Martedì 16 l’Aula si è riunita alle ore 16:00 per la discussione dei ddl, ove conclusi dalla Commissione, su videosorveglianza (ddl. n. 897) e salario minimo (ddl n. 658). All’ordine del giorno anche la Legge europea 2018 (ddl n. 822-B), il cui esame è stato concluso in Commissione Politiche UE, martedì 9 aprile ed è stato conferito il mandato al relatore Licheri (M5S) di riferire all’Assemblea. In apertura di seduta la presidente Casellati ha invitato l’Assemblea a un minuto di raccoglimento per ricordare il maresciallo Di Gennaro. Ha poi espresso la vicinanza ideale del Senato alla Francia e ai francesi per l’incendio che ha devastato la cattedrale di Parigi e ha auspicato la ricostruzione di Notre Dame, parte essenziale della memoria e della cultura universale.
L’Assemblea con 137 voti favorevoli, cinque contrari e 85 astensioni ha approvato definitivamente il ddl n. 822-B, Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea – Legge europea 2018. Il relatore Licheri (M5S) ha ricordato che con il provvedimento si affrontano sei procedure di infrazione, quattro casi EU-Pilot e due casi di aiuti di Stato; si dà attuazione a due direttive, si provvede all’adeguamento a cinque regolamenti e si dà esecuzione a un accordo internazionale in materia di mandato di arresto europeo e procedure di consegna tra Stati membri.
Il provvedimento è di particolare importanza poiché è volto a ridurre il numero delle procedure per violazione del diritto europeo. Risultano, infatti, attualmente aperte nei confronti dell’Italia 74 procedure di infrazione, di cui 64 per violazione del diritto dell’Unione e 10 per mancato recepimento di direttive. La Camera ha modificato l’articolo 1, in materia di riconoscimento delle qualifiche professionali, e in Commissione sono stati accolti due ordini del giorno per assicurare parità di condizioni nel tirocinio ai professionisti italiani. L’articolo 3 è stato inserito ex novo, con un emendamento del Governo e reca disposizioni in materia di lettori di lingua straniera. L’articolo 6, introdotto con un emendamento del relatore, riguarda il cosiddetto regolamento geoblocking. Durante l’esame alla Camera è stato modificato l’articolo 15, riguardante l’attuazione del Trattato di Marrakesh (accesso alla lettura per persone non vedenti o con disabilità visive); l’articolo 18, aggiunto con un emendamento del Governo, è finalizzato a risolvere due punti di contestazione della procedura di infrazione in merito alla gestione dei rifiuti nucleari e radioattivi. Altra modifica apportata alla Camera riguarda l’articolo 20, concernente lo smaltimento degli sfalci e delle potature: è stato previsto che siano esclusi dalla nozione di rifiuto anche gli sfalci e le potature derivanti dalla manutenzione del verde pubblico di Comuni e città metropolitane. Infine, all’articolo 22, recante la clausola di invarianza finanziaria, si fa salvo quanto previsto dall’articolo 4, relativo alle concessioni di tabacchi. Alla discussione generale hanno preso parte Simone Bossi, Marzia Casolati, Stefania Pucciarelli (L-SP); Anna Minuto, Alessandrina Lonardo (FI); Laura Mantovani, Vilma Moronese (M5S); De Bertoldi (FdI); Nadia Ginetti (PD). Respinti tutti gli emendamenti, si sono svolte le dichiarazioni di voto: la senatrice De Petris (Misto-LeU) ha annunciato l’astensione, richiamando la problematica dei rifiuti radioattivi; Fazzolari (FdI), annunciando la non partecipazione al voto, ha sottolineato il fallimento della UE e la politica neocoloniale della Francia in Libia; la senatrice Fedeli (PD), nell’annunciare l’astensione, ha rimproverato al Governo una scarsa partecipazione alla fase ascendente del diritto comunitario e ai tavoli europei; la senatrice Bonfrisco (L-SP), nell’annunciare voto favorevole, ha ricordato che le procedure d’infrazione riguardano i precedenti Governi; la senatrice Masini (FI) ha annunciato l’astensione, esprimendo fiducia nell’Europa e criticando la politica di spesa in deficit; la senatrice Luisa Angrisani (M5S) ha annunciato voto favorevole, richiamando un’Europa rispettosa della specificità territoriale e sociale. La seduta è terminata alle ore 20:00.
