A RUOTA LIBERA/ Rubrica (n. 164) di LUCIO DE SANCTIS/ Ora il veicolo chiama i soccorsi con “e Call” – Meno consumi ma più spesa – Il futuro delle auto elettriche – Car sharing: Italia e Germania al vertice – Agli Usa piace il Ride Sharing – Più attente le donne al volante

di LUCIO DE SANCTIS

Meno consumi più spesa – In gennaio e febbraio gli italiani hanno speso per benzina e gasolio auto 8,3 miliardi di euro con una crescita rispetto allo stesso mese del 2017 di 111 milioni (+1,4%). La stima è stata fatta dal Centro Studi Promotor su informazioni diffuse dal Ministero dello Sviluppo Economico.
L’aumento della spesa del primo bimestre del 2018 è dovuto, non ad una crescita dei consumi, che sono invece in calo (-0,8%), ma alla dinamica dei prezzi alla pompa, che rispetto al 2017 sono più elevati dell’1,03% per la benzina e del 2,64% per il gasolio.
A proposito di prezzi alla pompa, sottolinea il Centro Studi Promotor, va segnalato che proprio a febbraio la tendenza all’aumento si è invertita con la prospettiva di un ritorno a breve ai livelli del 2017. Degli 8,3 miliardi spesi dagli italiani ben il 62% e cioè 5,2 miliardi sono affluiti nelle casse dello Stato grazie all’accisa sui carburanti e all’Iva che si applica sulla somma dell’accisa e della quota che va alla produzione e alla distribuzione, quota che è stata nel primo bimestre di 3,2 miliardi di euro con una crescita del 4% sullo stesso periodo del 2017.

Ora il veicolo chiama i soccorsi – Molti i dispositivi elettronici di sicurezza resi obbligatori per le automobili di nuova omologazione: negli anni sono diventati di serie l’abs (che evita il bloccaggio dei freni), l’Esp (stabilizzatore elettronico) e il sistema che controlla la pressione degli pneumatici. E dallo scorso 31 marzo è diventata obbligatoria la tecnologia “e Call”, la chiamata automatica di emergenza in grado di segnalare ai soccorsi la posizione Gps di un veicolo coinvolto in un sinistro stradale, in panne o uscito di strada.

Un’avanguardia che, secondo la Commissione Europea, potrebbe salvare fino a 2.500 vite ogni anno nella UE, perché permette ai soccorsi di localizzare con precisione l’incidente e di intervenire con rapidità anche nel caso in cui le persone coinvolte non siano in grado di chiedere aiuto. L’installazione dell’eCall su vetture e veicoli commerciali leggeri di nuova omologazione è indispensabile dal 31 marzo, data in cui è diventata attiva una disposizione approvata alla fine di aprile 2015 (quindi i costruttori hanno avuto tre anni per adattare la loro produzione e renderla a norma di legge).

Alcune marche offrono il sistema, spesso a pagamento, già da tempo. Secondo la Commissione europea, il costo del sistema si aggira sul centinaio di euro, Sim compresa. Il sistema, attivabile anche manualmente, riconosce l’entità dell’incidente, il numero e lo stato di coscienza degli occupanti dell’automobile e invia queste informazioni al 112, il numero di emergenza europeo. Vengono poi inoltrate una serie di dati utili aggiuntivi, come l’ora della chiamata, la direzione di marcia e l’eventuale intervento degli airbag: info che possono aiutare polizia e personale medico a effettuare un intervento di soccorso più tempestivo del 50%.

La Commissione europea chiarisce che il sistema eCall non è una scatola nera, ed ha anche pubblicato on line un documento (per tranquillizzare chi è preoccupato per la privacy) nel quale è scritto che “Il sistema 112 eCall rimane dormiente, cioè non si connette alla rete mobile, finché non avviene un grave incidente, dunque durante le normali operazioni il veicolo non è tracciato e non vengono trasmessi dati”.

Elettriche, ecco il vero futuro – Entro il 2030 il numero di veicoli elettrici in circolazione nei principali mercati automobilistici mondiali (Cina, Europa, Stati Uniti) raggiungerà quota 164 milioni di unità, aumentando i volumi di oltre 65 volte rispetto alle 2,5 milioni di unità del 2017. A livello di mercati, la Cina, che è già attualmente prima al mondo in quanto a diffusione di veicoli elettrici con 1,2 milioni di unità circolanti nel 2017, rafforzerà notevolmente la propria leadership mondiale arrivando entro il 2030 a quota 73,7 milioni.

