di FRANCESCO MARIA PROVENZANO –
Martedì 6 ottobre. L‘Assemblea ha avviato l’esame del ddl (1925) di conversione in legge del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, recante misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell’economia (c.d. decreto di agosto) Il relatore, sen. Manca (PD), ha definito il provvedimento “un ponte verso la programmazione europea”; gli interventi, più selettivi rispetto ai precedenti, prefigurano una progettazione degli investimenti orientata alla riconversione ecologica e alla digitalizzazione. In Commissione il confronto fra maggioranza e opposizione è stato proficuo: con emendamenti di iniziativa parlamentare si è lavorato su quattro temi (lavoro fragile, imprese turistiche e termali, zone colpite dal sisma, esenzione di Tosap e Cosap per gli ambulanti). Il corelatore, sen. Errani (Misto-LeU), ha posto l’accento sull’urgenza di un piano di assunzioni nella pubblica amministrazione per disporre delle competenze necessarie nella progettazione europea. Ha quindi indicato quattro priorità: sviluppo tecnologico, manutenzione del territorio, transizione ecologica dell’economia, lotta alle vecchie e nuove diseguaglianze attraverso una riforma fiscale e una revisione degli ammortizzatori sociali. Ha segnalato una significativa convergenza fra i Gruppi su tematiche sociali e ha ricordato, infine, alcune misure approvate in Commissione riguardanti la medicina territoriale, la messa in sicurezza degli edifici scolastici, il fondo per autistici, la stabilizzazione delle risorse per la ricostruzione nei territori colpiti dal sisma.
Il relatore di minoranza, sen. Calandrini (FdI), ha rilevato che il provvedimento stanzia circa 10 miliardi per gli ammortizzatori sociali, 6 per la sanità, 5 per gli enti locali, 5 per la ripresa economica. Al di là del buon lavoro svolto in sede referente, cui l’opposizione ha dato un contributo rilevante, il decreto manca di una visione complessiva, è privo di misure specifiche per famiglie e imprese, richiede numerosi decreti attuativi, contiene disposizioni estranee quali le assunzioni all’arsenale militare di Taranto e gli incarichi di collaborazione dei Ministeri della cultura e dell’economia. Il bonus vacanze, che non ha funzionato, avrebbe dovuto essere sostituito con un fondo apposito per le imprese del settore turistico.
Alla discussione generale hanno partecipato i sen. Perosino, Paola Binetti, Aimi, Dal Mas, Floris, Maria Alessandra Gallone, Damiani, Caliendo (FI); Bergesio, Zuliani, Briziarelli, Stefania Pucciarelli, Roberta Ferrero, Elena Testor, Tosato (L-SP); Castiello, Coltorti, Felicia Gaudiano, Fenu (M5S); De Bertoldi, Zaffini, Urso (FdI); D’Arienzo, Valeria Fedeli, Anna Rossomando, Laus, Paola Boldrini, Traicco (PD); Laura Garavini, Daniela Sbrollini, Cucca, Comincini (IV-PSI); Berutti (Misto). Dopo la replica del relatore Manca (PD), il Ministro per i rapporti con il Parlamento D’Incà ha presentato un emendamento interamente sostitutivo del decreto-legge, che recepisce le modifiche proposte dalla Commissione in sede referente, e ha preannunciato la posizione della questione di fiducia. La Presidenza ha valutato improponibili disposizioni del maxiemendamento che riproducono alcuni emendamenti approvati in Commissione e ha valutato ammissibili alcune disposizioni solo se ricollocate (v. resoconto stenografico).
Il ministro per i rapporti con il Parlamento ha posto la questione di fiducia sull’approvazione del testo dell’emendamento così modificato, che è stato trasmesso alla Commissione bilancio. La Conferenza dei Capigruppo ha organizzato la discussione di fiducia che inizierà domani alle ore 9.30; alle ore 12.30 sono previste le comunicazioni del Ministro della salute sull’attuazione delle misure anti-Covid. Martedì 13 ottobre il Presidente del Consiglio renderà comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo. (La seduta è terminata alle ore 22:45).
