di FRANCESCO MARIA PROVENZANO – Oggi é iniziata la XVIII legislatura all’insegna dell’incertezza e dell’attesa. Gli occhi e le orecchie sono rivolti al colle del Quirinale sulle decisioni che prenderá il Presidente della Repubblica per dare l’incarico di formare il governo. Certo, dopo 43 giorni dalle elezioni del 4 marzo ancora il Paese è senza governo in quanto assistiamo a un muro contro muro e a veti incrociati: cosí non si va da nessuna parte. L’Aula di Palazzo Madama alle ore 18 si è riunita per ascoltare le comunicazioni del presidente del consiglio ancora un carica, Paolo Gentiloni, sulla Siria.
Prima che iniziasse la seduta ho incontrato nel Corridoio dei busti un neo senatore della Lega, il viterbese Umberto Fusco, eletto a Rieti con un successo personale vistoso, che è seduto sul divano di pelle marrone davanti al busto di Giuseppe Saracco (che è stato un avvocato e politico italiano, presidente del Consiglio dei ministri dal 24 giugno 1900 al 15 febbraio 1901). Ho chiesto a Fusco come spiega l’exploit della Lega a Viterbo. Ed ecco la sua risposta: «La Lega anche nella Provincia di Viterbo ha ottenuto risultati straordinari confermandosi il primo partito della coalizione di centrodestra ed il secondo fra tutti i partiti alle elezioni di domenica 4 marzo. Questo risultato è il frutto del consolidamento di un rapporto nato ormai da diversi anni tra partito e territorio. Un percorso di crescita che ha radici lontane, da quando come vice-cordinatore della regione Lazio, coordinatore comunale e oggi senatore, ho allargato a Viterbo il modello politico della Lega. Se in tutta la provincia Viterbese l’apprezzamento per la Lega di Matteo Salvini ha condotto ad un indiscusso successo alle urne, il più alto nel centro-sud, è nel comune di Viterbo che si è raggiunto uno degli esiti più sorprendenti e positivi, perché la Lega ha ottenuto più del 19% alla Camera e il 20,20% al Senato. Sarà ora necessario consolidare il risultato accogliendo nuove energie utili a definire una strategia di crescita che veda nei risultati raggiunti un punto di partenza verso qualcosa di ancora più grande. Certo è che ora la Lega ha acquisito una rilevanza politica maggiore r bisogna tenerne conto nei prossimi appuntamenti politici».
Alle ore 18 il Presidente del Consiglio dimissionario Paolo Gentiloni, nel rendere un’informativa sulla situazione in Siria, ha ribadito che la comunità internazionale non può ammettere l’uso di armi chimiche e che non vi è motivo per dubitare che il regime di Assad vi abbia fatto ricorso ancora una volta, a Duma, la notte del 7 aprile; sebbene l’attacco chimico appaia irragionevole, è un fatto che la Russia abbia posto un veto all’ispezione e il dittatore, già responsabile di crimini inauditi, abbia bloccato gli investigatori Opac-Onu. Il presidente Gentiloni ha definito la risposta decisa da USA, Francia e Regno Unito, “motivata, mirata, circoscritta”, coordinata con gli altri attori dell’area e ha ricordato che nel raid aereo del 14 aprile non ci sono state vittime civili né danni significativi, mentre sono state eliminate tre istallazioni di potenziale fabbricazione delle armi. L’Italia non ha partecipato all’operazione militare e ha condizionato il supporto logistico al fatto che dalla base di Aviano non fosse direttamente colpito il territorio siriano; sul piano diplomatico ha manifestato contrarietà all’escalation, ribadendo che è impossibile risolvere militarmente il conflitto siriano. La posizione italiana, secondo cui è inevitabile negoziare con Assad e non è possibile ricostruzione senza transizione, è coerente e giustificata dai fatti. Per evitare nuove stragi bisogna sfidare la Russia, che non ha interesse a sostenere Assad fino in fondo, a contribuire alla soluzione negoziale con USA, Iran, Europa e mondo arabo, seguendo il percorso tracciato dalla risoluzione 2245 dell’ONU. Il presidente del Consiglio ha sollecitato la convergenza unanime del Parlamento sui capisaldi della politica estera: l’Italia non è un Paese neutrale, bensì un alleato coerente degli USA e nessuna stagione sovranista può rimettere in discussione una scelta di campo basata sui valori occidentali, anche se ciò non impedisce l’autonomia, la definizione di una posizione europea, il perseguimento degli interessi nazionali. Basti pensare alla difesa dell’intesa sul nucleare con l’Iran e alla politica italiana del doppio binario con la Russia, che si riassume nella fermezza di fronte a violazioni del diritto internazionale, senza riproporre i cliché della guerra fredda, e nel mantenimento costante del dialogo. Dopo l’informativa, hanno preso la parola i senatori Emma Bonino (Misto), Casini (Aut), Loredana De Petris (Misto-LeU), Bertacco (FdI), Mirabelli (PD), Romeo (Lega), Malan (FI), Toninelli (M5S).
Al termine dell’intervento del presidente Gentiloni appena uscito dall’Aula nel Salone Garibaldi ho chiesto al senatore del M5S Gianluca Castaldi un commento sull’eventuale pre-incarico al presidente del Senato Elisabetta Casellati. Ecco cosa la sua risposta, schematica ma concisa: «Sul preincarico alla Casellati? Ci vedo solo positività. A meno di un accordo Cdx-PD ( che in pochi mesi ci porterebbe a percentuali bulgare) questa scelta dimostrerà l’inesistenza di un unico gruppo di Centro Destra. Sarebbe inoltre l’ennesima dimostrazione che il Partito di Berlusconi è da intralcio al cambiamento chiesto così poderosamente dagli italiani il 4 marzo. A quel punto sarà percorribile l’unica strada utile agli italiani: un governo 5 Stelle con chi metterà firma e faccia su un contratto che prevede temi necessari a migliorare la vita di tutti!”. La seduta è terminata alle ore 20.
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