Dietro la Cina seguiranno a grande distanza Europa e Stati Uniti, rispettivamente con 45,4 e 45 milioni di unità circolanti. Queste previsioni derivano da un’elaborazione dell’Osservatorio Autopromotec sulla base di uno studio realizzato dalla società di consulenza internazionale PwC, che ha analizzato l’andamento del mercato automobilistico nei prossimi anni guardando soprattutto alle principali tendenze di medio-lungo periodo: mobilità elettrica, connettività, guida autonoma.

Penetrazione graduale – Come si legge nella tabella, i veicoli elettrici aumenteranno gradualmente la loro penetrazione fino al 2020, per poi accelerare considerevolmente a partire dal 2025. Secondo lo studio di PwC, la diffusione delle auto elettriche sarà spinta dalle sempre più stringenti normative dei governi sulle emissioni, dal miglioramento della rete dei punti di ricarica, oltre che dal calo dei prezzi delle batterie.

L’auto elettrica sarà dunque sempre più presente nella mobilità del domani. Naturalmente, sottolinea l’Osservatorio Autopromotec, la transizione ai veicoli elettrici richiederà un grosso sforzo da parte dei nuovi fornitori di infrastrutture di ricarica, dei governi chiamati a esercitare la funzione di regolamentazione, di definizione degli standard e di incentivazione, nonché dell’industria automobilistica, già da oggi impegnata nel migliorare l’autonomia dei veicoli e in generale nello sviluppare auto e batterie dalle prestazioni sempre migliori.

Rivoluzione anche in officina – Anche il mondo dell’autoriparazione sarà fortemente interessato dalla rivoluzione dell’auto elettrica. Gli autoriparatori devono essere pronti a “mettere le mani” su queste tipologie di auto, la cui manutenzione ordinaria e straordinaria, rispetto ad una vettura con motore termico, richiede un’attenzione particolare. Per sua conformazione, un’auto elettrica non prevede infatti la sostituzione di candele, iniettori o filtri, nello specifico dell’aria, del combustibile e dell’olio lubrificante, né deve essere sottoposta a test sulle emissioni inquinanti. Le manutenzioni si concentrano invece su tutto ciò che riguarda il comparto elettrotecnico che, essendo spesso sofisticato, richiede attenzioni mirate e programmate. Importante, in particolare, è la verifica dell’efficienza delle batterie (elemento fondamentale per il funzionamento del veicolo), delle centraline e di altre componenti (inverter, motori elettrici, ecc.). Naturalmente, oltre a tenere conto delle direttive della casa madre fornite per ogni singolo veicolo, la manutenzione di un’auto elettrica non trascura i consueti interventi legati alla sicurezza di guida,

 Car sharing protagonista in UE – Secondo gli ultimi dati disponibili (2016) emersi da un recente studio di AlixPartners (società globale di consulenza aziendale) gli utenti di car sharing in Europa hanno raggiunto i 4,5 milioni, con Germania e Italia (nel nostro Paese ben 1,1 milioni) leader in questo settore, di cui insieme rappresentano il 60% degli utenti, rispettivamente con il 40% e il 20%. L’Europa sembra confermare il trend che porterà a circa 8 milioni di utenti nel 2020. Lo studio di AlixPartners evidenzia scenari differenti nei mercati automotive di Germania, Inghilterra, Francia e Italia: l’utilizzo della “corse condivise” è più diffuso del car sharing nel Regno Unito e in Francia, mentre in Germania e Italia il car sharing gioca un ruolo da protagonista. In Italia alla domanda quando è stata l’ultima volta che hai utilizzato uno di questi mezzi di trasporto nelle aree metropolitane, il 76% del campione ha citato i mezzi pubblici (in Germania e Francia, rispettivamente, 85% e 83%), il 61% i taxi, il 35% (percentuale più alta tra i vari Paesi del campione) il car sharing e il 27% il ride sharing. Un’ulteriore significativa crescita del car sharing è attesa in Germania e Italia, mentre nel Regno Unito e in Francia a crescere sarà soprattutto il ride sharing.