Mercoledì 17 l’ Aula ha iniziato i lavori alle ore 16:00 con il seguente ordine del giorno: Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2019, n. 22, recante misure urgenti per assicurare sicurezza, stabilità finanziaria e integrità dei mercati, nonché tutela della salute e della libertà di soggiorno dei cittadini italiani e di quelli del Regno Unito, in caso di recesso di quest’ultimo dall’Unione europea (1165).
L’Assemblea ha approvato con modificazioni il ddl n. 1165, Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2019, n. 22, recante misure urgenti per assicurare sicurezza, stabilità finanziaria e integrità dei mercati, nonché tutela della salute e della libertà di soggiorno dei cittadini italiani e di quelli del Regno Unito, in caso di recesso di quest’ultimo dall’Unione europea. Il testo passa alla Camera. Il relatore, Di Piazza (M5S), ha ricordato che il decreto-legge è stato emanato in un momento di incertezza sui tempi e sulle modalità di recesso del Regno Unito dall’Unione europea. L’articolo 1 modifica la normativa dei poteri speciali sugli assetti societari nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni. I poteri speciali (esercizio del potere di veto o imposizione di specifiche prescrizioni o condizioni da parte dell’Esecutivo per contratti o accordi in cui la controparte sia un soggetto esterno all’Unione europea), sono estesi ai contratti di servizi di comunicazione elettronica a banda larga basati sulla tecnologia 5G. L’articolo 2 introduce la disciplina transitoria applicabile per garantire la stabilità finanziaria in caso di recesso del Regno Unito dalla UE in assenza di accordo. L’articolo 3 disciplina la continuazione nel periodo transitorio dell’attività da parte di banche, imprese di investimento e istituti di moneta elettronica già autorizzati alla prestazione dei relativi servizi. L’articolo 4 elenca i soggetti del Regno Unito operanti in Italia che sono tenuti a cessare l’attività entro la data di recesso (istituti di pagamento, gestori di fondi, organismi di investimento collettivo del risparmio, istituti di moneta elettronica che operano in regime di libera prestazione dei servizi o tramite agenti o soggetti convenzionati). L’articolo 5 indica i soggetti italiani per i quali, nel rispetto delle disposizioni previste nel Regno Unito, viene consentita la prosecuzione dell’attività nel periodo transitorio. L’articolo 6 disciplina la possibilità che i gestori di sedi di negoziazione italiani possano continuare a svolgere la propria attività nel Regno Unito e, viceversa, che i gestori di sedi di negoziazione del Regno Unito possano continuare a svolgere la propria attività sul territorio della Repubblica. L’articolo 7 stabilisce l’obbligo per le banche, le imprese di investimento, gli istituti di pagamento e gli istituti di moneta elettronica di mantenere l’adesione ai sistemi di risoluzione stragiudiziale delle controversie con la clientela disciplinati, per quanto riguarda i servizi bancari, dall’articolo 128-bis del TUB e, per quanto riguarda i servizi di investimento, dall’articolo 32-ter del TUF. L’articolo 8 stabilisce, per le banche e le imprese di investimento che possono continuare a svolgere attività e servizi bancari e di investimento nel periodo transitorio, l’adesione di diritto ai sistemi italiani di garanzia dei depositanti aderenti e di indennizzo degli investitori. L’articolo 9 dispone la cancellazione delle imprese di assicurazione del Regno Unito, operanti nel territorio della Repubblica sia in regime di stabilimento che di libera prestazione dei servizi, dall’elenco delle imprese Ue dopo la data di recesso. Ai sensi del successivo articolo 10 anche gli intermediari assicurativi o riassicurativi del Regno Unito cessano la loro attività entro la data di recesso e sono cancellati dal relativo registro. Per tutelare i clienti, sono fatte salve le operazioni necessarie all’ordinata chiusura dei rapporti di distribuzione già in essere, non oltre il termine massimo di sei mesi dalla data di recesso. L’articolo 11 dispone la prosecuzione dell’attività delle imprese italiane di assicurazione o riassicurazione operanti nel territorio del Regno Unito in regime di stabilimento o di libera prestazione dei servizi. L’articolo 12 interviene sulla disciplina dei limiti di investimento dei fondi pensione: i fondi di investimento del Regno Unito sono assimilati ai fondi europei, per tutto il corso del periodo transitorio. Si consente dunque ai fondi pensione italiani di continuare ad investire in fondi del Regno Unito. L’articolo 13 dispone il mantenimento della legislazione vigente in materia fiscale durante il periodo transitorio previsto dall’accordo di recesso raggiunto il 22 novembre 2018. Gli articoli 14, 15, 16 e 17 contengono norme in materia di soggiorno in Italia dei cittadini del Regno Unito e dei loro familiari non aventi la cittadinanza di uno Stato membro dell’Unione europea; concessione della cittadinanza italiana ai cittadini del Regno Unito; potenziamento dei servizi consolari italiani nel Regno Unito; prestazioni sanitarie nell’ambito dei sistemi di sicurezza sociale. L’articolo 18 autorizza la sottoscrizione di quote di capitale della Banca europea per gli investimenti (BEI) da parte dell’Italia per un ammontare pari a circa 6,9 miliardi di euro. L’articolo 19 reca disposizioni per il sostegno all’attività internazionale del Governo. Gli articoli da 20 a 23 consentono la prosecuzione delle misure di supporto allo smaltimento dei crediti in sofferenza presenti nei bilanci bancari, tramite la concessione di garanzie dello Stato nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione che abbiano come sottostante crediti in sofferenza (Garanzia cartolarizzazione crediti in sofferenza – GACS).
