, Hernry Fonda, Rock Hudson e Ben Kingsley.

Poi venne per lui la stagione della televisione, che gli dette la popolarità con la interpretazione di tanti sceneggiati, per i quali Anton Giulio Majano lo predilesse. E negli anni successivi fu scelto nel ’99 anche da Sironi per un ruolo nell’episodio “La voce del violino” della prima serie del “Commissario Montalbano“.

Le sue doti di attore erano state colte però, molti anni prima da Luchino Visconti, che nel 1954 lo ingaggiò per “Senso“, e da Renato Castellani, che nel ’69 lo volle nel cast di “Nella città l’inferno“.

Parallelamente coltivava anche la sua passione per il teatro: da Pirandello a Beckett, da O’Neil a Tom Stoppard, cimentandosi con successo anche nella regìa quando un problema alle corde vocali aveva cominciato a rendergli difficile la recitazione. E in ciò ha potuto valersi del contributo della moglie, la grande attrice Valentina Fortunato (foto a destra), morta un anno fa.

«Sergio Fantoni – ha scritto di lui Giorgio Gosetti per l’Ansaè stato espressione alta di una scuola italiana del rappresentare che non cerca il metodo ossessivo degli americani né la magniloquenza pomposa della tradizione ottocentesca. Per lui il teatro e il set erano una casa. E qui ha portato i suoi spettatori, facendoli sempre sentire amici di famiglia, modelli che cercava di restituire con un tratto gentile».

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