Il Governo ha presentato un emendamento interamente sostitutivo del decreto, sul quale ha posto la questione di fiducia. Oggi, dopo gli interventi dei sen. Roberta Toffanin (FI) e Bagnai (L-SP), si sono svolte le dichiarazioni di voto. Nell’accordare la fiducia, il sen. Steger (Aut) ha sottolineato il punto di equilibrio tra misure di assistenza e misure di rilancio, ma ha lamentato lo scarso margine di manovra del lavoro parlamentare (250 milioni su un provvedimento di 25 miliardi), sebbene le Commissioni abbiano dato prova di saper migliorare, in spirito di collaborazione, i testi dei decreti. La sen. Conzatti (IV-PSI), che ha sollecitato ancora una volta il ricorso al Mes, ha rilevato che il decreto è ancora figlio dell’emergenza e costituito in prevalenza da aiuti; per un programma di rilancio occorrono un patto di maggioranza, maggiori competenze e senso di responsabilità. La sen. De Petris (Misto-LeU) ha elencato le misure introdotte in Commissione e, ricordando gli emendamenti espunti dalla Ragioneria generale dello Stato, ha invitato l’Assemblea a lavorare, anche in sede regolamentare, per restituire centralità al Parlamento. Il sen. Nannicini (PD)ha affermato che il decreto, pur muovendosi ancora in una logica emergenziale e risarcitoria, prefigura una fase progettuale di crescita sostenibile e inclusiva. La sen. Leone (M5S) ha ricordato le misure di protezione (in particolare il fondo per la ristorazione, l’esonero della seconda rata Imu, l’indennità per i lavorati dello sport e dello spettacolo) e le misure prospettiche (i contratti di sviluppo, il fondo centrale di garanzia per l’accesso al credito, i voucher per l’innovazione, la riprogrammazione delle scadenze fiscali). In dissenso dal Gruppo, il sen. Paragone (Misto) ha annunciato voto contrario; il sen. De Falco (Misto), evidenziando la torsione anticostituzionale della decretazione d’urgenza, ha annunciato l’astensione. Secondo l’opposizione il provvedimento ha un orientamento assistenziale, tampona l’emergenza con interventi temporanei, distribuisce mance, ma è privo di una visione prospettica e rinvia le decisioni fondamentali al recovery fund. Hanno negato la fiducia, il sen. Calandrini (FdI),che ha accusato il Governo di scorrettezza verso il Parlamento e di sordità rispetto al Paese e, richiamando un ordine del giorno, ha chiesto di rendere strutturale la misura per il rilancio dell’edilizia. Il sen. Pichetto Fratin (FI) ha osservato che il provvedimento, per due terzi fatto di proroghe di ammortizzatori sociali, è eccessivamente frammentato; la situazione del Paese avrebbe richiesto un piano ragionevole sulle cartelle esattoriali, misure di flessibilità per il mercato di lavoro, misure strutturali per il fondo di garanzia e gli enti locali. La sen. Rivolta (L-SP) ha ricordato proposte, che sono state rifiutate, in materia di aliquota unica, riforma delle camere di commercio, precariato storico della scuola e ha annunciato un’opposizione rigorosa.