Alla discussione generale hanno partecipato Maria Virginia Tiraboschi, Fiammetta Modena, Fantetti, Mallegni, Donatella Conzatti (FI); Lanzi, Lannutti (M5S); Comincini, Alfieri (PD); De Bertoldi (FdI); Saviane (L-SP). Sono stati approvati gli emendamenti della Commissione 3.100, 3.2, 4.2 (testo 2), 5.1 (testo 2), 8.1, 10.1, 13.200, 13.0.100, 13.0.101, 14.3 (testo 2), 16.100, 17.2000, 17.1, 17.100 (testo 2), 17.0.1000, 17.0.1, 19.1 (testo 2), 19.0.3 (testo corretto), 19.0.4, 20.1, 20.2, 21.3 (testo 3), 21.4, 21.5, 21.6, 22.100, 22.1 e 23.1. Approvato inoltre l’emendamento 17.0.2 (testo 2) del sen. Lupo (M5S) e altri sulla capacità operativa dello scalo di Milano Linate. Hanno svolto dichiarazione di voto favorevole al provvedimento, con diverse considerazioni sul futuro della UE, Steger (Aut), Loredana De Petris (Misto-LeU), D’Alfonso (PD), Sciascia (FI), Bagnai (L-SP) secondo il quale la lezione da trarre dalla Brexit non è l’irrevocabilità della UE che, assumendo un atteggiamento punitivo nei confronti del Regno Unito, si è rivelata ancora una volta incapace di mediare gli interessi nazionali. Secondo Urso (FdI), in vista della Brexit e del confronto con la Cina, l’articolo 1 avrebbe dovuto prevedere poteri più estesi per la difesa della sicurezza nazionale nel settore delle telecomunicazioni. Licheri (M5S) ha evidenziato che la UE non si è interrogata sulle ragioni profonde della Brexit e ha rivendicato un modello comunitario diverso dall’Europa di Aquisgrana e dall’Europa di Visegrad. La seduta è terminata alle ore 20:00.