Secondo gli utenti, costi, trasparenza dei prezzi e disponibilità sono le leve chiave per vedere aumentare ulteriormente la diffusione di queste forme di mobilità soprattutto nelle aree metropolitane. In Italia il 61% degli utenti dichiara che, grazie alle opportunità offerte dal car sharing, sta evitando o rinviando l’acquisto di un veicolo. In Europa la media è leggermente più bassa, oscillante tra il cinquanta e il sessanta per cento.

Agli Usa piace il Ride Sharing – L’analisi condotta da AlixPartners valica i confini europei e mostra come le forme di mobilità condivisa evidenzino un trend differente nei mercati in cui sono presenti da più tempo: negli Stati Uniti dal 2013 al 2017 l’utilizzo dei servizi di car sharing nelle grandi città è diminuito del 20% e la curva di sviluppo di questa forma di mobilità è destinata a restare piatta anche nei prossimi 12 mesi. L’inversione di tendenza è testimoniata anche da un altro dato, il progressivo calo di conoscenza dei diversi brand che offrono questi servizi da parte del pubblico di riferimento, con il 21% degli intervistati che non è in grado di nominare neppure un player del settore. Nei prossimi 12 mesi ci si attende, invece, una crescita rilevante del ride sharing (+18% rispetto ad oggi). Lo sviluppo di questo comparto negli Usa appare polarizzato sui due brand Uber e Lyft, conosciuti rispettivamente dal 94% e dall’81% degli utenti di ride sharing. Tutti gli altri marchi sono conosciuti da meno del 5% degli utenti. Rosee sono anche le prospettive di crescita della mobilità condivisa in Cina, dove si prevede che sia le attività di car sharing che quelle di ride sharing saranno protagoniste di una crescita di oltre il 40% nel prossimo anno. Va diversamente per ora In Giappone, dove oggi treno e metropolitana costituiscono la modalità di trasporto dominante, mentre car e ride sharing rappresentano un’opzione residuale di trasporto, destinata però a crescere del 30-40% nei prossimi 12 mesi.

Più attente le donne al volante – Tra gli incidenti stradali imputabili a colpe dei conducenti solo un quarto (il 26,6%) è causato da donne, mentre i restanti tre quarti (il 73,4%) sono causati da uomini. Questo dato, elaborato dal Centro Studi Continental sulla base delle statistiche sugli incidenti stradali nel 2016 rese note dall’Istat, è stato diffuso in occasione della festa delle donne perché contribuisce a smentire il luogo comune che le donne siano più distratte degli uomini.
Se da un lato le donne dimostrano di essere attente alla sicurezza quando sono parte attiva della circolazione, dall’altro lato bisogna anche dire che ci vuole più attenzione nei confronti delle donne quando sono attori passivi nella circolazione stradale. Infatti, come risulta da un’elaborazione del Centro Studi Continental, dal 1981 al 2016 il numero di uomini che sono stati coinvolti in un incidente stradale riportandone qualche conseguenza è calato del 4,2%. Nello stesso periodo il numero di donne che hanno riportato conseguenze in un incidente stradale è aumentato del 36%.
“Non è una sorpresa – dichiara Alessandro De Martino, ad di Continental Italia – che le donne al volante siano più attente, che pongano in essere una serie di comportamenti più rispettosi delle regole e che, di conseguenza, sia statisticamente più sicuro far guidare una donna rispetto ad un uomo. A margine di questa considerazione rilevo peraltro come ci sia ancora molto da fare in tema di sicurezza stradale, anche se gli incidenti diminuiscono con un trend ormai piuttosto consolidato (si è passati dai quasi 7.000 morti all’anno del 2001 ai 3.283 del 2016, fonte ISTAT). Le strade infatti sono un ecosistema complesso, nel quale viaggiano contemporaneamente mezzi di diverso tipo, peso e ingombro, guidati da professionisti o da semplici automobilisti, motociclisti, ciclisti. Lo sviluppo tecnologico, e l’avvento dei sistemi di assistenza alla guida – che prefigurano i veicoli a guida autonoma –  danno un contributo essenziale alla sicurezza della strada e dei suoi utenti. Occorre però, da parte di tutti, un comportamento responsabile. Oltre l’80% degli incidenti infatti è provocato da errori umani.”

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