L’Assemblea con voti 148 favorevoli e 117 contrari, ha rinnovato la fiducia al Governo, approvando l’emendamento 1.9000 interamente sostitutivo del ddl (1925) conversione in legge del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, recante misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell’economia. Al termine delle comunicazioni del Ministro della salute sulle misure di contenimento del virus Covid-19 l’Assemblea ha approvato la proposta di risoluzione n. 2, presentata dai sen. Iori (PD), Pirro (M5S), Faraone (IV-PSI), Errani (Misto-LeU) e Laniece (Aut), che impegna il Governo a disporre la proroga dello stato di emergenza fino al 31 gennaio 2010; a introdurre l’obbligo di indossare la mascherina anche nei luoghi all’aperto per l’intero arco della giornata; a verificare la necessità di individuare ulteriori misure di prevenzione, compreso il potenziamento del sistema di tracciabilità dei contagi. Per istruire la discussione il ministro della salute Speranza ha fornito dati relativi all’evoluzione del quadro epidemiologico internazionale, nazionale ed europeo. Sul piano mondiale i contagi sono arrivati a 35 milioni ed è stato superato un milione di decessi; l’ultimo rapporto dell’Agenzia europea per la salute (che in ogni Paese registra per due settimane il numero di casi su 100.000 abitanti) indica 319 casi in Spagna, 246 in Francia, 243 in Olanda, 220 in Belgio, 45 in Italia. Vi è dunque un cambio di fase dell’evoluzione epidemiologica: si registrano un peggioramento in tutti i Paesi europei e un ritorno a misure restrittive. Sebbene l’Italia, insieme alla Germania, abbia i dati migliori, da nove settimane consecutive i numeri crescono in maniera generalizzata su tutto il territorio nazionale. Il Ministro ha parlato di sostanziale tenuta del mondo della scuola e ha ribadito l’importanza della relazione tra scuola e sistema sanitario nazionale. Oggi le persone positive sono 58.000, al momento sono impegnati 4000 posti letto, 327 in terapia intensiva, e l’età media dei contagi è 41 anni. Nella scorsa settimana sono stati raggiunti 120.000 tamponi al giorno; l’applicazione immuny sta dando risultati; si stanno facendo passi avanti importanti nella messa a punto del vaccino ma anche nelle cure con gli anticorpi monoclonali. Le misure del prossimo decreto prevedono: la proroga dello stato di emergenza fino al 31 gennaio; l’estensione dell’uso della mascherina in tutte le occasioni di incontro con persone non conviventi; l’aumento dei controlli per il rispetto del divieto di assembramento e della distanza di un metro. Il messaggio da trasmettere ai cittadini è un aumento di attenzione: bisogna sconfiggere l’idea che minori vincoli sanitari aiutino il Paese a ripartire, al contrario la sicurezza sanitaria è il fondamento della ripresa.
Alla discussione hanno partecipato i sen. Anna Maria Bernini, Paola Binetti, Maria Rizzotti (FI); Romeo, Cantù (L-SP); Maria Castellone, Pisani (M5S); Casini (Aut); Annamaria Parente (IV-PSI); Iori (PD). I senatori dell’opposizione hanno sollevato perplessità di metodo e di merito sulle misure proposte, rilevando che lo stato di emergenza prorogato per un anno e le limitazioni stabilite con DPCM stanno stravolgendo i rapporti istituzionali fra Governo e Parlamento e fra Stato e Regioni. La recrudescenza del virus era prevista e il Governo dovrebbe essere pronto a intervenire: non si comprende allora per quali ragioni vi siano difficoltà nel reperire vaccini antiinfluenzali, ritardi nell’allestimento dei reparti di terapia intensiva, difficoltà nelle cure di altre patologie. I dati forniti dal Ministero della salute dovrebbero essere più precisi e tenere conto del rapporto fra contagi rilevati e numero di tamponi effettuati. La proposta di risoluzione n. 1, presentata dai sen. Anna Maria Bernini (FI), Romeo (L-SP) e Ciriani (FdI), chiedeva al Governo di non prorogare lo stato d’emergenza prima di un dibattito approfondito sull’effettiva necessità e sulle ragioni obiettive della proroga; a non reiterare l’utilizzo del DPCM, ovvero un atto unilaterale del Governo, ma a fare ricorso al decreto-legge, così come previsto dalla Costituzione; a mettere a disposizione un congruo numero di tamponi e vaccini antiinfluenzali. Hanno dichiarato voto favorevole alla risoluzione di maggioranza i sen. Faraone (IV-PSI), Errani (Misto-LeU), Valeria Valente (PD) e Toninelli (M5S). Hanno dichiarato voto favorevole alla risoluzione di opposizione i sen. Zaffini (FdI), Malan (FI), Centinaio (L-SP). (La seduta è terminata alle ore 16:30).