Giovedì 18 l’Aula ha iniziato i lavori alle ore 15:00 e l’Assemblea ha avviato l’esame del Documento di economia e finanza 2019 e connessi allegati, recanti gli indicatori di benessere equo e sostenibile e le strategie per una nuova politica della mobilità in Italia. I relatori, Marco Pellegrini (M5S) e Erica Rivolta (L-SP), illustrando il DEF, hanno richiamato le direttrici della politica economica del Governo: rafforzamento dell’inclusione sociale, efficientamento fiscale, riduzione del differenziale di crescita e del rapporto debito/Pil. Il rallentamento dell’economia mondiale, riconducibile all’acuirsi delle tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina, le incertezze della Brexit, le tensioni geopolitiche e l’accresciuta instabilità di alcune aree emergenti hanno avuto effetti sulla domanda interna dei principali paesi attraverso un sensibile calo degli investimenti e una moderazione dei consumi. L’attività manifatturiera ha subito una battuta d’arresto, facendo risultare particolarmente esposte le economie altamente specializzate nel settore industriale e i paesi fornitori di semilavorati. In particolare, per quanto riguarda l’area dell’euro, i primi segnali di rallentamento del ciclo economico si sono registrati già nel 2018, essendo venuta meno la spinta propulsiva del commercio estero, e ne sono risultati maggiormente interessati paesi, quali la Germania, il cui tasso di crescita è rivisto allo 0,3 per cento, e l’Italia. Lo scenario a legislazione vigente esposto nel DEF 2019 riflette dunque l’effetto di trascinamento negativo derivante dal rallentamento della crescita registrato già nel secondo semestre del 2018: la previsione di crescita del Pil in termini reali per il 2019 è rivista al ribasso, ossia allo 0,1 per cento rispetto all’1 per cento prospettato nel dicembre scorso. Per gli anni successivi, il DEF prevede prudenzialmente che il tasso di crescita reale si innalzi gradualmente allo 0,6 per cento nel 2020 e allo 0,7 per cento nel 2021, fino ad attestarsi allo 0,9 per cento nel 2022. Il reddito di cittadinanza a partire dal secondo trimestre di quest’anno dovrebbe fornire uno stimolo ai consumi delle famiglie meno abbienti, che hanno una propensione al consumo più elevata della media; la misura sarebbe in grado di determinare un effetto positivo sulla crescita del Pil reale di 0,2 punti percentuali nel 2019 e nel 2020. Si stima che le misure relative al sistema previdenziale (quota 100) dovrebbero avere un effetto neutrale quest’anno, mentre si attende un effetto positivo sulla crescita di 0,1 punti percentuali nel 2020. Anche le maggiori risorse per gli investimenti pubblici stanziate dalla legge di bilancio 2019 dovrebbero fornire un ulteriore stimolo alla domanda (nel nuovo quadro tendenziale dei conti della pubblica amministrazione, gli investimenti aumenterebbero del 5,2 per cento nel 2019) già a partire dal secondo trimestre dell’anno, con un contributo alla crescita del Pil reale superiore a 0,1 punti percentuali. Nel quadro programmatico dell’economia, che sconta gli interventi di prossima adozione (tra cui il decreto sblocca cantieri), viene prudenzialmente stimata una crescita aggiuntiva di 0,1 punti percentuali del Pil reale nel 2019, che porta la crescita del Pil nello scenario ipotizzato allo 0,2 per cento in termini reali. Il nuovo quadro programmatico prevede un tasso di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni (in rapporto al Pil) pari al 2,4 per cento per il 2019, al 2,1 per il 2020, all’1,8 per il 2021 ed all’1,5 per cento per il 2022 (il precedente quadro programmatico prevedeva un valore pari al 2 per cento per il 2019, all’1,8 per il 2020 ed all’1,5 per cento per il 2021). Il conto economico tendenziale evidenzia per il 2019 un indebitamento netto pari al 2,4 per cento del Pil (42,1 miliardi). Per gli anni successivi, il Governo stima un decremento dell’indebitamento netto rispetto al 2019, sia in valore assoluto sia in rapporto al Pil: -2 per cento nel 2020; -1,8 nel 2021; -1,9 per cento nel 2022. Il Programma di Stabilità traccia quindi un sentiero di finanza pubblica che riduce gradualmente il deficit della pubblica amministrazione fino all’1,5 per cento nel 2022, con una diminuzione di 0,3 punti percentuali all’anno che determina un miglioramento quasi equivalente del saldo strutturale. Quest’ultimo scenderebbe dall’1,5 per cento del Pil di quest’anno allo 0,8 per cento nel 2022, in linea con una graduale convergenza verso il pareggio strutturale. L’evoluzione del saldo è determinata principalmente dalla crescita programmata del saldo primario, ovvero al netto degli interessi, che – positivo in tutti gli esercizi – aumenta la propria incidenza rispetto al Pil dall’1,6 per cento del 2020 all’1,9 nel 2021 fino a raggiungere il 2 per cento nel 2022. Il DEF stima anche una crescita contenuta della spesa per interessi che, sempre in rapporto al Pil, passa dal 3,6 per cento nel 2020 al 3,7 per cento nel 2021 e, infine, al 3,9 per cento nel 2022. La politica di bilancio, nello scenario programmatico, prevede un aumento degli investimenti pubblici nel prossimo triennio, che dal 2,1 per cento del Pil registrato nel 2018 aumenterebbero al 2,6 per cento del Pil nel 2022. Il Governo intende perseguire l’obiettivo della progressiva riduzione del rapporto debito/Pil, pur nel complicato scenario economico in atto. Per il 2019, si stima un rapporto debito/Pil pari al 132,6 per cento. Negli anni successivi, il rapporto debito/PIL è previsto dal Governo in continua riduzione (131,3 per cento nel 2020, 130,2 per cento nel 2021 e 128,9 per cento nel 2022), quale risultato delle azioni volte al contenimento del fabbisogno pubblico, al contenimento delle disponibilità liquide del Tesoro, ma soprattutto all’aumento della crescita nominale del PIL e dell’aumento degli introiti da privatizzazioni.
Il relatore di minoranza, sen. Misiani (PD), ha sottolineato che lo spread, superiore a 250 punti base, è il termometro della sfiducia dei mercati che equivale a una stretta monetaria. A fronte del peggioramento della congiuntura, il Governo assume un atteggiamento attendista, non prevedere misure per lo sviluppo sostenibile e le rinnovabili, non prevede la disattivazione delle clausole di salvaguardia (aumento dell’Iva), taglia 2 miliardi dal fondo accantonato in bilancio per finanziare il trasporto pubblico.
Il relatore di minoranza, sen. Ferro (FI), ha affermato che l’economia nazionale non cresce per mancanza di fiducia. Il DEF evidenzia un’incoerenza tra quadro macroeconomico e quadro di finanza pubblica ed evidenzia la mancanza di effetti delle misure di un Governo che resta privo di una politica per lo sviluppo. Alla discussione hanno partecipato Perosino, Siclari, Carbone, Damiani, Donatella Conzatti, Saccone (FI); Nencini (Misto); Agnese Gallicchio, Tiziana Drago, Felicia Gaudiano, Elisa Pirro (M5S); Calandrini, Isabella Rauti (FdI); Manca, Teresa Bellanova, Margiotta, Parrini, Stefano (PD); Roberta Ferrero, Zuliani, Tosato, Romeo (L-SP); Loredana De Petris (Misto-LeU).
In replica il Ministro dell’economia e delle finanze Tria ha evidenziato la previsione del FMI secondo cui il gap di crescita dell’Italia rispetto ai Paesi europei si ridurrà sensibilmente nel 2020. Il rallentamento dell’economia globale non è responsabilità del Governo, ma è responsabilità del Governo rispondere con una strategia adeguata. L’Esecutivo si sta adoperando per rimuovere gli ostacoli agli investimenti, per riformare le imposte, per potenziare la rete di protezione sociale. Sono temi divenuti centrali nel dibattito internazionale e il modello di crescita europeo dovrà cambiare, orientandosi verso la domanda interna. Il Ministro ha negato la necessità di una manovra correttiva, ha ribadito che il debito pubblico è perfettamente sostenibile, ha evidenziato la riduzione della spesa per interessi e assicurato che saranno raggiunti gli obiettivi di finanza pubblica.
Nelle dichiarazione di voto hanno annunciato voto favorevole alla risoluzione di maggioranza Mario Monti (Misto), Bagnai (L-SP) e Pesco (M5S).
Hanno annunciato voto contrario Julia Unterberger (Aut), Errani (Misto-LeU), Urso (FdI), Marcucci (PD), Pichetto Fratin (FI).
Il presidente del Consiglio Conte, nel rendere un’informativa sull’evoluzione della situazione in Libia, ha dato conto dell’intensa attività politica e diplomatica svolta per recuperare una maggiore coesione internazionale sulla Libia, per scongiurare il rischio di una guerra civile, per favorire il cessate il fuoco e riprendere il negoziato tra le parti. Ha riferito quindi dell’interlocuzione avuta con il presidente degli USA, ha ricordato che l’ambasciata italiana a Tripoli è pienamente operativa e che l’Italia sta fornendo assistenza sanitaria sul territorio, ha escluso al momento un pericolo imminente sui flussi migratori. La tempistica degli scontri fa pensare alla volontà di far deragliare un percorso di riconciliazione che era stato ben avviato. Inclusività non significa ambiguità – ha concluso il Presidente Conte – e gli interessi economici o geopolitici in Libia non possono giustificare scorciatoie militari.
Hanno poi preso la parola Emma Bonino (Misto), Urso (FdI), Roberta Pinotti (PD), Candura (L-SP), Stefania Craxi (FI) e Paola Taverna (M5S).
La seduta è terminata alle ore 21:15. L’aula è convocata lunedì 29 aprile alle 17 per la discussione dei ddl n. 733 e connessi sulla donazione corpo post morten e n. 1 sulle misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine anti persona insieme e per le ratifiche di accordi internazionali definite dalla Commissione Esteri.
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