Mercoledì 7 l’Aula ha iniziato i lavori alle ore 9:30 la presidente Casellati, in apertura dei lavori, ha ricordato la senatrice Carla Nespolo, scomparsa domenica scorsa. L’Assemblea ha approvato in via definitiva i ddl (1912) Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato per l’esercizio finanziario 2019, e (1913) Disposizioni per l’assestamento del bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2020.
La relatrice sul rendiconto, sen. Gallicchio (M5S), ha riferito in ordine ai dati definitivi di contabilità nazionale del 2019 che hanno evidenziato un PIL nominale pari a 1.787,664 miliardi di euro, con una crescita dell’1,2 per cento per cento rispetto al 2018. La crescita del PIL reale è stata dello 0,3 per cento rispetto al 2018. Il miglioramento del saldo è riconducibile ad un incremento delle entrate (per circa 23,1 miliardi di euro), che determina effetti più che compensativi rispetto all’incremento delle spese (per circa 11,3 miliardi di euro). Le entrate totali del 2019 delle amministrazioni pubbliche hanno evidenziato un aumento del 2,8 per cento rispetto all’anno precedente, con un’incidenza sul PIL pari al 47,1 per cento, con entrate correnti che hanno registrato una crescita del 2,8 per cento, attestandosi al 46,9 per cento del PIL. Le imposte indirette hanno registrato un aumento (+1,4 per cento), per effetto principalmente della crescita del gettito IVA e dell’imposta sul lotto e sulle lotterie, come anche i contributi sociali effettivi, che hanno segnato un incremento (+3,2 per cento) rispetto al 2018, mentre le altre entrate correnti sono aumentate dell’8,4 per cento. La pressione fiscale complessiva è pari al 42,4 per cento, in aumento rispetto all’anno precedente (nel 2018 era stata pari al 41,9 per cento). Le spese finali si sono attestate a 870,7 miliardi di euro, in aumento dell’1,6 per cento rispetto al 2018, anno in cui l’analogo valore era stato di 857,3 miliardi di euro. Nel complesso, le spese complessive rispetto al PIL crescono leggermente, passando dal 48,5 per cento del 2018 al 48,7 per cento del 2019. La variazione è determinata dall’incremento di 1,4 punti di PIL della spesa corrente e di 3,6 punti di PIL della spesa in conto capitale, a fronte di una riduzione del 6,7 per cento della spesa per interessi. Quanto al debito pubblico, a fine 2019 esso si è attestato a 2.409.841 milioni di euro, in aumento di 28,899 miliardi di euro rispetto ai 2.380.942 milioni dell’anno precedente, e il rapporto debito pubblico/PIL rimane invariato al 134,8 per cento. Quanto al ddl di approvazione del Rendiconto generale dello Stato, la gestione di competenza ha fatto conseguire nel 2019 un miglioramento di tutti i saldi rispetto alle previsioni definitive, nonché rispetto ai risultati differenziali registrati nell’esercizio precedente. In particolare, il saldo netto da finanziare (dato dalla differenza fra le entrate finali e le spese finali) si attesta in campo positivo di circa 2,3 miliardi di euro (0,1 per cento del PIL), con un miglioramento di quasi 22,3 miliardi di euro rispetto al saldo registrato nel 2018 (che si era attestato a -20 miliardi). Il risparmio pubblico (ovvero il saldo delle operazioni “correnti”) segna un miglioramento, passando dai 27,4 miliardi di euro del 2018 ad un valore di quasi 50 miliardi di euro, corrispondente al 2,8 per cento del PIL. È da evidenziare che sia il saldo netto da finanziare che il ricorso al mercato registrati dal Rendiconto si mantengono entrambi al di sotto del limite massimo fissato dalla legge di bilancio per il 2019 (tetto stabilito, rispettivamente, in -68,179 miliardi di euro e in 299,687 miliardi di euro). In aggiunta a tali residui pregressi, a seguito della gestione di competenza, si sono aggiunti 91.066 milioni di euro di residui di “nuova” formazione, per un totale di residui attivi al 31 dicembre pari a 216.161 milioni di euro, con un aumento di 12.221 milioni di euro rispetto all’esercizio precedente (+6 per cento).. In merito alla gestione di cassa, il saldo netto da finanziare è risultato pari a 66,5 miliardi di euro, con un peggioramento di 20,6 miliardi di euro rispetto al risultato raggiunto l’anno precedente (in cui il saldo si era assestato a -45,9 miliardi di euro). Il risparmio pubblico è risultato di -29,8 miliardi di euro, con un peggioramento di oltre 20,3 miliardi rispetto al dato del 2018. Il dato, essendo negativo, indica la quota di spese correnti non coperta con entrate tributarie ed extra-tributarie. Sul conto del patrimonio, i risultati dell’esercizio evidenziano un’eccedenza passiva di circa 1.916 miliardi di euro, con un peggioramento di circa 13 miliardi di euro rispetto alla situazione patrimoniale al 2018. Tale risultato, pur essendo il più contenuto dell’ultimo decennio, si pone in linea con il trend “negativo” degli ultimi anni, considerato che nel 2018 sul 2017 il peggioramento è stato pari a 27,5 miliardi di euro, e nel 2017 sul 2016, di 77,4 miliardi di euro.
La relatrice sull’assestamento, sen. Bottici (M5S), ha riferito sulle variazioni di bilancio proposte, insieme a quelle apportate sino al 31 maggio in ragione di atti amministrativi e in connessione ai provvedimenti legislativi adottati successivamente all’approvazione della legge di bilancio, inclusi il decreto-legge n. 18 del 2020 (cosiddetto “Cura Italia”), il decreto-legge n. 23 del 2020 (cosiddetto decreto “liquidità”) e il decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto “rilancio”) definiscono le previsioni assestate per il 2020. Il peggioramento è dovuto per 171,6 miliardi di euro alle variazioni per atto amministrativo e, per ulteriori 52,5 miliardi di euro, alle variazioni proposte dal ddl di assestamento. Il peggioramento del saldo è dovuto ad una proposta di riduzione delle entrate finali per 50,8 miliardi di euro in termini di competenza, riconducibile – per quasi 39 miliardi di euro – alle entrate tributarie, ed è interamente determinata dal consistente deterioramento della previsione macroeconomica. A tale dato si aggiunge una proposta di aumento delle spese finali per 1,6 miliardi di euro. Il risparmio pubblico peggiora di 108 miliardi di euro, attestandosi nelle previsioni assestate a -187,4 miliardi di euro. Quanto all’ammontare dei residui passivi, questi, riferiti alle spese complessive (comprensivi di quelli relativi al rimborso prestiti, pari a 752 milioni) sono certificati alla chiusura dell’esercizio 2019 per un importo pari a 114.014 milioni di euro. Alla discussione congiunta hanno partecipato i sen. Perosino (FI), Conzatti (IV-PSI), D’Alfonso (PD) e Lannutti (M5S). Al ddl di assestamento sono stati respinti emendamenti, presentati da sen. della Lega, volti a spostare risorse dal fondo immigrazione agli enti locali, alla tutela dei LEA e alle attività ricreative e sportive per i giovani, e dal bonus vacanze al fondo per il ristoro dei comuni in relazione all’esenzione Cosap e Tosap e all’esenzione IMU per il settore turistico.
Nelle dichiarazioni di voto finali, hanno annunciato voto favorevole il sen. Comincini (IV-PSI) e il sen. Errani (Misto-LeU), che ha sollecitato un piano di assunzioni straordinarie per dotare lo Stato di competenze di progettazione necessarie a impiegare i fondi europei; il sen. Manca (PD) ha evidenziato il ruolo del Governo nel cambiamento della politica economica europea e ha auspicato investimenti per modernizzare la pubblica amministrazione; il sen. Presutto (M5S), dopo aver evidenziato che il recovery fund è un successo del Governo ottenuto grazie all’azione del Movimento 5 Stelle, si è soffermato sull’analisi dei residui attivi a passivi. Per le opposizioni, il sen. Calandrini (FdI), nell’annunciare voto contrario, ha chiesto al Governo un cambio di passo di fronte alla crisi economica più importante della storia delle Repubblica. Il sen. Pichetto Fratin (FI), dopo aver osservato che metà del Pil è costituito dal bilancio allargato dello Stato e i dati contabili evidenziano l’incapacità del Governo di smaltire i residui, ha affermato che il reddito di cittadinanza non ha funzionato come politica attiva del lavoro, mentre sulle opere pubbliche gravano eccessivi vincoli. La sen. Rivolta (L-SP) ha richiamato il dato insostenibile della pressione fiscale, le maggiori entrate legate alla rottamazione, il contributo dell’opposizione nell’autorizzazione dello scostamento, che dovrebbe essere finalizzato alla ripresa. La Conferenza dei Capigruppo ha approvato modifiche al calendario dei lavori: la giornata di domani sarà riservata ai lavori delle Commissioni; martedì 13 ottobre alle 9.30 sarà discusso il piano di resilienza, seguiranno alle ore 17 le comunicazioni del Presidente del Consiglio sul Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre. La prossima settimana sono previsti, inoltre, il seguito della legge di delegazione europea e l’esame della nota di aggiornamento al DEF 2020 e della relazione di scostamento dall’obiettivo di medio periodo. Giovedì 15 alle ore 15 ci sarà il question time.
La proposta del sen. Romeo (L-SP), di inserire in calendario la discussione della mozione di sfiducia al ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, e un’informativa del ministro dell’Interno sugli sbarchi, è stata respinta.
L’Assemblea ha ripreso i lavori ed ha avviato l’esame del ddl n. 1721, Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea – Legge di delegazione europea 2019, congiunto all’esame della Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per l’anno 2020 (Doc. LXXXVI n. 3) e della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea, relativa all’anno 2019 (Doc. LXXXVII n. 3). Il sen. Pittella (PD) ha riferito sulla legge di delegazione europea, che dà attuazione a 38 direttive e adegua l’ordinamento a 18 regolamenti, in diverse materie quali lo sviluppo delle fonti rinnovabili, l’energia elettrica, le pratiche commerciali sleali nella filiera agricola e alimentare, il codice europeo delle comunicazioni elettroniche in vista dello sviluppo delle nuove reti 5G, la tutela del diritto d’autore nel mercato digitale, l’agenzia per la cyber sicurezza. Dopo che la sen. Gaudiano (M5S) ha riferito sulle relazioni programmatica e consuntiva, è iniziata la discussione generale cui hanno partecipato i sen. Valeria Fedeli, Rampi, Taricco (PD), Gasparri, Barbara Masini (FI); Candiani, Bergesio, Briziarelli (L-SP); Nadia Ginetti (IV-PSI). (La seduta è terminata alle ore 19:15).
Giovedì 8 l’Aula si è riunita alle ore 11:00 la Presidenza ha comunicato la presentazione, in data 7 ottobre 2020, dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal Ministro della salute, del ddl n. 1970 «Conversione in legge del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, recante misure urgenti connesse con la proroga della dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19 e per la continuità operativa del sistema di allerta COVID, nonché per l’attuazione della direttiva (UE) 2020/739 del 3 giugno 2020». (La seduta è terminata alle ore 11:30).
L’Aula si riunirà nuovamente martedì 13 ottobre alle ore 9:30.
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